Anhe in Italia abbiamo rilanciato la lettera appello, promossa da Aegis Trust, firmata da giuristi di fama internazionale e, grazie a noi, esponenti di spicco del mondo accademico e dell'associazionismo italiani, per chiedere all'Onu un'azione più decisa nel chiedere al governo sudanese la consegna di Ahmad Harun e Ali Kushayb, sui quali pende da oltre un anno un mandato di cattura per crimini di guerra della Corte penale internazionale. Il comunicato che abbiamo diffuso ieri è stato rilanciato dalle agenzie di stampa e ripreso da qualche radio e il tg3. Sui giornali, invece, oggi non ho trovato nulla… purtroppo in questo periodo i quotidiani italiani parlano solo di elezioni e di Alitalia!
Comunque andiamo avanti, in attesa dl Global Day per il Darfur del 12 aprile.
Saluti.
Antonella
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Giuristi internazionali e italiani impegnati per i diritti umani in Darfur
Ex-procuratori del processo di Norimberga e procuratori dei Tribunali internazionali dell'ONU chiedono un intervento deciso contro i presunti criminali di guerra del Darfur
Rinomati giuristi di livello internazionale – tra cui Carla del Ponte – chiedono al Consiglio di Sicurezza dell'ONU un confronto con il Sudan per il suo diniego di consegnare due presunti criminali di guerra alla Corte Penale Internazionale. Ahmad Harun e Ali Kushayb hanno a loro carico 92 capi d'accusa per crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi nel Sudan.Italians for Darfur – a meno di due settimane dalla giornata mondiale per il Darfur del 12 aprile – ha promosso anche in Italia la campagna “Wanted for War Crimes“, una rete di organizzazioni che si occupa del perseguimento dei criminali di guerra accusati dalla Corte Penale Internazionale per il Darfur. L’iniziativa ha visto l’adesione di molti esponenti del mondo accademico e giuridico anche nel nostro Paese, Tra i primi firmatari il professore Sebastiano Maffettone, direttore del Centro studi e ricerca dell’Università Guido Carli (Luiss), i professori Antonio Papisca e Marco Mascia, rispettivamente direttore e vice direttore del Centro interdipartimentale di ricerca e servizi sui diritti della persona e dei popoli dell'Università di Padova, Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti dell’associazione per i diritti umani “Nessuno Tocchi Caino” e molte altre associazioni, tra cui Articolo21, l’Associazione per i popoli minacciati, l’Unione giovani ebrei italiani e l’associazione Onlus Fonte di Speranza. “Tra le varie accuse contro Harun e Kushayb – sottolinea in una nota “Italians for Darfur”- una delle più gravi è l’organizzazione a Bindisi, nel Darfur occidentale, dell'assassinio di civili, dello stupro di donne e bambine, la distruzione della moschea e la messa in fuga di 34.000 persone. Poiché il governo sudanese si rifiuta di indagare su questi crimini, il 31 marzo di tre anni fa il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è visto costretto a inoltrare la questione Darfur alla Corte Penale Internazionale. Ma ora, senza pressioni da parte dell'Onu è improbabile che il Tribunale Internazionale riesca a ottenere la consegna dei presunti colpevoli di questi atroci crimini”.
Attraverso la lettera aperta appello al Consiglio di Sicurezza si chiede l'immediata estradizione di Harun e Kushayb e una forte e univoca presa di posizione dei massimi livelli (presidential statement) in occasione del prossimo rapporto del procuratore della Corte Penale Internazionale che verrà pubblicato in giugno.“I firmatari dell’appello – ribadisce la nota – esprimono la loro indignazione per il fatto che nonostante le accuse Ahmad Harun continui a lavorare per il governo sudanese, occupando addirittura la carica di Ministro per le questioni umanitarie occupandosi dei lavori umanitari in corso in tutto il paese. Harun è stato anche nominato presidente di un comitato che supervisiona le segnalazioni di violazioni dei diritti umani e che è in contatto con le truppe per la pace dell'UNAMID. Anche Ali Kushayb è stato eletto membro dello stesso comitato. In questo modo due dei maggiori indiziati per orrendi crimini di guerra sono ora responsabili della sorte dei sopravvissuti”.Hanno aderito, tra gli altri, Richard Goldstone, ex-procuratore capo della Corte Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia e per il Rwanda; Henry King, procuratore al processo di Norimberga; Femi Falana, presidente della Camera degli Avvocati dell'Africa occidentale; Irwin Cotler, ex-ministro della giustizia canadese; Salih Mahmoud Osman del Darfur, vincitore del Premio Sakharov del Parlamento Europeo; Abdelrhman M. Gasim; Mohamed Abdalla Eldoma e Esadig Ali Hassan della Camera degli Avvocati del Darfur.