Wall Street brucia?
L’immagine di Roma che brucia completamente sotto gli occhi deliziati di Nerone che pensava gia’ a come costruirne una nuova a sua immagine e’ quella che maggiormente si e’ diffusa nella conoscenza popolare, anche se, storicamente, ci sono altre versioni probabilmente piu’ vicine alla realta’.
Oggi (per fortuna) non e’ la piu’ grande e potente citta’ del mondo a bruciare, ma e’ la finanza globale, simbolo della immensa ricchezza e potere che consentiva ai grandi della terra di questo periodo storico di gestire le fortune, o le sfortune, delle popolazioni da loro dipendenti.
E Wall Street, che ne era non solo simbolicamente considerata la capitale, e’ in fiamme da mesi, incapace di arrestare l’incendio che lei stessa aveva appiccato nel cuore del sistema, ma che ora trova sempre nuovi focolai provenienti da ogni parte del mondo a riattizzare quel fuoco che ormai la divora senza tregua vanificando ogni speranza di ripresa a breve dalla catastrofe.
Bush come Nerone dunque? Si, dopo gli accadimenti di questo periodo che accompagnano gli ultimi mesi di governo dell’amministrazione Bush, e’ praticamente scontato che egli verra’ ricordato dai posteri come colui che produsse, o perlomeno che non seppe domare, l’incendio che sta radendo al suolo la finanza globalizzata che ha dominato per circa un secolo questo periodo storico.
Ho trascorso due brevi settimane di vacanza in Italia e in queste due sole settimane e’ successo, nel campo della finanza internazionale, un autentico “tsunami” delle borse, un cataclisma di tale portata da sotterrare ogni residua tentazione ottimistica, costringendo tutte le autorita’ monetarie e finanziarie del mondo ad attuare provvedimenti d’emergenza, pensati nell’emergenza, mostrando cosi’ grande superficialita’ e impreparazione nei personaggi preposti a tale compito e rendendo evidente come una ripresa del sistema, a breve, sia ormai del tutto impossibile.
Anche perche’ di tutto avremmo bisogno nel prossimo futuro meno che che della rinascita di una copia esatta di questo liberismo opportunistico e anarchico di cui ci apprestiamo a rimuove re le macerie.
Alcuni economisti “seri” (quelli che proprio per essere tali non hanno quasi mai accesso ai posti di governo) gia’ da tempo alzavano il braccio per essere ascoltati, inutilmente!.
Io stesso ho scritto nei mesi scorsi alcuni articoli che spiegavano le ragioni delle crisi che andavano avviluppandosi tra loro crescendo sempre piu’ pericolosamente. (Vedasi links in calce all’articolo).
Recentemente ho avuto la grande soddisfazione di scoprire che quanto scrivevo era in buona misura in sintonia con quanto sostenuto anche da economisti di gran nome (per es. il Nobel Joseph E. Stiglitz).
Che ministri e governatori non ascoltino me e’ del tutto normale, che invece non ascoltino economisti del calibro di Stiglitz e’ quantomeno sorprendente.
Certamente, per gli addetti istituzionali, un minimo di giustificazione sta proprio nel fatto che quando sono loro a sollevare l’allarme, potrebbe essere proprio quell’allarme a scatenare la raffica di vendite in borsa. Ma questo fa parte del gioco delle parti; se il governante e’ bravo davvero, riesce a farlo senza scatenare la paura, e comunque mette in atto per tempo tutte quelle azioni che consentono di evitare il peggio.
Invece tutti i vertici della finanza mondiale (americani in testa) si sono mossi in questa crisi sempre in grave ritardo, correndo ai ripari solo quando l’emergenza era gia’ evidente (quindi aumentando l’allarme invece che diminuirlo). Fatto sta che adesso ci troviamo nel bel mezzo della peggior crisi dell’intera storia del capitalismo. Si, peggiore anche di quella del 1929 che diede l’avvio a diversi anni di depressione.
Gli effetti della crisi attuale sono meno gravi (almeno per ora) solo perche’ in quasi un secolo di tempo molte ciambelle di salvataggio sono state studiate allo scopo di evitare un nuovo tracollo del genere; ma le ciambelle di salvataggio consentono (talvolta) di salvare la vita, non certo di continuare il viaggio come se niente fosse. Quindi aspettiamoci, anche dopo che l’apice di questa crisi sara’ superato, gravi riflessi e sofferenze su tutte le economie del mondo. La ripresa ci sara’ presto o tardi, ma per ora non e’ ancora in vista e, anzi, dato che il cataclisma non e’ ancora terminato, potremmo ancora incontrare, se non avremo al timone naviganti seri e capaci, quel gorgo terribile che potrebbe trascinare tutto e tutti in un fondo nemmeno immaginato.
Ma come e’ stato possibile che si potesse arrivare fino a questo punto?
Qualcuno, che si esprime con molta approssimazione, continua ancora oggi a parlare di crisi dei mutui: e’ ora che si aggiorni.
Quello dei mutui “subprime” americani e’ stato l’incendio di un anno fa, grave ma controllabile, che ha lentamente acceso il fuoco a tutto cio’ che lo circondava.
I mutui “subprime”, concessi con eccessiva generosita’ dalle banche e dagli operatori finanziari, in un mercato immobiliare americano che nella primavera 2007 cominciava gia’ a sgonfiarsi (dopo anni di avvertimenti inascoltati) ha subito propagato il fuoco anche al comparto dei mutui buoni (quelli concessi cioe’ su parametri piu’ seri) che in seguito, a causa della riduzione del valore degli immobili, diventavano anch’essi sovraesposti.
L’incendio e’ diventato globale perche’ le banche, al fine di avere sufficienti fondi con i quali erogare mutui in gran quantita’, emettevano per ogni casa mutuata titoli (obbligazioni e simili) che venivano acquistati, grazie ad un buon rendimento ed alla convinzione che si trattasse di un investimento sicuro (essendo garantito da un bene immobile), da risparmiatori privati e, soprattutto, dai Fondi americani e globali.
Quando a inizio estate 2007 i gestori dei fondi (principali acquirenti di questi titoli) si sono accorti che la crisi americana del comparto immobiliare cominciava ad essere seria, hanno cominciato a liberarsi sempre piu’ velocemente da tali titoli, cominciando a creare quelle crisi di liquidita’ nel patrimonio delle banche che poi i continui crolli delle borse hanno accentuato fino a portare, in questi mesi, quelle piu’ esposte, al fallimento (o alla fusione con altre banche meglio capitalizzate).
Certamente quella che ho qui esposto e’ una estrema sintesi delle motivazioni della crisi, riassunta in modo molto semplificato ma, oltre al fatto che ho gia’ dato maggiori ragguagli nei miei precedenti articoli sul tema, in questa sede preferisco analizzare le cause di come questa crisi sia potuta arrivare al punto in cui e’ arrivata.
La colpa, a mio avviso e’ da spartire a meta’ tra gli “untori” e i mancati pompieri.
Chi sono i pompieri?
Per quanto riguarda gli USA dovevano essere Bush, Paulson e Bernanke, cioe’ il Presidente, il Segretario al Tesoro, e il Presidente della Federal Reserve, ripettivamente.
Loro, se fossero stati buoni pompieri, avrebbero capito fin dalle prime fiammelle cio’ che stava per capitare (non era diffice da capire, se l’ho capito anch’io) e avrebbero evitato che l’incendio si propagasse a tutto il mondo. Ora l’incendio non e’ piu’ nemmeno circoscritto al solo comparto dei mutui, e’ proprio tutta la borsa in fiamme ormai! E non bastano pompieri qualunque per fermarlo.
Quella immensa bolla speculativa allegramente gestita da tutti i “finanzieri” del mondo ora ha preso fuoco, bruciando i risparmi di milioni di brava gente, mentre loro continuano a giocare ed arricchirsi scommettendo al ribasso. A questo punto possiamo solo sperare che migliori “pompieri” di quelli americani esistano nel mondo e che siano capaci almeno di arginare questo tremendo incendio che rischia di mandare sul lastrico migliaia di imprese e milioni di persone.
Chi sono gli untori?
Gli untori sono tutti gli operatori della finanza facile, quelli che una volta chiamavamo “Yuppy” (Young Urban Professional), cioe’ quei “finanzieri” che, aiutati oggi anche da strumenti elettronici e programmi sofisticati, acquistano e vendono titoli, in proprio o piu’ spesso per organizzazioni finanziarie, milioni di titoli, per miliardi di dollari o di euro, da una piazza all’altra del globo con estrema facilita’. E tutti sanno che dentro nel calderone non ci sono solo soldi puliti.
Abilissimi questi yuppies, certo, ma assolutamente improduttivi. L’unica cosa che producono sono delle “bolle speculative”, al rialzo (vedi prezzo dei carburanti) o al ribasso (vedi titoli azionari o obbligazionari) che aumentano o diminuiscono rapidisssimamente e in continuazione, e si spostano da una piazza all’altra trovando sempre qualcuno disposto ad accettare il nuovo prezzo, ovvero quello che consente al precedente operatore di guadagnare quasi sempre. Si perche’ loro sanno guadagnare anche quando il titolo scende, perche’ sono bravi anche nelle operazioni “short” cioe’ al ribasso.
C’e’ aria di crisi? A loro poco importa. L’importante e’ saperlo in tempo. Loro impostano le vendite al ribasso e guadagnano sempre.
Poco importa se migliaia di operatori che giocano al ribasso sono essi stessi a scatenare la crisi (a scapito delle imprese e dei risparmiatori), loro intanto guadagnano!
Quando, a causa degli eccessivi rialzi o ribassi, i titoli vengono sospesi dalle commissioni di borsa, loro aspettano fiduciosi la riapertura, alleggerendo magari l’attacco, che viene solo diluito un po’ nel tempo, al fine di produrre gli stessi risultati in tempi un po’ piu’ lunghi.
Loro sanno quanto un titolo vale davvero e loro sanno fin dove possono spingerlo al ribasso o al rialzo (magari anche allo scopo di impadronirsi della societa’).
Rischiano di perdere qualcosa solo quando toccano il fondo, o raggiungono il tetto. Ma loro sono i primi a fiutare il cambiamento e a cambiare gioco.
In cio’ sono senz’altro bravi, ma a chi sono utili se non solo a se stessi o ad altri pirati della finanza come loro?
Quando fiutano che la crisi e’ vicina al termine cambiano gioco, riprendono a “giocare” al rialzo, e guadagneranno ancora, guadagnano sempre.
La prima cosa da fare oggi sarebbe una bella “caccia all’untore” (come ai bei tempi -si fa per dire- della peste bubbonica manzoniana).
E cosa sono questi “yuppies” se non dei veri e propri “untori”?
L’unica differenza sostanziale e’ che gli untori della peste, nella maggior parte dei casi, erano solo degli innocenti accusati ingiustamente di diffondere la malattia.
Questi invece sono veramente pestilenziali, poiche’ (sentito proprio recentemente in televisione nei giorni scorsi) si vantano persino pubblicamente della loro “bravura” nel rischiare.
In questa settimana di continui crolli di tutte le borse, questi yuppies si sono arricchiti giocando sempre piu’ al ribasso, e adesso si vantano di aver guadagnato milioni in periodo di piena crisi!
Che glie ne frega a loro se quei milioni che hanno guadagnato in quel modo orrendo costa buona parte dei risparmi che migliaia di famiglie o di piccoli imprenditori hanno messo da parte in anni di lavoro e sacrifici sperando di accantonare abbastanza per una serena vecchiaia?
Al rogo bisognerebbe metterli! Altro che riconoscer loro bravura. E al rogo insieme a loro bisognerebbe mettere tutti quelli che hanno permesso di fare tutte queste scelleratezze.
Aboliamo per sempre le operazioni speculative! Questa e’ la prima riforma da fare per le Borse, a livello globale.
Ma non bisogna nemmeno pensare che, tra un anno o due, domato questo incendio, si ritorni subito alle vacche grasse; gli altri problemi sul tappeto qualcuno ha pensato a come risolverli?
Basti citare i principali:
La globalizzazione: che sposta ricchezza dai paesi ricchi a quelli poveri. Se continua cosi’ ci ritroveremo tra pochi anni entrambi poveri.
La crisi energetica: non ci si illuda che il prezzo della benzina scenda a lungo. Scendera’, di poco, solo finche’ dura la recessione, poi ricomincera’ a salire vertiginosamente.
E poi ci sono il mercato del lavoro allo sbando; la sanita’ sempre piu’ cara; la vita media in aumento ovunque; la droga e le mafie che occupano sempre maggiore spazio nella societa’ civile; flussi migratori sempre piu’ numerosi e difficili da controllare; politici sempre piu’ inclini al populismo e a tentazioni autoritarie.
Non parlo solo dell’Italia o degli USA, questi sono problemi globali.
Finche’ non si risolveranno almeno in buona parte tutti questi problemi, sara’ solo un passare da una crisi all’altra senza soluzione di continuita’. Con buona pace dei suadenti tribuni del popolo che continueranno a dirci che l’economia e’ forte e che il domani sara’ radioso.
Roberto Marchesi
Dallas, Texas
(Sotto lo pseudonimo di Marc Robertson e’ autore del libro “Scoprire un’altra America”,
2º premiato al “32º Concorso Internazionale Emigrazione” – Abruzzi – Italia).
Note:
articolo “Questa recessione e’ epocale” meta’ agosto 2008 http://www.newsitaliapress.it/pages/dettaglio.php?id_lnk=3_144266 ;
articolo “L' enfasi liberista-capitalista e' ormai in frantumi” fine settembre 2008 http://www.newsitaliapress.it/pages/dettaglio.php?id_lnk=3_145184.