di Palmira Russo
I governi del mondo, nelle proprie circostanze, devono individuare linee generali modernamente rispondenti alle società complessive.
L’evoluzione tecnologica che meccanicamente riduce al minimo i costi di produzione rende fattibile l'Istituzione del Reddito di Cittadinanza, originato dal merito di noi tutti che abbiamo cercato, immaginato e poi trovato soluzioni di ingegno contro la fatica fisica.
La disoccupazione è dunque un effetto dello sviluppo, una non-necessità di qualcosa, e il fatto che questa salutare conseguenza sia percepita come un male da combattere insinua il dubbio sulle capacità e cognizioni degli uomini preposti a trovare quelle linee generali appropriate alle società del mondo.
Per far fronte al problema del lavoro, finora, i governi hanno istituito vere e proprie macchine burocratiche, fabbriche occupazionali in cui far confluire i nuovi e futuri esclusi dal ciclo produttivo, rotelle interposte in un meccanismo in perpetuo ampliamento, dove il salario garantito da un impiego non è altro che il reddito di cui ogni uomo e donna è bisognoso, non per appagamento professionale, non per aspirazione individuale ma solamente per sopravvivenza.
Se nella logica si guarda il non-problema da un punto di vista pratico, il reddito di cittadinanza è l’inevitabile e attesa conseguenza del progresso, la meravigliosa prospettiva del bene di tutti, la splendida rivelazione universale.
La campagna informativa che abbiamo avviato si propone di suscitare analisi e riscontri, per dimostrare che il reddito di cittadinanza è possibile senza danno per alcuno, e che la sua istituzione ci porta a motivare le umane energie, quelle migliori e quelle bastanti, per conseguire il cambiamento favorevole al servizio della comunità, in direzione di ogni uomo e donna.