Mi kafkano le braccia

di Renzo Balmelli

In giro si odono strane ipotesi. Pare che Silvio III non sia il clone del primo e nemmeno del secondo, bensi’ un’altra persona, ormai aureoleata dal carisma del padre della patria, del saggio e maturo uomo di stato dedito agli interessi del Paese e non ai suoi. Vabbé, non è mai troppo tardi. Solo quei comunisti dell’Economist, camuffati da liberal, si ostinano a dire che è “unfit”, inabile a guidare l’Italia.
Nel bel quadretto c’è tuttavia una nota stridente. Alla RAI per esempio già si avvertono le prime avvisaglie dello spoil-system che preannuncia girandole di avvicendamenti nei posti chiave. Quanto ai giornalisti che fanno “un uso criminoso del servizio pubblico”, l’accusa ancora non è scomparsa dal gergo berlusconiano. Senza contare il resto. Con la tentazione mai sopita degli editti bulgari, col conflitto di interessi, il controllo globale dell’informazione, la sua idea di giustizia e la voglia di chiudere i conti con i magistrati: il nuovo Silvio sarà anche diverso, ma non sembra abbia rinunciato a nessuna delle prerogative per le quali si era creato una pessima fama.
Eppure la destra non solo ha trionfato, ma – dura lex, sed lex – si è imposta in modo uniforme in tutto il Paese, perché uniforme é il sentimento che la puntella. E’ un fenomeno analogo al peronismo: un rapporto, come lo descrive lo psicologo Alessandro Amadori, “simbiotico con la società”. E pensare che pochi giorni prima delle elezioni si prevedeva per Berlusconi una vittoria di Pirro… Mai pronostico fu tanto sballato. Soltanto gli exit-poll hanno fatto peggio. La vittoria di Pirro si è trasformata in un’eredità destinata a durare ed a pesare sui destini del Paese.
Mi trovo spesso a domandarmi – scriveva Norberto Bobbio – se il berlusconismo non sia una sorta di autobiografia della nazione. Negli ultimi tempi , inutile negarlo, è cresciuto fra la popolazione un sentimento che non è né antipolitica, ne rabbia, bensi’ paura. La paura di perdere il benessere. La paura cattiva consigliera.
L’inconscio collettivo, avverte Amadori, non é un’invenzione di Jung: esiste. E' una somma di stati d’animo individuali che occorre intercettare per non entrare in dissonanza con il sentimento generale.
Un momento, pero'! Nei precedenti passaggi a Palazzo Chigi la coalizione di destra che ora ha riavuto tutti quei numeri non era riuscita a produrre un solo atto di governo degno di essere ricordato. Piu’ dissonanza di cosi’! Come la mettiamo?
Quando non si riesce a cogliere l’essenza delle cattive notizie l’unica cosa che viene in mente é una vecchia battuta, che dice: mi guardo attorno e mi “kafkano” le braccia.

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