di Giovanni Sarubbi
C'è poco da fare, il sistema capitalistico è marcio ed ha fallito su tutti i piani. E' marcio sia nella sua versione ottocentesca, sia in quella attuale neoliberista, sia nella sua forma di capitalismo di Stato realizzatosi in quello che era chiamato “campo socialista” guidato dalla ex Unione Sovietica e che si può riscontrare nella Cina di oggi.
Le distorsioni di questo sistema sono sotto gli occhi di tutti. In tutte le sue forme esso è essenzialmente sfruttamento dell'uomo sull'uomo unito allo sfruttamento selvaggio e alla distruzione della Madre Terra. L'ingordigia e la mancanza si solidarietà sono il collante ideologico di un sistema che esalta l'egoismo individuale o di Stato ed acuisce tutte le contraddizioni possibili e immaginabili fra gli esseri umani e l'universo. E' un sistema che non solo non ha eliminato le guerre ma le ha rese addirittura un business, una parte integrante del ciclo economico, con interi stati che vivono praticamente producendo armi di tutti i tipi (il 35% del PIL degli USA, per esempio, deriva dal complesso militare industriale). E' un sistema che ha reso strutturale la povertà di alcuni miliardi di persone, prive di qualsiasi diritto a cominciare da quello della vita. Su quella povertà sono anzi costruite le ricchezze del cosiddetto “mondo occidentale”.
La violenza è intimamente connaturata a questo sistema. I fenomeni delinquenziali fanno parte integrante del sistema sociale capitalistico, come hanno dimostrato le indagini sullo smaltimento dei rifiuti tossici in Campania ad opera della camorra. Non c'è un capitalismo buono da un lato e mele marce tolte le quali tutto va bene. Non è così come dimostrano le vicende dell'attuale crisi economica i cui responsabili vanno ricercati ai più alti livelli di responsabilità delle banche e degli Stati. Gli stessi Stati sono in realtà non al servizio di tutti i cittadini ma delle lobby finanziarie. Un piccolo gruppo di persone (un centinaio o poco più) controlla tutta la finanza, tutta l'economia, tutto il potere economico, politico, militare e religioso del pianeta.
Non si potrà percorrere una nuova strada senza prendere in seria considerazione i mali che sono sotto gli occhi di tutti. Diceva GANDHI che “Quando si prende la strada sbagliata non c'e' altra alternativa che quella di tornare indietro”. Nessuno di coloro che sono responsabili della crisi sociale che stiamo attraversando potrà proporre alcunché di serio per risolverla perché semplicemente non è nel loro interesse. Il loro interesse è avere un sistema che funzioni così come ha funzionato finora perché altrimenti sarebbero costretti a restituire e a socializzare tutte le loro immense ricchezze estorte all'umanità.
Per rendere chiaro che cosa voglio dire prendiamo ad esempio il caso dell'Italia. Si parla di chiusura delle fabbriche, di licenziamenti, di cassa integrazione. Si quantificano anche le dimensioni della crisi con seicentomila cassintegrati che diverranno poi disoccupati definitivi una volta finita la cassa integrazione.
Si parla di questi fatti come se si trattasse di una catastrofe naturale, un terremoto o un uragano o un'alluvione contro cui nulla è possibile fare per impedirle. Ma i responsabili dei licenziamenti sono proprio quegli stessi personaggi che si lamentano per la recessione in atto, i presidenti delle grandi imprese o della Confindustria. Si lamentano perchè recessione significa per loro minori guadagni. Recessione che deriva da un meccanismo che il vecchio Karl Marx aveva precisamente individuato nel 1800. L'aumento esponenziale della ricchezza di pochi capitalisti, interessati esclusivamente al loro massimo profitto, impedisce alla maggioranza della popolazione di poter acquistare le merci di cui i negozi sono stracolmi. Chiunque si faccia un giro per i grandi centri commerciali, nati come funghi nella nostre città, può rendersi conto che essi sono sia stracolmi di merci sia affollati di persone che però non comprano, limitandosi a guardare o interessati esclusivamente alle “offerte”, quasi sempre di generi alimentari di prima necessità.
Ma chi è responsabile dell'impoverimento dei lavoratori? Chi ha colpito il loro potere d'acquisto?
Questo impoverimento ha nomi e cognomi precisi ed un preciso inizio. L'impoverimento dei lavoratori italiani, per limitarci all'ultimo quarto di secolo, è iniziato nell'1984 con l'attacco alla scala mobile realizzato dal governo Craxi con l'appoggio di CISL e UIL. L'abolizione definitiva della scala mobile, che fino a quel momento aveva tutelato i salari dall'aumento dei prezzi, fu poi ottenuta dalla Confindustria che l'aveva voluta nel 1992. L'attacco alla scala mobile fu preceduto dall'attacco al TFR (Trattamento di Fine rapporto) del 1982 con una legge che di fatto trasferì nelle tasche delle imprese italiane i due terzi delle liquidazioni dei lavoratori dipendenti. Sono seguiti poi l'attacco alle pensioni del 1994, l'attacco alla stabilità del posto di lavoro che ha precarizzato tutto e, dulcis in fundo, la truffa dell'euro del 2002, con la instaurazione di un doppio cambio per la moneta europea che i lavoratori hanno pagato 1936,27 delle vecchie lire ma che il cambio vero che si effettua al mercato ha valutato 1000 delle vecchie lire, con una riduzione secca del 50% del valore di stipendi e pensioni. Doppio cambio voluto e favorito dall'allora ministro Tremonti e dal governo Berlusconi contro cui nessun partito o sindacato o organizzazione dei consumatori ha fatto alcunché. E dopo tutto questo hanno la faccia tosta di lamentarsi della crisi, di fare appello alla solidarietà nazionale, di chiedere ai lavoratori di continuare a spendere, indebitandosi a più non posso, come se fosse possibile consumare senza soldi in tasca. Vogliono la botte piena e la moglie ubriaca.
Non c'è dunque via di uscita dalla situazione di crisi nella quale l'umanità si trova fidandosi di chi questa situazione ha prodotto con le proprie scelte. Abbiamo invece bisogno di cambiare strada e ritornare a rapporti umani veri, basati sulla solidarietà, sul rispetto di tutti gli esseri viventi e della Madre Terra che ci ospita, sulla fine dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e sull'ambiente che non può più essere distrutto così come invece stiamo facendo.
Le condizioni per un superamento del sistema sociale capitalistico, privato o di Stato che sia, ci sono tutte. Spetta ad ognuno di noi, ad ogni essere umano renderlo concreto dando il suo contributo dal basso, cambiando stili di vita, inceppando i meccanismi perversi di chi vuole continuare a ritenersi il padrone del mondo senza esserlo.
E' questo il rinnovato augurio che facciamo a tutti i nostri lettori per il Natale ed il prossimo anno.(ildialogo.org)