Il Darfur muore

Cari amici,

Il Darfur muore. E' una agonia lenta, al pari di quella della Somalia, compagna silente nella classifica delle peggiori crisi umanitarie del mondo. Come per i cinque anni della guerra in Darfur, si sono ricordati da poco anche i 90 anni di Nelson Mandela, eroe e attivista per i diritti umani in Sud Africa: sono occorsi però un grande palco e grandi nomi dello spettacolo per evitare il 'silenzio-stampa' sull'anniversario. Inutile puntare però il dito solo contro i principali mezzi di informazione; con umiltà e difficoltà Italians for Darfur si fa carico di rappresentare da anni nel nostro Paese le istanze di un popolo che non sembrerebbe altrimenti trovare spazio: non si vedono pacifisti per le strade a sollevare bandiere per il Darfur. Non se ne vedono, del resto, nemmeno per i due giornalisti rapiti in Somalia, Iolanda Occhipinti e Giuliano Paganini, anch'essi, come il Darfur , solitari attori del proprio dramma, colpevoli di non rappresentare altro che se stessi.

E mentre si consumano gli orrori di una guerra impietosa, non hanno tregua gli scambi commerciali tra il nostro Paese e il Sudan, il cui governo è stato formalmente accusato dalla Corte Penale Internazione di complicità nel massacro dei civili in Darfur. Si legge nell'ultimo rapporto dell' Istituto Nazionale per il Commercio Estero: “Per quel che riguarda le importazioni, dall’analisi dei dati dell’interscambio gennaio-maggio 2007 rispetto allo stesso periodo del 2006, si registra un incremento della domanda dei prodotti petroliferi (circa 9,8 milioni di euro) che incrementa il valore del 90% (periodo gennaio-maggio 2007) portando il dato da 7,1 a 13,5 milioni di euro”.

Continua la campagna di Italians for Darfur, anche on-line con uno spazio dedicato agli artisti emergenti per il Darfur: www.myspace.com/musiciansfordarfur. Proseguono la raccolta firme per l'appello a RAI, LA7 e Mediaset, che ha superato le 5000 sottoscrizioni, e le iniziative on-line “Io bloggo per il Darfur” e “Una vignetta per il Darfur”.

Dal blog:

Firma la petizione ai Capi di Stato del G8 per il Darfur

Italians for Darfur sostiene in Italia l'iniziativa di Human Rights First sulla petizione ai Capi di Stato del G8 affinchè prendano una decisione concreta sulla crisi del Darfur [leggi il comunicato].

In due settimane i capi di Stato e di Governo dei Paesi del G8 (USA, Canada, Giappone, Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Russia) si incontreranno durante il summit annuale in Giappone per discutere di questioni di interesse globale.
É evidente come la violenza in Darfur, che ha provocato piú di 300.000 morti e 2.000.000 di sfollati, sia una questione di interesse globale.

L’imminente summit del G8 di Hokkaido, Giappone, si colloca in un momento particolarmente delicato per la popolazione del Darfur e di tutto il Sudan. L’intensificarsi delle violenze in Darfur ha causato centinaia di morti e di sfollati. I recenti combattimenti di Abyei pongono a rischio il già fragile Comprehensive Peace Agreement (CPA) tra il nord e il sud del Paese.
Il Governo del Sudan e il mondo intero presteranno la massima attenzione al G8.
La scorsa settimana oltre 40 organizzazioni non governative, in rappresentanza di tutti gli Stati membri del G8 e del Sudan, hanno inviato un appello ai Capi di Stato e di Governo del G8 e del Sudan, esortando l’adozione delle seguenti misure:

• Cessazione immediata delle violenze in Darfur.
• Interruzione del trasferimento, diretto o indiretto, di armi in Darfur, il quale avviene in palese violazione dell’embargo delle Nazioni Unite
• Rapido dispiegamento della forza di peacekeeping in Darfur (United Nations African Mission in Darfur – UNAMID).
• Un rafforzato processo di pace in Darfur.
• Giustizia e responsabilità per i crimini commessi.

FIRMA!

IL BLOG-Dossier: Giorgio Trombatore, storie e storia della Cooperazione Italiana in Darfur

“Consegnai personalmente una busta contenente 10.000 Euro (in moneta locale) ad uno dei dirigenti dell’SLA presso Muhajiria, all’indomani della riunione di Haskaniza nel novembre del 2005….”

Giorgio Trombatore, catanese, è instancabile viaggiatore tra le pieghe dell'umanità. La cooperazione internazionale segna la sua vita: da oltre sedici anni lavora nel Terzo mondo con organismi umanitari non governativi e con le Nazioni Unite. In Africa ha operato in Mozambico, Angola, Eritrea, Ruanda, Congo, Somalia e in Sudan, in particolare nel Darfur. Al momento vive e lavora in Marocco per la CESVI.
Proprio dal Darfur, l' autore del libro “COY: ECCE HOMO”, edito da Le Nove Muse, ci porta sensazioni e memorie di uomini ed eventi che hanno contrassegnato indelebilmente un popolo e un giovane uomo, Giorgio Trombatore, in Darfur tra il 2004 e il 2006.
Giorgio ci ha inviato i suoi primi contributi che pubblicheremo man mano sul blog e che saranno sempre raggiungibili da un link dedicato. Speriamo di fare cosa gradita ai nostri lettori, che invitiamo a commentare, criticare o apprezzarne i contenuti. (Italians for Darfur e IB4D non sono responsabili di quanto espresso dall'autore). I testi, così raccolti, vengono a costituire un esclusivo dossier:

DOSSIER “ITALIANI IN DARFUR”
di Giorgio Trombatore
(Capo Progetto per la Cooperazione e Coordinatore Politico della Dott.ssa Contini, inviato Speciale del Governo in Darfur)

Aegis Trust rilascia nuovo video di testimonianze per la campagna sulla giustizia in Darfur

Dopo il successo del video dei Negramaro, girato in occasione del lancio della campagna di Italians for Darfur per la giustizia in Darfur, proponiamo ora un documentario contenente numerose e agghiaccianti testimonianze sui crimini di guerra di cui sono accusati Ahmad Harun e Ali Kushayb, i due principali sospettati di crimini contro l'umanità in Darfur. Il video, prodotto dalla Aegis Trust, partner di Italians for Darfur per la campagna Wanted for War Crimes, è stato girato tra aprile e maggio 2008 nel Darfur occidentale. Guarda il video.

Il rappresentante dei rifugiati del Darfur in Italia arrestato in Chad.

Suleiman Ahmed è il nome vero di un uomo. Non uno come tanti in Darfur, smarrito nell'abaco freddo della statistica, ma un uomo che è anche un amico. Come tanti, in Darfur, Suleiman cerca di portare un pò di luce nelle tenebre sanguinarie che circondano la sua gente. Ha lasciato la sua famiglia al confine con il Chad, per giungere in Italia anni fa e denunciare quanto accadeva nella sua terra. Rifugiato, non ha smesso di lottare per sopravvivere anche in Italia. L'abbiamo conosciuto anche noi, quando muovevamo incerti i primi passi, e abbiamo trovato lui, nel suo sguardo che basta da solo a raccontare il silenzio dentro.
Da qualche mese è tornato in Chad, per ricongiungersi alla sua famiglia, per fotografare quanto orrore ancora, dopo cinque anni almeno, si abbatte sui profughi del Darfur.
Abbiamo raggiunto telefonicamente un suo amico a Parigi, Adam. Che ci ha spiegato cosa accade ora a Suleiman, figlio indomito del Darfur..

L’ONU si accorge del dramma degli stupri di massa

Human Right Watch e Amnesty International hanno esposto il loro apprezzamento nei confronti di una risoluzione che finalmente alza il tiro contro gli stiupri di massa. Non è dello stesso avviso l’Unifem che si è detta sconcertata dal ritardo con cui l’ONU ha centtrato il problema, un problema che colpisce le donne in guerra più della morte degli stessi soldati. Avverte che in Africa c’è ancora molta omertà su fatti del genere.
Ed in effetti basti pensare ai “CAMPI-STUPRO” in Sudan. Quel Sudan violento, che in Darfur miete vittime ogni giorno e miete vittime di ogni genere. Quel Sudan violento protetto dalla Cina,dal Sud Africa, Indonesia e Libia.
In Africa quindi ed è la denuncia partita dal NY Times, il Darfur e il Congo Orientale sono veri e propri “super campi stupro” dove sono troppe le donne che quotidianamente sono vittime di aggressioni sessuali.

Un caro saluto.

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