Passi di minuetto

La prossima settimana si svolgerà a Roma, dove ha la sua sede la FAO, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione, un summit mondiale organizzato dall'agenzia Onu che tenterà di dare risposte alla nuova grande sfida che affronta il mondo per la carestia di alimenti, provocata, tra l’altro, dall’aumento dei prezzi internazionali delle materie prime. L'evento vedrà riuniti a Roma, oltre al segretario generale Ban Ki Moon, più di 30 capi di stato e di governo, tra cui il francese Nicolas Sarkozy, il brasiliano Luiz Ignacio Lula da Silva, l‘iraniano Mahmud Ahmadinejad, il venezuelano Hugo Chavez, l'egiziano Hosni Mubarak e l'algerino Abdelaziz Bouteflika. Sarà presente inoltre la presidente dell’Argentina Cristina Fernández de Kirchner. Insieme al direttore generale della Fao Jacques Diouf, sarà, il giorno di apertura dei lavori, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e, anche se non ancora ufficialmente confermata, è probabile anche la presenza del premier Silvio Berlusconi.

Sarà il primo viaggio di uno dei Kirchner in Italia, da quando prima Néstor e ora Cristina, hanno assunto la Presidenza del Paese, dopo le elezioni del 2003 e del 2007 rispettivamente. 5 anni! Sembra strano che ciò sia possibile, tenendo conto delle tradizionali intense relazioni tra i due Paesi, frutto di legami storici e di sangue, ma anche culturali, politici ed economici. Ma è proprio così. Da parte italiana, dopo la visita ufficiale dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, nel mese di marzo del 2001, le visite sono state fatte a livelli di ministri (ma non dei titolari della Farnesina) e di viceministri. Da parte argentina, c’è stata soltanto la visita del ministro degli Esteri Taiana, l’anno scorso a Roma.

Inoltre c’è stato un incontro, meno di due anni fa a New York, in occasione dell’Assemblea generale dell’ONU, tra l’allora presidente dell’Argentina Néstor Kirchner e l’allora presidente del Consiglio dei Ministri dell’Italia Romano Prodi. Si sa come andò a finire. Quando quest’ultimo accennò a parlare del problema dei bond argentini in possesso degli investitori italiani che non avevano accettato la soluzione proposta dal governo argentino, l’incontro si concluse.

Pur se Prodi e d’Alema, allora ministro degli Esteri visitarono diversi Paesi dell’America Latina, nessuno di loro arrivò in Argentina (come d’altra parte è successo anche con altri capi di Stato e di governo europei). E allo stesso modo, i coniugi Kirchner, nelle loro vesti di Presidenti dell’Argentina, visitarono diversi Paesi europei, ma non l’Italia.

La partecipazione della Presidente Cristina Kirchner a Roma per la riunione della FAO, non è una vera e propria visita in Italia, e se la sede della FAO si trovasse in un altro Paese, la Presidente argentina forse non sarebbe andata in Italia, almeno ancora.

Ma il minuetto protocollare potrebbe, se non rilanciare i rapporti, almeno facilitare una migliore comprensione delle rispettive posizioni, in vista di un futuro avvicinamento.

Un minuetto che in realtà ha già avuto le sue prime mosse, quando Cristina Kirchner ha inviato a Silvio Berlusconi un messaggio di congratulazioni e auguri per la vittoria alle recenti elezioni, che pur in tutta la sua formalità, ha significato un passo che nelle vicinanze del Cavaliere, dicono, che sia stato apprezzato.

Dieci giorni fa c’è stato un altro passo, con l’incontro a Lima, in occasione del vertice tra l’Ue e i Paesi dell’America Latina a Lima, tra la Presidente dell’Argentina e il nuovo titolare della Farnesina Franco Frattini. Un incontro, anch’esso nel segno del protocollo, dal quale è trapelato molto poco, anche perché è stato breve, ma nel quale sembra che sia stata confermata la volontà di continuare a percorrere, a piccoli passi, la strada del riavvicinamento.

Il nuovo governo italiano, insediatosi meno di un mese fa, ha un’intensa azione da svolgere anche sul fronte esterno. Martedì prossimo però, si potrà verificare se va avanti la politica dei piccoli passi, se nel quadro degli incontri protocollari, la Presidente Cristina Fernández de Kirchner o membri della sua comitiva incontreranno esponenti del governo italiano e se da tali incontri verrà fuori qualcosa di più di un semplice comunicato.

Per caso la Presidente argentina si troverà in Italia il 3 giugno, data dedicata in Argentina a onorare l’Immigrazione Italiana, grazie ad una legge del “Congreso” argentino con cui si è voluto sottolineare il determinante contributo dato dagli emigrati italiani alla crescita dell’Argentina. Speriamo che la coincidenza sia di augurio.

E’ quanto ci auguriamo come comunità italiana in Argentina.

Due testi nel “Corriere”

La settimana scorsa un lettore ci ha fatto notare una lettera pubblicata nella sezione lettere del Corriere della sera e un articolo di Beppe Severgnini nella sua rubrica “Italians”.

L’articolo in questione del famoso giornalista, diceva che nei suoi incontri con i connazionali residenti in Australia e negli Stati Uniti, essi sottolineavano solo le cose che in Italia vanno male, dall’immondizia accumulata nella Campania agli scandali politici, dal problema degli immigrati al fallimento o quasi dell’Alitalia. Forse siamo un po’ diversi, dalle altre comunità italiane all’estero o da parte di esse. In genere gli italiani in Argentina preferiscono sottolineare quelle cose, tante, per le quali ci sentiamo fieri dell’Italia.

L’altro pezzo che ci ha fatto notare il lettore, era una lettera in cui un lettore del Corriere, scriveva che secondo un decreto firmato due anni fa, i genitori degli immigrati, che non hanno mezzi di sussistenza sufficienti, possono ricevere la pensione sociale dallo Stato italiano e che se tali genitori, rientrano nel loro Paese, ricevono all’estero, nel loro Paese di origine, la citata pensione sociale. Non sappiamo se sia vero. Ma se fosse così, sarebbe pienamente giustificata la rabbia e l’indignazione del nostro lettore. Infatti, da oltre trent’anni la comunità italiana in Argentina chiede che venga concessa la pensione sociale agli indigenti e sistematicamente è stato detto che ciò non è possibile perché la pensione sociale è un beneficio che non è esportabile. Ora scopriamo – ma ci auguriamo di essere smentiti da autorità diplomatiche o consolari o patronati – che chi è immigrato in Italia e riceve una pensione sociale, rientrando nel suo Paese può farsela pagare a casa, cioè all’estero. In altre parole, che può esportarla!

Per gli italiani nati in Italia e costretti a emigrare invece, anche quando sono stati sfortunati e non hanno fatto l’America, pur se sono diventati anziani come i genitori degli immigrati in Italia e al pari di essi non hanno un reddito sufficiente che superi i 5000 euro annui – come sostiene la lettera pubblicata dal Corriere – solo ora arriva una soluzione sperimentale. Di essa abbiamo parlato la settimana scorsa. Ma si tratta, appunto, di un’esperienza pilota, la cui continuità è tutta da verificare, per un numero ristretto di connazionali e per una somma di 800 euro per tutto l’anno, contro i 500 e passa che vengono pagati mensilmente come pensione sociale in Italia. Forse perché in Argentina la vita costa meno!

A questo riguardo va ricordata un’altra flagrante dimostrazione di discriminazione nei confronti degli emigrati, pensionati italiani residenti in Argentina: la parametrazione. Si tratta di un meccanismo ideato dall’INPS e deciso nel 2004, per pagare in certi Paesi, come in Argentina, una pensione inferiore, rispetto alla pensione italiana, con la scusa che da queste parti il costo della vita era inferiore. Alla faccia della parità davanti alla legge.

Temi tutti questi, sui quali farebbero bene ad occuparsi i nostri parlamentari. Al più presto.

marcobasti@tribunaitaliana.com.ar

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