I Radicali di Sinistra propongono l'unità della Sinistra laica da subito.
Dopo quello che è stato definito lo “Tsunami” della Sinistra italiana, ovvero la scomparsa dal Parlamento delle forze che componevano la Sinistra Arcobaleno ed il Partito Socialista, stenta a decollare una seria analisi sulle ragioni di una disfatta che va ben oltre ogni più negativo pronistico.
Se, da una parte, Veltroni ha la doppia responsabilità di aver riportato Berlusconi al potere e, al contempo, di aver compiuto un'operazione scientifica di pulizia etnica delle forze progressiste, dall'altra socialisti e arcobaleno hanno compiuto l'errore di farsi scaricare addosso il vecchio governo Prodi e, soprattutto, di non aver saputo mettere in campo proposte chiare e convincenti. In particolare, i vertici della Sinistra Arcobaleno sono responabili di una operazione di sommatoria delle burocrazie di partito e la costruzione di un raggruppamento molto lontano da un'idea di sinistra plurale, che ha volutamente escluso soggettività di sinistra laica e progressista (i Radicali di Sinistra in primis) per preferire un anacronistico modello “antiliberista e anticapitalista” con qualche spruzzata di ambientalismo, che poi si è rivelato lontano anche dai comunisti.
E' mancata democrazia, pluralismo e condivisione per la costruzione dell'Arcobaleno, preferendo un percorso di blindatura dei posti e l'appiattimento, a livello locale, sulle candidature targate PD. Tutti elementi che hanno reso poco credibile il progetto Arcobaleno e che l'hanno fatto apparire come la ciambella di salvataggio dei potentati di Verdi, Rifondazione, PdCI e Sinistra Democratica.
I socialisti, ai quali va riconosciuto l'onore delle armi di una dura corsa solitaria, non sono stati in grado di esprimere un forte e riconoscibile progetto socialista; la loro presenza è apparsa più un appello al voto “etnico”, una chiamata alla conta dei socialisti, incapace di aggiungere, al tradizionale 1% di elettori “resistenziali” socialisti anche un voto di opinione su alcuni punti fondamentali per lo sviluppo economico e civile del nostro Paese, tra i quali il ruolo della scuola pubblica e l'ampliamento dei diritti di cittadinanza.
Al di là delle percentuali, quel che conta, a nostro avviso, è comprendere un dato storico. Le urne hanno consegnato di nuovo il Paese a Berlusconi; ma, questa volta, all'opposizione non vi troviamo comunisti, socialisti, ambientalisti, ma un moderatissimo PD.
L'urgenza di ricostruire una forte sinistra in Italia è quindi una priorità assoluta. In questo percorso di ricostruzione conterà molto il metodo, le intellettualità che si vorranno mettere in campo e, soprattutto, l'apertura verso la società italiana e le forze politiche alternative ed emergenti.
Al momento è sconsolante notare come i quadri dirigenti della sinistra italiana, e ci riferiamo a tutti i partiti alla sinistra del Partito Democratico, tutti quelli catastroficamente sconfitti alle elezioni politiche 2008, hanno un'idea erronea di cosa significhi unità a sinistra. Piu' o meno tutti i partiti di sinistra, dal cartello ex-Sinistra Arcobaleno al Partito Socialista, forze ormai extra-parlamentari, si accingono ad un approccio unitario che privilegi le loro realtà senza una vera apertura “paritaria” verso quelle organizzazioni, associazioni, comitati, radicati sul territorio ed interessati ad un discorso condiviso a sinistra ma non disposti ad essere fagocitati da questi partiti e, soprattutto, da politiche vecchie che si sono rivelate fallimentari con l'ultimo risultato elettorale. E questo propro in contraddizione con il volere della base, più propensa ad un discorso di apertura verso le variegate realtà che animano la sinistra italiana.
Noi crediamo che i percorsi e le risposte debbano essere ben altre. A partire dal Congresso del Partito Socialista, chiederemo che questo soggetto politico eviti la costituzione di un partitino etnico, socialista dell'1%, ma che diventi soggetto costituente della sinistra laica, unita ed alternativa alla destre e che, in un secondo momento possa avviare un dialogo franco e onesto con Sinistra Democratica, i Verdi, e quanti, dentro Rifondazione, vorranno accettare la sfida di una sinistra nuova, non più anticapitalista, ma liberalsocialista. Per quanto riguarda il percorso di unità dei comunisti prospettato da Diliberto, crediamo che sia, nonostante la nostra distanza dai comunisti, utile ed auspicabile un unico partito comunista italiano, ma si tratta di una strada molto diversa da quella che noi prospettiamo.
Più che le addizioni, che in politica non danno mai una somma, crediamo che occorra trovare nuove sintesi, archiviando i vecchi vizi del passato, primo fra tutti, quello di sentirsi ciascuno autosufficiente; se le dirigenze politiche, questa volta avranno il coraggio di ascoltarci, i Radicali di Sinistra potranno svolgere un ruolo centrale di elaborazione e di rinnovamento: in fondo, alla Sinistra italiana manca proprio quella radicalità nei valori di Giustizia e Libertà, che solo noi possiamo portare e mettere a disposizione per il rinnovamento della Sinistra e il progresso del Paese.
Per il Comitato Politico dei Radicali di Sinistra
Pietro Affaiati,
Fabrizio Cianci,
Pierfrancesco Lorenzini,
Enea Melandri,
Giacomo Orsucci,
Francesco Saddi,
Manuel Santoro