L’azione civile dei piccoli azionisti ALITALIA

Il componente del dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore”, di Italia dei Valori, Giovanni D’AGATA sostiene l’azione civile dei piccoli azionisti ALITALIA nei confronti dell’on. Silvio Berlusconi, del Governo, del Ministero delle Finanze, del Ministero dei Trasporti ed altri secondo relativa spettanza.

Ricevo ed inoltro la nota di un piccolo azionista ALITALIA, rimasto con un “pugno di mosche” in mano dopo il piano soprannominato beneauguratamente “Fenice” che avrebbe dovuto salvare la nostra compagnia di bandiera dal tracollo:
“Carissimo Gianni,
con la presente intendo dare concreto seguito al cordiale colloquio dei giorni scorsi.
Siamo cittadini italiani e, come tali, azionisti, per il tramite del Ministero delle Finanze, di Alitalia SpA.
Alcuni di noi sono peraltro detentori, a titolo privato, di congruo numero di medesime azioni acquistate prima che il titolo in questione fosse sospeso dalle contrattazioni di Borsa Italiana.
Desidero sottoporre all’attenzione Tua e di chi ci legge per conoscenza alcune semplici circostanze di fatto che ripercorrono nel suo complesso la “vicenda Alitalia” e che conducono alle conclusioni che traggo a piè di pagina.
Naturalmente mi guardero’ bene dall’esprimere meri pareri ideologici o congetture prive di riscontro.
In campagna elettorale, segnatamente a cavallo tra i mesi di gennaio ed aprile 2008, seguivo le trattative per la cessione del pacchetto di maggioranza dei titoli della nostra Compagnia di Bandiera da parte dello Stato.
Rammento che Airfrance KLM rimase, alla fine di marzo, l’unica grande compagnia a dichiararsi, tramite l’A.D. Cirill Spinetta, concretamente e legittimamente candidata all’acquisto.
L’esauriente interesse mediatico del periodo rese di pubblico dominio l’offerta vincolante depositata presso i Ministeri Italiani competenti unitamente al relativo progetto di rilancio della Compagnia nazionale.
Ferma e chiara, quanto necessaria, risultava la proposta dei Francesi ed i sindacati, ricordo perfettamente, erano pronti a sottoscrivere con benestare l’intesa raggiunta dopo le consuete trattative.
I Francesi avrebbero acquistato l’intero pacchetto azionario detenuto dallo Stato Italiano accollandosi, con effetto immediato, tutte le passivita’ della Compagnia ceduta, con impegno sia a pagare in ricapitalizzazione oltre un miliardo in contanti, sia a rilanciarla, nonché con impegno a non cederla per un certo periodo di tempo ecc..
Ad ogni buon conto il testo integrale ed ufficiale del contratto (la proposta d’acquisto vincolante) e’ reso accessibile a chiunque abbia interesse a leggerlo ed in esso e’ chiaro ogni dettaglio.
All’esito della trattativa sindacale si era addivenuti pure a concordare il numero e le modalità di gestione degli esuberi: circa 2.500.
Era cosa fatta. A quel punto pero’ il premier “in pectore”, Silvio Berlusconi, dichiarava a chiare lettere, in numerose trasmissioni televisive e su testate giornalistiche, la propria assoluta contrarieta’ alla cessione di Alitalia ad Airfrance KLM.
Definiva la relativa offerta “una svendita”, “offensiva” ed “incongrua”.
A difesa dell’italianita’, da mantenere a tutti costi (e non e’ dato capire perche’, visto che si e’ ormai tutti in Comunita’ Europea ed in era di globalizzazione, ove banche, compagnie aeree e imprese si fondono con altrettante banche, compagnie ed imprese estere per divenire piu’ grandi e competitive) adduceva il formarsi di una “cordata” di imprenditori italiani disposti e pronti tutti ad acquistare la Compagnia italiana a migliori condizioni. Ne prevedeva inoltre il “rilancio” sul mercato addirittura, ove necessario, con impegno personale e diretto dei suoi figli.
Spinetta dal canto suo chiedeva, quale ultima condizione “sine qua non” alla sottoscrizione, il “nulla osta” del nascente governo alla transazione in atto ma, viste e sentite la dure critiche del signor Berlusconi, dichiarava pubblicamente di doversi ritirare. (fine marzo 2008)
Intanto, su pressante e pubblica richiesta del neopremier, il titolo Alitalia era comunque stato sospeso dalle contrattazioni di Borsa Italiana gia’ il 6 marzo 2008, per evitare (egli disse) eccessive e dannose speculazioni in corso di trattativa di vendita.
Di fatto impediva cosi’ che, chiunque avesse acquistato dette azioni, se ne liberasse poi una volta apprese le reali intenzioni del nuovo capo di Governo, ormai ben note a tutti.
Mai – dico “mai” – fino al giorno prima delle elezioni politiche di aprile 2008 si era parlato o sentito parlare da chicchessia di “bad company e di new company”. Al contrario si trattava di cedere il pacchetto azionario di maggioranza detenuto dallo Stato Italiano (ovvero noi cittadini italiani) ad altra grande e solida compagnia di trasporto aereo che si impegnasse, in varia maniera ed a determinate condizioni, al salvataggio di Alitalia ed al suo rilancio.
Immediatamente dopo la proclamazione ufficiale della vittoria elettorale, (non un giorno prima d’avere avuto la certezza dell’esito) apprendiamo, in occasione di una delle varie conferenze stampa tenute in diretta televisiva, che il Presidente del Consiglio aveva, per cosi’ dire, “partorito” il famoso PIANO FENICE.
Detto piano e’ stato ricorrentemente definito e continua a definirsi ancora oggi: “di salvataggio” e “rilancio” della Compagnia di Bandiera.
Di fatto però è vero esattamente il contrario.
Desideriamo sapere esattamente cosa e’ stato “salvato” e cosa e’ stato “rilanciato”. Ovviamente in senso retorico poiche’ e noto che nulla si sia salvato di Alitalia, dipendenti compresi.
Le uniche cose certe sono un sentimento di tristezza ed uno di sconcerto che pervadono chiunque abbia un minimo spirito d’osservazione ed un certo interesse alla materia.
Le azioni Alitalia, proprieta’ di noi tutti cittadini italiani ma detenute dallo Stato, non hanno, da allora, quotazione di mercato.
Il loro valore e’ pari a zero.
Delle obbligazioni? Stessa sorte.
Eppure la promessa e l’impegno “contrattuale” assunti con gli Italiani da Silvio Berlusconi prima delle elezioni erano chiare ed inequivocabili: “Mi impegno – disse – anche personalmente con la mia famiglia, a salvare Alitalia dal fallimento, a rilanciarla ed a fare in modo che divenga una grande compagnia di bandiera, fra le piu’ grandi d’Europa” (se la memoria m’inganna sono disponibili vari video tv). “Cederla ad Airfrance e’ come svenderla.
Le condizioni offerte dai francesi sono irricevibili”,
“Vi e’ già una cordata di imprenditori italiani disposti ad acquistarla”.
Molti tra noi cittadini italiani, confidando nell’impegno assunto dal Cavaliere in campagna elettorale, si recarono in banca ad acquistare azioni Alitalia.
Altri, prima che ne decretasse la sospensione da Borsa Italiana con il consenso della CONSOB, se ne guardarono bene dal venderle.
Eppure le aspettative di guadagno e di rilancio di Alitalia di noi cittadini erano logiche, oltre che oneste e legittime. O no?!
Egli aveva escluso la possibilità di una liquidazione coatta della Compagnia di bandiera, il suo commissariamento, ed ancor più il suo fallimento.
Perche’ se ci avesse avvertito prima, non solo non lo avremmo votato, ma non avremmo acquistato azioni Alitalia o, quanto meno, ci saremmo affrettati a vendere quelle già in nostro possesso.
Oggi ritengo, come molti tra noi, di essere stato truffato.
L’allora candidato premier infatti artificiosamente e falsamente ha indotto dapprima noi comuni cittadini a confidare in lui ed a votare per lui, quindi ci ha persuasi ad acquistare capitale azionario Alitalia con promessa al pubblico utente che essa sarebbe sopravvissuta, anzi sarebbe stata rilanciata sul mercato del trasporto aereo con un preventivo, immediato e previsto aumento di capitale di 1 mld e mezzo di euro.
Oggi riscontro, da parte di Berlusconi Silvio prima, e dal Capo del Governo in carica poi, assoluta incoerenza, falsita’ di promesse al pubblico, malafede e scorrettezza nell’adempimento degli obblighi da esse scaturenti nonche’ raggiro di noi tutti, elettori, utenti, azionisti ed obbligazionisti AZA.
Intendo sottoporre a Te, all’Illustrissimo On. Di Pietro ed agli altri amici chi mi leggono per conoscenza, la problematica esposta in narrativa.
E’ mia intenzione procedere, con azione giudiziaria civile diretta alla richiesta di ristoro di ogni danno da noi tutti patito, contro la persona dell’On. Silvio Berlusconi, il Ministero delle Finanze ed il Ministero dei Trasporti ed altri secondo relativa spettanza.
Mi auguro che l’iniziativa possa riscuotere il consenso dell’On. Antonio Di Pietro ed ottenerne il Suo patrocinio legale e politico, anche a mezzo di un eventuale intervento adesivo.
Con Affetto e Cordialità Ti Ringrazio e Ti Saluto.
Francesco”.

Per le ragioni esposte dall’azionista ALITALIA, e perché sia fatta luce, chiarezza e giusitizia su questa torbida vicenda della storia economica italiana, il componente del dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore”, di Italia dei Valori, Giovanni D’AGATA sostiene l’azione civile dei piccoli azionisti ALITALIA nei confronti dell’on. Silvio Berlusconi, del Governo, del Ministero delle Finanze, del Ministero dei Trasporti ed altri secondo relativa spettanza.
Lecce, 13 novembre 2008.
Il Componente del
Dipartimento Tematico Nazionale
“Tutela del Consumatore”
Giovanni D’AGATA

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