Misurare e connettere: due esigenze imprescindibili per la Pubblica Amministrazione

di Tommaso Del Lungo

Dal 12 al 14 giugno scorso a Milano si è tenuta, sotto il coordinamento dell’Università Bocconi la 4° conferenza Transatlantic Dialogue, che ha raccolto 145 studiosi europei e americani di pubbliche amministrazioni, chiamandoli a confrontarsi sui temi del management pubblico.Su “Via Sarvatti25.it”, il notiziario web dell’Università Bocconi, qualche giorno fa è stato pubblicato un resoconto interessante: uno scambio di battute tra Marc Holzer, della Rutgers school of public affairs and administration di Newark (USA) ed Elio Borgonovi, docente di Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche alla Bocconi. Al centro del dibattito la necessità di recuperare nuovi fondi, il bisogno di mettersi in rete, l’esigenza di fare apprezzare il proprio lavoro e di educare il pubblico a un uso saggio dei servizi messi a disposizione.

Due gli aspetti particolarmente interessanti di questo dibattito.

Il primo riguarda il tema della produttività della pubblica amministrazione, tema che in Italia ha recentemente conquistato l’attenzione del grande pubblico, grazie all’interesse della stampa per le numerose iniziative del Ministro Brunetta. In particolare Holzer sostiene che “Bisogna sfatare il mito della bassa produttività del settore pubblico, dove in molti casi si riscontra, invece, un alto tasso di innovazione nei campi della tecnologia, del management e della partecipazione dei dipendenti e dei cittadini. La produttività del settore pubblico cresce come nel privato, ma questa crescita non viene parimenti riconosciuta. Comunque, un numero crescente di dirigenti pubblici sta imparando a creare ponti con il privato per reperire fondi e a fare di più con meno risorse”. Ovviamente Holzer si riferisce al settore pubblico degli Stati Uniti e basa le sue dichiarazioni su alcuni dati, presentati proprio in occasione del Fourth Transatlantic Dialogue, che mostrano come alcuni settori specifici, come i servizi sociali o la sicurezza, hanno registrato una crescita tangibile in termini di efficienza delle risorse investite o di soddisfazione degli utenti.
“Probabilmente – ha sottolineato Borgonovi – anche in Italia ci sono diversi settori e moltissimi enti in cui la produttività cresce con ritmi simili, o addirittura superiori, a quelli del privato. Tuttavia non si può negare che, in generale, esiste un problema sostanziale di misurazione. Molti aspetti della produttività dell’amministrazione pubblica non sono misurabili perché non sono traducibili in un prezzo. Misurare la sicurezza o la protezione dell’ambiente, ad esempio, è ben altra cosa che misurare la produzione di beni materiali. Inoltre, in secondo luogo, i servizi pubblici sono talmente tanti che anche qualora si riesca a misurare puntualmente il singolo servizio, la misura globale è praticamente impossibile da ricavare.” Quando gli chiediamo se, allora, la misurazione del risultato nella pubblica amministrazioni sia da considerarsi come un problema irrisolvibile, il professor Borgonovi risponde che “si tratta semplicemente di intendersi sui termini: una misurazione ed una valutazione seria dei servizi pubblici è possibile attraverso una sorta di avvicinamento per gradi. Occorre impostare sistemi periodici di verifica della soddisfazione degli utenti e di analisi dettagliata per singoli settori di attività. Inoltre occorre lavorare sulla cultura educando i cittadini ad utilizzare meglio i servizi pubblici ed inserendo la logica del ritorno degli investimenti attraverso sistemi di partecipazione pubblico-privata come il project financing”.

Il secondo aspetto rilevante toccato nel dibattito è quello della funzione sociale delle tecnologie. “I servizi di e-Government – sottolinea Holzer – sono un ottimo esempio di innovazione trasferibile ovunque nel mondo. Purtroppo le nazioni non stanno collegando le proprie pubbliche amministrazioni in modo da permettere il networking e lo scambio di conoscenze e competenze.” Su questo Borgonovi è perfettamente d’accordo: “Mentre le tecnologie sono ormai universalmente considerate come lo strumento principale per migliorare l’efficienza dei processi di lavoro e di erogazione dei servizi della PA, troppo spesso si sottovaluta la loro portata sociale. Il dialogo, il contatto, la creazione di community è qualcosa che certamente manca nell’approccio pubblico alle nuove tecnologie. Bisogna, dunque, lavorare sul fronte dell’utilizzo delle tecnologie, formando meglio il personale della PA per sfruttarne le enormi potenzialità. Nel settore pubblico esiste un buon livello di innovazione tecnologica, ma permane un modo di pensare ancora troppo burocratico ed obsoleto che porta ad un cattivo utilizzo delle tecnologie a disposizione”.

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