di Stefano Lobello
“Ritengo inevitabile affermare che la campagna del patronato Inca e del Suo giornale sulla gratuità del passaporto sia sterile e strumentale”. “Vorrei evidenziare che chi chiede e riceve il passaporto gratuito senza averne i presupposti commette una frode e una chiara evasione fiscale cioè reati”. Il cavaliere Stefano Lobello ci accusa
Caro direttore, nell’ultimo numero del Suo giornale Lei ha pubblicato la lettera del presidente dell’Inca con il titolo “Passaporto, cominceremo coi ricorsi”. Egli lamenta che il Consolato generale di Francoforte non rilascia passaporti gratuiti a coloro che ne avrebbero diritto e, asserendo che su questo fronte si sono mossi solamente l’Inca ed il Suo giornale, chiede anche cosa fa il Comites di Francoforte.
Io potrei rispondere che quanto affermato è totalmente falso e che il patronato Inca sa bene cosa fa e soprattutto cosa ha sempre fatto il Comites di Francoforte sulla problematica della gratuità del passaporto tenendo conto che già lo scorso anno questo Comites ha avuto modo di comunicare la sua posizione sull’argomento allo stesso patronato Inca nella persona del sig. Brillante.
A questo punto, tendo conto che il patronato Inca sta sfruttando la stampa credo solo per altri fini, mi trovo costretto ad usare lo stesso mezzo per chiarire, speriamo per l’ultima volta, la posizione del Comites da me rappresentato. Da tempo il Comites di Francoforte segue la vicenda sulla gratuità del passaporto ai lavoratori “emigranti” ai sensi delle norme sull’emigrazione ed agli “indigenti”. Già prima che venissero rilasciati i passaporti elettronici il Comites ha avuto vari incontri con il Console generale e il caporeparto dell’ufficio passaporti.
Il Console ci ha assicurato che il Consolato generale di Francoforte si sarebbe rigorosamente attenuto alla legge ed alle istruzioni in materia di rilasci dei passaporti e non avrebbe negato la gratuità a chi ne avrebbe avuto diritto e fino ad oggi a noi non risultano irregolarità nell’applicazione della legge.
Nel novembre 2006 il Comites di Francoforte ha presentato in Ambasciata un documento sui problemi ed aspetti del rilascio dei passaporti elettronici. Nelle varie assemblee Comites-Consolato con i connazionali, tenutasi in varie città della circoscrizione (es. Mainz, Limburg, Rüsselsheim, Gross-Gerau, Ludwigshafen,…) si è sempre discusso, tra le varie problematiche, anche delle modalità per il rilascio dei passaporti.
Vorrei poi far presente che nel corso della visita del viceministro degli Esteri Franco Danieli a Francoforte del marzo 2007 questo Comites, in un incontro privato, ha espresso al viceministro, assieme ad altre questioni, anche il problema gratuità dei passaporti. La problematica è stata presentata nuovamente allo stesso viceministro nel corso dell’incontro con l’Intercomites tenutosi a Stoccarda a giugno.
Vorrei inoltre precisare che questo Comites conosce perfettamente il documento dei presidenti Comites e del Cgie- Germania, menzionato dal sig. Brillante, perché oltre ad essere stato da me sottoscritto quale presidente di un Comites è stato da me firmato e diffuso quale coordinatore dell’Intercomites, cosa non espressa nella lettera del sig. Pappagallo.
Purtroppo però il documento esprime una posizione politica, senza alcuna valenza giuridica, sulla gratuità del passaporto; in esso viene chiesto che i consoli applichino la legge che prevede il rilascio del passaporto gratuito ai connazionali indigenti e loro congiunti e a tutti coloro che svolgono lavoro manuale.
A questo punto vorrei far presente che dopo ulteriore indagine al nostro Comitato non risulta che i connazionali in stato di indigenza o che svolgono lavoro manuale residenti nella nostra circoscrizione consolare debbano pagare il passaporto. Certamente è noto che lo stato di indigenza viene accertato dagli uffici per le questioni sociali che rilasciano apposito provvedimento.
L’ufficio ricevente l’autocertificazione ha il diritto- dovere di controllare la veridicità di quanto certificato. Inoltre ritengo necessario anche chiarire che per attività “manuali” si intendono quelle indicate dalla normativa (L21/67, art. 19 e circolare ministeriale 098/349 del 9.3.1994). Ciò premesso ritengo inevitabile affermare che la campagna del patronato Inca e del Suo giornale sulla gratuità del passaporto sia sterile e strumentale. Per fortuna non fa presa nella collettività perché altri sono i problemi e le aspettative dei connazionali.
Essi si aspettano servizi celeri ed efficienti, senza lunghe ed estenuanti code presso gli uffici consolari, senza inutili viaggi o inutili certificazioni che creano ulteriori costi e disagi. È in questo contesto che il Comites di Francoforte collabora quotidianamente con il Consolato per un migliore servizio, una proficua assistenza e una maggiore tutela dei nostri connazionali in cui tutti ne possano trarre profitto: cittadini e Stato. Il resto è demagogia.
Nel concludere vorrei riproporre all’Inca quanto già richiestole nella precedente comunicazione privata e cioè di dare informazione corretta sulla gratuità del passaporto e che diffondendo al pubblico che tutti gli emigrati hanno diritto al passaporto gratis è una informazione falsa che crea malcontento nella collettività.
Vorrei in ultimo evidenziare che chi chiede e riceve il passaporto gratuito senza averne i presupposti commette una frode e una chiara evasione fiscale cioè dei reati.