“L’Italia ratifichi la Convenzione ONU sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie”

Giornata del Migrante: On. Franco Narducci (UNAIE): “L’Italia ratifichi la Convenzione ONU sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie”

L’on. Franco Narducci, Presidente dell’UNAIE (Unione Nazionale delle Associazioni di Immigrazione ed Emigrazione), in occasione della “Giornata internazionale del Migrante” che si celebra oggi, ha affermato che “l’emigrazione ha contribuito ad avvicinare i popoli e le nazioni, anzi oggi i migranti contribuiscono in maniera positiva alla lotta contro la crisi economica in atto come già ha avuto modo di affermare l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni”.
La Giornata del Migrante, proclamata dall'Assemblea generale Onu nel 2000, coincide con la data in cui nel 1990 fu adottata la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, entrata in vigore il primo luglio 2003.
“Spiace constatare che l’Italia, come altri Stati europei destinatari di flussi di immigrazione, non ha ancora ratificato la Convenzione ONU sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie” ha dichiarato Narducci sottolineando che “questo deve spingerci ad adoperarci per la promozione delle convenzioni esistenti anche chiedendo all’Italia e agli altri Paesi UE la firma e la conseguente ratifica della Convenzione sui diritti dei lavoratori migranti”.
“Inoltre – ha dichiarato il parlamentare – dobbiamo impegnarci per la diffusione di “buone pratiche” e per un più stretto collegamento tra le norme sulla condizione dello straniero e quelle dei diritti della persona per colmare le lacune esistenti nella prospettiva di un diritto organico e sistematico della condizione del migrante”.
“Nel sessantesimo della Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo – ha concluso il Presidente dell’Unaie – non possiamo dimenticare che spesso i migranti sono costretti a vivere nella più piena precarietà e discriminazione per cui siamo chiamati ad operare perché le politiche migratorie non vengano mai disgiunte dall’impegno costante per la salvaguardia dei diritti umani nella prassi quotidiana come pure nella legislazione”.

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