di Mauro Zani
Qualcosa sembra muoversi nel PD. Tanto a livello regionale che nazionale, fa capolino una versione più edulcorata della famosa vocazione maggioritaria. Del resto le elezioni amministrative incombono. Dopo che, com’era ovvio, Di Pietro va da solo in parlamento per tesaurizzare il suo gruzzolo di voti, il deserto intorno al PD impone una visione più realistica. Da soli nel 2009 si va incontro ad un ulteriore batosta elettorale, difficile da assorbire con la disinvoltura con la quale si è incassata quella di Aprile. Si parla adesso di un nuovo centrosinistra.
Meglio tardi che mai. Solo che un nuovo centrosinistra non puo’ nascere da una semplice tattica elettorale. Non basta una politica di riduzione del danno.
Il punto è sempre quello. Un nuovo centrosinistra ha senso solo se si mette in discussione il programma del PD (quello essenzialmente liberista della campagna elettorale) per dar luogo al progetto di un partito di centrosinistra che, come tale, deve comprendere anche la sinistra.
A tal fine non si tratta di rimettere in piedi vecchie alleanze, e neppure di attuare la svolta socialdemocratica temuta dall’ala popolare del PD. Ma di far avanzare una ricerca innovativa dentro i conflitti del mondo attuale, i quali mettono sempre più in drammatica evidenza tanto la debolezza dei sistemi democratici che il relativo logoramento dell’esperienza socialdemocratica nel corso del novecento. Una ricerca democratica e socialista insieme. Massa critica e nuova sintesi culturale e politica per investire sull’elaborazione progressiva di un progetto di governo per il futuro, entro e fuori i confini dello stato nazione.
Insisto. E’ cio’ che chiamiamo un’ipotesi demosocialista, potenzialmente in grado, in Italia, di ricostruire, con nuovi apporti, un vasto campo di forze. Maggioritario.
Europarlamentare (PD/PSE
