Rom, spagnoli e certificati

LA FINESTRA DI MARIO BASTI

Uno degli spunti che avrei voluto sviluppare nella FINESTRA di mercoledí scorso mi riguardava personalmente e perciò, esaurito lo spazio disponibile, decisi rinviarlo all’incontro odierno (e lo annunciai). Si tratta di qualcosa che risale a tanti anni fa e, malgrado ciò, per un certo aspetto, é tuttora attuale. Forse anche tu, caro Lettore, ricorderai che, quando fosti costretto da avverse circostanze a lasciare il Belpaese, per emigrare in Argentina, dovesti portare vari documenti che erano indispensabili per consentirti l’ingresso in questo Paese amico e ospitale al cui sviluppo hai dato un operoso contributo. E fra tanti documenti c’era anche uno, rilasciato dalla Questura che garantiva che non avevi mai violato le leggi, e un altro, rilasciato dal Comune di NON ACCATTONAGGIO che attestava cioé che non sbarcavi il lunario chiedendo l’elemosina, ma lavorando.

Oggi si parla quotidianamente nei giornali italiani e di altri paesi, dell’emigrazione che interessa milioni di persone ed é un grave problema per molti Paesi, compresa l’Italia, ma non come ai tempi nostri, visto che il nostro Paese è diventato paese di immigrazione, cerca lavoratori che vogliano trovare in esso condizioni di vita migliori di quelle del loro Paese natio, ma rappresentano -alcuni – anche un serio problema, perché tanti di essi non hanno molta voglia di lavorare (tutt’altro) e nessuno viene con un certificato di “non accattonaggio”, sicché si arrangiano violando le leggi o vivendo di ripieghi, e pertanto creano un complesso problema di ordine pubblico, specialmente in alcune regioni, come la Campania, che presenta una situazione di emergenza anche per questo, tanto che il nuovo governo, presieduto da Berlusconi ha voluto riunirsi per la prima volta, la settimana scorsa proprio a Napoli, per dare così all’opinione pubblica nazionale e ai tanti critici di altri Paesi, una dimostrazione della sua volontà di affrontare con urgenza e in profondità questo problema.

Mi dirai, caro Lettore, ma non potevi scegliere un altro spunto, meno negativo e che avesse qualche relazione con noi che siamo emigrati di altra data e di altra fisionomia e mentalità, emigrati che potevamo esibire il certificato di “non accattonaggio”? Avrei potuto, ma mi è sembrato che, visto che questo è da qualche settimana il tema del giorno, di cui si parla tanto in Italia e fuori, non avrei potuto ignorarlo e per varie ragioni.

Una prima ragione è che anche questo problema conferma quanto poco si occupano in Italia, di noi che, pur se residenti all’estero, siamo italiani e non “rom” cioè zingari, rilievo che ho purtroppo dovuto fare altre volte per deplorare il disinteresse e la dimenticanza di quella parte della popolazione italiana, che la nostra problematica non la conosce nemmeno, mentre si dimostra tanto “buonista” nei confronti dei rom e degli altri immigrati in Italia. Intendiamoci, io credo che chi si trova in situazioni difficili, senza casa e senza lavoro ha diritto a una generosa solidarietà, qualunque sia la sua nazionalità, ma a condizione che non preferisca al lavoro, il furto, la rapina, l’accattonaggio, come fanno purtroppo tanti degli immigrati in Italia, siano zingari o altri. Secondo le statistiche sono centinaia di migliaia gli immigrati in Italia da altri paesi europei, o dall’Africa, molti di essi entrati nel nostro Paese irregolarmente, molte migliaia, quasi tanti come noi che emigrammo in Argentina alla metà del secolo scorso col nostro certificato di non accattonaggio. E se avessimo fatto tutti come i rom? Nessuno se lo chiede in Italia, nessuno pensa che è stato soprattutto il nostro sacrificio a far sì che il nostro si trasformasse da paese di emigrazione a paese di immigrazione?

Una seconda ragione se si vuole con un pizzico di egoismo, è che anche noi italiani all’estero soffriamo le conseguenze di questa emergenza dell’Italia, perché l’impegno dell’assistenza solidale ai rom e agli altri immigrati farà sì che lo Stato italiano ritardi la concreta risposta solidale alle giuste esigenze di quella parte degli italiani all’estero che non ha fatto l’America. Spero, naturalmente di sbagliarmi.

La terza ragione è l’irritazione causatami da certe dure critiche di altri Paesi, soprattutto quelle di Paesi, come la Spagna, con la quale abbiamo noi italiani maggiori rapporti. Ricordi, caro Lettore, che alcuni anni fa si diceva: “Los gallegos y los tanos son como primos hermanos?” Certamente non l’hanno mai detto alcuni ministri spagnoli, come la vice premier María Teresa Fernández de la Vega che ha definito l’Italia razzista costringendo il suo premier Zapatero a chiederci scusa? Proprio gli spagnoli ci rimproverano come duri e razzisti con gli immigrati clandestini, dimenticando evidentemente che …ci hanno dato l’esempio, visto che il governo Zapatero ha espulso ben 370.000 clandestini ed altri ne aveva espulsi il governo (spagnolo) Aznar. Ma perché non fanno un po’ di autocritica, invece di accusare come xenofobi e razzisti gli italiani? Da che pulpito (socialista) viene la predica! Naturalmente non sono soltanto gli spagnoli a criticarci, nè è soltanto l’Ue, sicché vien fatto di chiedersi, ma perché non li accolgono loro? E perché i rom vengono in Italia, se negli altri paesi europei li tratterebbero meglio?

Ma credo sia il caso di concludere che, nonostante la complessità dell’emergenza, Berlusconi ce la farà a trovare presto la soluzione. Anche perché conviene pure a noi.

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