“Neanche una parola” ma speriamo.

di MARIO BASTI

LA FINESTRA DI MARIO BASTI

Tremonti: “Paura e speranza”

Anche la FINESTRA di oggi sarà diversa dalle altre, nel senso che non so decidermi a scegliere fra i tanti spunti da sviluppare sicché alla fine, nell’incertezza, ho deciso di non svilupparne nessuno, ed invece accennare soltanto (per ora) a quelli cui posso dedicare alcune righe nello spazio di una FINESTRA. Che non per questo credo sia meno interessante, anzi!

Il primo spunto l’ho trovato, come mi succede sempre più di frequente, nell’editoriale dell’ultimo numero, o meglio nel titolo terribile che il Direttore ha trovato per esso: “Neanche una parola”. Titolo terribile, sconcertante, perché ci dice che ancora una volta, noi italiani all’estero siamo l’eccezione: Berlusconi dal suo debutto, 28 anni fa, sempre sbeffeggiato dagli avversari e anche dai suoi, come se fosse una macchietta o peggio e non un presidente del Consiglio, ed ora invece, per il discorso con cui lancia il suo quarto governo, piace a tutti, tutti ne dicono bene, tutti sperano che, quantunque la situzione sia tutt’altro che soddisfacente, il Cavaliere troverá la maniera di avviare almeno a soluzione e subito le attese di tutti: amici, alleati, indifferenti, avversari (meno qualcuno, come Di Pietro, ma si sa che l’eccezione conferma la regola). Tutti contenti, ma per noi, come ha scritto il DIRETTORE, nemmeno una parola! E allora per noi italiani al di qua dell’Atlantico, sarebbe forse consigliabile il libro che ha scritto il ministro Tremonti: “La paura e la speranza” che non ho letto, perché qui non è arrivato, ma il cui titolo mi pare riassuma un’opinione molto diffusa fra noi italiani al di qua dell’Atlantico: paura che continui a non esserci neanche una parola per noi, ma anche… perché siamo inguaribili ottimisti, (noi lo dimostriamo da 31 anni) SPERANZA, la speranza che qualcosa cambi e che l’incessante azione dei nostri onorevoli favorisca la scoperta! Sia pure tardiva.

TRENTUNO ANNI!

Quale scoperta? Perché 31 anni? Tu, caro Lettore, certo lo sai e forse lo ricordi; comunque, questo settimanale che stai leggendo, ti rinfrescherà la memoria: La scoperta è che in questo grande Paese del Sudamerica vivono milioni di italiani e loro discendenti e che un sustrato di amore all’Italia ce l’hanno tutti: basta qualcosa per attivarlo. Quanto ai 31 ANNI sono quelli che domenica scorsa ha compiuto questa nostra TRIBUNA ITALIANA mantenendoti sempre spiritualmente vincolato all’Italia, malgrado la separazione e la lontananza e documentando le opere e i giorni degli individui, dei gruppi, delle associazioni, dell’associazionismo, opere non trascurabili, pur se ignorate e dimenticate, che attestano questo vincolo spirituale indistruttibile. Ancora una volta, come tante altre, invito Roma a tenerne conto, a farsi i conti e vedere che con il turismo, con la preferenza del Made in Italy e in altri modi (come tanti anni fa le rimesse di aiuto familiare) alla ripresa dell’Italia possiamo e vogliamo collaborare, purché ci sia quel… qualcosa che dimostri che ci considerano parte viva e vera dell’Italia. Il giornale, ripeto, vuol essere ed è di questo vincolo affettivo, concreta testimonianza. Lo è stato per 31 anni, dal 18 maggio 1977, lo sarà per molti anni ancora, se tu, caro Lettore, lo capirai e collaborerai abbonandoti, leggendolo sempre, diffondendolo, perché anche se ora ci sono la radio e la televisone, il giornale è necessario e insostituibile. Lo compresero 31 anni fa, alcuni generosi membri della comunità italiana: primi fra tutti Luigi e Andrea Pallaro, Lino e avv. Domenico Di Tullio, Salvatore D’Antonio, Umberto D’Ambros, Geremia e Pierino Iezzi. A ognuno di essi un GRAZIE grande cosí. E dopo di essi, tanti altri, da altre localitá argentine, anche dall’Italia. E tanti ne occorrono ancora perché la comunità italiana per esistere ne avrà bisogno. Io che dopo tanti anni, ho passato il testimone a mio figlio, che ha la mia stessa passione, lo spero. E spero che i senatori e deputati che abbiamo eletti includano fra le necessità urgenti della nostra comunità anche contributi di maggior valore alla stampa, visto che maggiori sono le necessità.

UN ESEMPIO

Se me lo permetti, caro Lettore, col terzo spunto torno alle recenti elezioni che hanno riservato per noi una duplice sorpresa: non é stato rieletto il maggiore esponente della comunità italiana in Argentina, noto e apprezzato anche in altre comunità dell’America latina, Luigi Pallaro, presidente della FEDITALIA e la sorpresa e il disappunto è stato generale. É stato invece eletto senatore (anche una sorpresa generale) Esteban Caselli, un autentico carneade (non come filosofo, ma come sconosciuto). Esteban Caselli, che per chi ne aveva sentito parlare, aveva bazzicato alcuni anni fra i monsignori del Vaticano, come ambasciatore dell’Argentina presso la Santa Sede, ma non aveva avuto mai rapporti diretti con la comunità italiana dell’Argentina e con le altre dell’America latina. Perció, avendo avuto fra noi un fracco di voti, non si riesce a capire chi glieli abbia dati. E con tanta abbondanza! Tutti ex amici di Berlusconi che, a quanto si dice, lo ha proposto e sostenuto come candidato per noi e fra noi?

Lo stesso ex-ambasciatore ed ora senatore Caselli ha indirettamente confermato che con la nostra comunità non ha avuto quei rapporti intensi che avrebbero reso comprensibile tanto appoggio. Infatti in una intervista a “Italia chiama Italia” di Santo Domingo ha dichiarato di non sapere chi sia Luigi Pallaro… Non sapeva nemmeno che era stato senatore in questa circoscrizione, la stessa in cui è stato eletto lui?

Per fargli sapere chi é Pallaro l’on. Ricardo Merlo, eletto (anzi rieletto) il mese scorso, ha fatto in un’intervista a Walter Ciccione, che avrai letto, caro Lettore, una eloquente dichiarazione che condivido in pieno e con cui concludo la FINESTRA odierna, dato che mi manca lo spazio per altri spunti, anche per uno che mi riguarda personalmente e perció rinvio al prossimo numero.

Dice, dunque Ricardo Merlo al neo-senatore Caselli: “Se fossi al posto di Caselli starei molto attento a quello che dichiaro ai giornalisti.”

“In questo periodo post-elettorale, in cui sono stati sollevati dei dubbi riguardo a certi risultati elettorali, da parte di alcuni dirigenti politici ed organi di stampa, lui dichiara di non sapere parlare ancora l’italiano e di non sapere chi sia Pallaro.

“Io sarei più prudente per non alimentare ulteriori dubbi e sinceramente sarei più rispettoso nei confronti di Luigi Pallaro, che rappresenta un simbolo per tutti gli italo-argentini per aver lavorato da sempre per la crescita dell’associazionismo, che ha più di 200 anni di vita.

“Dire che non conosce Pallaro è una mancanza di rispetto non solo all’ ex Senatore, ma anche a tutti coloro che provengono dal mondo dell’ associazionismo di volontariato. E posso assicurare che siamo in tanti.”

finestra@tribunaitaliana.com

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