Quando il 28 dicembre 1908, alle ore 5.21 un terremoto sconquassò Messina e Reggio Calabria, in pochi si resero subito conto dell’immane disastro che aveva provocato. Due intere città distrutte, 150 mila morti, centinaia di migliaia di persone ferite e senza tetto. Nel male si produsse anche un gran bene: mai fino ad allora era scattata in Italia e nel mondo una gara così commovente di solidarietà. Molti Paesi inviarono subito i primi soccorsi e sostennero poi la ricostruzione.
La Svizzera non fu da meno. Appena pervenuta la notizia, la Croce Rossa Svizzera si attivò nella raccolta di fondi e in poche settimane fu raccolta la cifra considerevole per quei tempi di ben 550.000 franchi. Quando nel gennaio 1909 si proiettavano le scene desolanti del terremoto, dicono le cronache, accorrevano a vederle «folle di pubblico» e commosse davano il loro contribuito di solidarietà ai «fratelli d’Italia».
L’evento colpì non solo l’opinione pubblica ma anche il governo e il parlamento. Quando nel marzo 1909 si aprì la sessione primaverile delle Camere federali, le prime parole dei rispettivi presidenti furono dedicate al ricordo di quell’immane tragedia, che aveva colpito la «nostra vicina nazione amica». Essi ricordarono anche che in tutto il Paese, col sostegno delle autorità federali, cantonali e comunali, si era diffusa una gara di «competitività» nell’offrire il proprio sostegno ai superstiti dell’immane disastro.
Sotto l’egida della Croce Rossa Svizzera, a pochi giorni dalla tragedia, vennero inviati sul luogo del disastro due delegati, seguiti da un primo invio per ferrovia di beni di prima necessità (coperte, vestiti, latte condensato, cioccolata ecc.). Qualche mese più tardi, appena predisposte le aree per l’edificazione di case e baracche, una parte dell’importo raccolto dalla Croce Rossa Svizzera fu utilizzato per la costruzione di due piccoli villaggi svizzeri, uno a Messina e un altro a Reggio rispettivamente con 21 e 16 casette in legno tipo chalet di montagna.
Ogni casetta, costruita a regola d’arte, era bifamiliare a due piani e circondata da un’area-giardino. A ogni chalet era stato dato un nome che ricordasse la provenienza dei donatori: Guglielmo Tell, Pestalozzi, Jungfrau, San Gottardo, Cervino, ecc. Quei due villaggi «alpini» a pochi metri sul livello del mare sembravano una meraviglia.
Trattandosi di un dono, la Croce Rossa Svizzera aveva posto come condizione che le case non potessero essere messe in vendita, ma assegnate gratuitamente a chi aveva perso la propria abitazione. A Reggio come a Messina quello strano agglomerato di chalet venne chiamato Villaggio Svizzero e come tale venne ricordato a lungo. E ancora oggi, che di quegli insediamenti non v’è più traccia, il dono svizzero è ricordato con due intestazioni di strade: a Messina si chiama «Via Svizzera» e a Reggio «Via ai Villini Svizzeri».
Berna 28.12.2008