La commedia delle parti sulla vicenda dei tagli alle scuole paritarie tra Governo, maggioranza, opposizione e Conferenza Episcopale Italiana ha un sapore amaro. In Italia la Costituzione prevede che la scuola privata sia senza oneri per lo Stato, un principio che doveva tutelare la scuola pubblica laica e la liberta' d'insegnamento. Un principio stravolto nella pratica di decenni di Governi di tutti i colori in cui i soldi alle scuole private, in particolare a quelle cattoliche, sono sempre arrivati mascherando i lauti finanziamenti come sostegno alle famiglie e alla loro liberta' di scegliere altro dalla scuola pubblica.
Oggi la vicenda ha assunto i toni della farsa: il Governo da luglio taglia tutto quello che puo', in maniera anche dissennata e indiscriminata, in un settore che avrebbe bisogno di tagli selettivi e non a pioggia. Rivolte di piazza di studenti e di insegnanti sono state bollate dal Governo come manifestazioni di facinorosi comunisti sessantottini e di nipotini dei sessantottini, traviati dai cattivi maestri. Il Governo, un moloch. Bastano due note diffuse a mezzo stampa dalla Cei dove si paventa la rivolta, e in pochi minuti la replica: cardinali, preti e suore potete dormire sonni tranquilli su quattro cuscini, per voi i soldi sono stati recuperati subito.
I soldi pubblici devono essere investiti nel pubblico, che non a caso versa in pessime condizioni e che forse avrebbe bisogno si' di tagli selettivi, ma anche di investimenti. Le famiglie e gli studenti avrebbero un unico modo per poter scegliere liberamente una scuola pubblica laica, o una scuola privata confessionale: il bonus scuola da spendere dove credono, mettendo cosi' in concorrenza le scuole per l'offerta educativa.