Gli italiani all’estero sono un valore aggiunto per il nostro paese

Intervista all’on. Laura Garavini PD Circoscrizione A Europa

Che impressione le fa il Parlamento italiano da matricola?

L’imponenza. E’ emozionante essere nel luogo della massima espressione della democrazia del nostro paese. Sono un po’ stupita dagli orari, dalla organizzazione del lavoro ma credo sia semplicemente un approccio di chi è abituato a risiedere all’estero, da chi è abituato ad orari precisi, ad una calendarizzazione preliminare degli appuntamenti. Questa pare essere la prassi dei lavori parlamentari. Si tratta solo di prenderne conoscenza e poi dopo anche abituarsi di conseguenza.

Si è fatta una idea di quale sarà l’atteggiamento di questo nuovo governo nei riguardi degli italiani all’estero?

Non ci sono ancora elementi per appurarlo, è chiaro che dovremo aspettare l’attività parlamentare vera e propria. Se lei si riferisce alle posizioni della Lega Nord Padania, purtroppo, non sono una novità. Già da anni la Lega ha mostrato insofferenza tanto è vero che da parte della Lega c’è stato, in passato, la presa di posizione contro il voto per gli italiani all’estero. E’ uno stato di fatto con il quale ci dovremo confrontare e che non renderà particolarmente facile ed agevole portare avanti delle proposte per gli italiani all’estero. In ogni caso ci sarà da parte mia tutto il mio impegno.

Di quali istanze si fa latore per quanto riguarda le comunità che rappresenta?

Io credo che sia importante cercare di portare a termine il buon lavoro fatto già nel corso del biennio del governo Prodi. Riprendere le proposte di legge che ci sono state sia per quanto riguarda l’assegno di solidarietà sia per il diritto di cittadinanza che sono proposte di legge che interessano il pubblico di connazionali dell’America del Sud. Oltre a questo, per quanto riguarda nello specifico le tematiche che interessano i connazionali residenti in Europa, penso in primo luogo a tutta una serie di provvedimenti che dovrebbero mirare a rendere molto più efficiente, più diffusi e moderni i servizi consolari. Penso anche ad iniziative che vadano a favorire il successo e l’integrazione dei nostri connazionali in realtà quali quella tedesca che presentano ancora tassi di difficoltà a livello scolastico e del mondo del lavoro di tanti nostri giovani. Un potenziamento di tutte quelle strutture che sono già operanti sul territorio le quali al momento non si occupano ancora di tematiche di questo tipo e che invece potrebbero essere potenziate ed aiutate ad entrare in collaborazione con le strutture dei paesi ospitanti.

Ma il governo passato ne ha chiusi più di uno di consolati.

Ha chiuso fondamentalmente agenzie consolari facendo un’opera di razionalizzazione mentre invece c’è stata in finanziaria la definizione di un potenziamento del personale tanto è vero che entrerà di ruolo entro il settembre di quest’anno. C’è stata comunque una razionalizzazione finalizzata ad evitare gli sprechi per disbrigo irrisorio di pratiche per esempio. E’ già stato stabilito dalla finanziaria deliberata un potenziamento del personale sia di ruolo sia assunto a contratto in loco che entrerà di fatto in ruolo nei prossimi mesi.

Il futuro degli italiani all’estero non può risolversi solo in questioni di contingenza. Nel lungo periodo cosa prevede si debba fare? Penso al commercio e all’interscambio.

Io credo che si debba riuscire a far si che l’emigrazione non sia più vista come una cenerentola ed un qualcosa di negativo. Questo atteggiamento è stato un po’ uno stereotipo italiano nei confronti della presenza dei connazionali all’estero. Invece l’emigrazione dovrebbe diventare un qualcosa di positivo, va interpretata e questo lo vedo anche come uno dei fini e degli obiettivi che avrò in qualità di parlamentare eletto all’estero facendo comprendere quanto gli italiani all’estero possano rappresentare davvero una potenzialità per il nostro paese. Non è più questione di emigrare ma è questione di mobilità. In tempi di globalizzazione, in tempi di internazionalizzazione, in tempi in cui si è confrontati di fatto con una grande mobilità, gli italiani all’estero possono rappresentare un valore aggiunto per il nostro paese sia in termini, come lei suggeriva, di internazionalizzazione di prodotti italiani ma anche in termini di mobilità del sapere. Mobilità delle competenze, delle conoscenze e quindi il discorso della presenza di una nostra comunità all’estero può essere addirittura un qualcosa su cui promuovere anche lo sviluppo del nostro stesso paese. Occuparci anche di quella che è la nuova emigrazione e di promuovere una maggiore attenzione a tutti quei progetti che vadano nella direzione di incontro e confronto tra Università e poli di ricerca italiani e stranieri in cui ad esempio siano occupati giovani laureati e giovani ricercatori italiani. Allo stesso tempo, rendere il polo universitario italiano attraente per gli stranieri che possano essere interessati a specializzarsi e venire qui in Italia per approfondire le proprie competenze. In questo senso ritengo che ci sia tantissimo da fare.

Lei ha una idea ben precisa di cose da fare, una lista. Qual è la prima della lista?

In primo luogo, è necessario dare la priorità a questi disegni di legge già a buon punto presentati nella precedente legislatura. Credo sia sensato ripartire da quelli. Subito dopo la necessità di una migliore efficienza della rete consolare, gioventù ed integrazione, mobilità, il sostegno alla lingua ed alla cultura italiana all’estero, di tutte quelle strutture che possano favorire l’integrazione dove esistono difficoltà di integrazione dei nostri connazionali. Una maggiore presenza femminile anche nei luoghi di rappresentanza ed in questo senso la riforma della legge sui Comites e CGIE è particolarmente urgente in considerazione del fatto che già dall’anno prossimo sono previste le elezioni per il rinnovo dei Comites.

E’ auspicabile la riapertura del Ministero per gli Italiani nel Mondo o di un Vice Ministro con delega scelto tra gli eletti all’estero?

Sinceramente credo che, con il governo Prodi si fosse riusciti a rendere il Vice Ministro per gli italiani all’estero un ruolo istituzionale importante che non fosse soltanto di mera rappresentanza ma che portasse avanti contenuti concreti. Credo che questo sia stato un esempio di buon governo che secondo me si potrebbe benissimo riproporre.

Faccia un nome, se dipendesse da lei chi nominerebbe?

E’ chiaro che lo sceglierei nel nostro schieramento di opposizione questo però non è possibile, ma sarebbe auspicabile un rappresentante Vice Ministro tra quelli eletti all’estero.

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