Ho votato contro la norma anti-precari, ma in molti casi è giusta

Nella ormai famosa notte di lavoro della Commissione Bilancio ho votato contro l’emendamento che prevedeva, in luogo della ri-assunzione, un indennizzo pari ad alcune mensilità (da 2 a 6). Lo ho fatto per disciplina di opposizione e per disciplina di partito, ma sono dell’idea che in molti casi tale meccanismo sia giusto.
Come è noto l’emendamento, diventato legge, aveva come riferimento la vicenda che riguarda le Poste Italiane, dove nella fase di ristrutturazione, si era fatto largo uso di contratti a termine, che hanno poi dato luogo ad una valanga di ricorsi in tribunale ( oltre 25 mila, ma le Poste parlano di 13 mila). In molti casi si è trattato di persone che sono state assunte per soli tre mesi e che poi hanno preteso l’assunzione a tempo indeterminato, giustificata dal fatto che l’azienda avrebbe fatto ricorso al tempo determinato per coprire posti in organico. In molti casi si tratta di lavoratori poi effettivamente assunti e che adesso pretendono che gli effetti giuridici ed economici della loro assunzione retrocedano al momento della prima assunzione a tempo determinato. Voglio ricordare che Poste Italiane è un’azienda pubblica e che le sue perdite di gestione sono pagate da tutti i cittadini italiani attraverso le tasse.
La norma ha tuttavia carattere generale e dovrebbe valere per tutti i contenziosi in essere.
Io penso che in Italia il mercato del lavoro sia ingessato, che senza mobilità non si possa fare impresa in modo utile, e che se non si creano condizioni di mobilità in uscita non ve ne saranno mai in entrata. Penso che un imprenditore non rinuncerebbe mai un lavoratore bravo. Penso che obbligare un’impresa a tenere un lavoratore che non vuole, oltre a far male all’impresa stessa, fa male anche al lavoratore che non può che trovarsi in un ambiente ostile.
Penso che a questo punto sia meglio prevedere un’indennità risarcitoria, che permetterà al lavoratore di avere il necessario sostegno per il periodo di tempo in cui cerca un nuovo lavoro.
Penso che senza mobilità in uscita e conseguentemente in entrata a pagare saranno soprattutto i giovani, poiché le aziende per paura di essere obbligate forzosamente ad assumerli eviteranno di farlo e ricorreranno al lavoro interinale.
Penso che Italia i lavoratori a tempo indeterminato (circa 15 milioni) siano ultra protetti a scapito di quei 3,5 milioni di precari – quasi sempre giovani – che hanno troppo poche occasioni di lavoro.
Naturalmente queste riflessioni non possono valere per i casi di lavoratori che, attraverso svariate forme di precariato, hanno continuato a lavorare, direttamente o indirettamente, svariati anni per la medesima azienda. In questi casi l’obbligo di assunzione a tempo indeterminato è un atto di giustizia dovuto.

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