Non c’è nulla che sia precluso al nostro paese se noi non perdiamo la nostra anima.

Intervista all’on. Ermete Realacci Partito Democratico-Ulivo

Veltroni si sforza di dimostrarsi un uomo nuovo per una politica nuova soprattutto nelle candidature. Giovani ma figli anche di personaggi della nomenclatura

In qualche caso si, in qualche altro francamente no. C’è una scommessa sui giovani ed una scommessa è sempre un elemento di rischio, questo deve essere chiaro. C’è la volontà di segnalare la volontà di un cambiamento quando Veltroni si posiziona numero due a Roma dietro la Madia o dietro la Picerno in Campania. Conoscevo da tempo la Picerno non conoscevo la Madia ma sono delle ragazze valide. E’ ovvio che se dovessi scegliere a chi far governare l’Italia non mi affiderei a loro. Possono essere delle buone parlamentari ma, essendo giovani, un partito correrebbe anche un rischio. Da questo punto di vista non si possono fare le frittate senza rompere le uova. Se si vuole il cambiamento, se uno vuole dare accesso anche ad esponenti della società civile che sono fuori della politica, deve correre questo rischio. Spesso, chi è chiamato a partecipare alle decisioni importanti che vengono prese in parlamento alla Camera al Senato, sono persone che non sempre hanno la certezza di essere in grado di svolgere quel compito. Ma siccome il nostro parlamento è un parlamento fin troppo affollato con un numero di parlamentari molto elevato, ci sono tante brave persone di esperienza che possono aiutare questi inserimenti di novità che era giusto apportare.

Poniamo il caso che il centrodestra vinca le elezioni con i numeri di Prodi alla Camera ma senza maggioranza al Senato che si farà?

Si cambiano le regole e si ritorna a votare ha detto Veltroni. Io penso che abbiamo perso una buona occasione per compiere un atto di responsabilità sul finire di questa legislatura. Adesso, anziché essere in campagna elettorale, potevamo essere in una fase in cui stavamo scrivendo assieme le regole, quelle elementari, la legge elettorale ed i regolamenti parlamentari per poi andare a votare tra qualche mese. Sarebbe stato utile per il paese e per i cittadini. Poi, parliamoci chiaro, questa legge elettorale è pessima ma sono le regole e quindi le rispettiamo. E’ come se uno dovesse partecipare ad una partita di baseball è chiaro che si dovrà dotare di mazza e guantone. Queste sono le regole del gioco. Ma è una legge che non aiuta né a far capire con chiarezza in che direzione il paese vuole andare, né a scegliere bene i candidati. Impedisce ai cittadini di capire chi stanno votando, questa è la verità. Li priva di un rapporto con gli eletti. E’ proprio una brutta legge elettorale.

E’ nota la sua posizione a sostegno dei collegi, è ancora di questo avviso?

Sono ancora di questo avviso. Personalmente, ho sempre preferito, però si possono prendere in considerazione e discutere anche altre proposte, il meccanismo dei collegi. Nei collegi, anche persone non notissime quando vengono chiamate a rappresentare un territorio, sono spinte da un lato ad avere un dibattito serrato con i loro avversari dovendo dimostrare da subito, in qualche modo, il loro valore, dall’altro mantengono un rapporto diretto con il territorio che li aveva eletti. Sono qui alla Camera da un tempo relativamente breve, sette anni, però ho fatto in tempo ad essere eletto con la vecchia legge elettorale. Ero il parlamentare di Pisa ed a Pisa, anche coloro che non mi avevano votato, sapevano di avere un punto di riferimento. Ecco, questo rapporto fra territorio ed eletti è stato completamente spezzato da questa legge e quindi si fanno le liste in una maniera che, obiettivamente, ci si espone a molti problemi ed altrettanti rischi. Anche il Partito Democratico li ha corsi è fuori di dubbio.

Lei è stato tra quanti hanno firmato il referendum elettorale

Ero fra quanti hanno firmato per il referendum elettorale ma non perché questo referendum proponesse una buona legge. Noi sappiamo che in Italia esistono solo referendum abrogativi ciò significa che bisogna abolire ciò che c’è per costruire il nuovo. E’ accaduto così anche in passato. Però mi aveva sorpreso che avessero partecipato per esempio alla raccolta di firma, anche formazioni politiche. Penso ad Alleanza Nazionale che aveva votato pochi mesi prima questa legge. Prima hanno votato e varato una schifezza e poi hanno raccolto le firme per cambiarla. Sarebbe stato meglio se l’avessimo cambiata assieme prima di portare di nuovo al voto gli italiani.

Una campagna elettorale dai tono pacati. Ma le prime avvisaglie di superamento della soglia di pacatezza si stanno cominciando ad avere. Ritorneremo a sbranarci in campagna elettorale?

Non sono rimasto sorpreso dell’alzata di toni da parte di Berlusconi, del gesto si. Perché il gesto mi è sembrato francamente sprezzante e violento. C’è una simbologia nei gesti. Come sempre, dopo aver stracciato il programma del Partito Democratico, ha immediatamente smentito. Tutti i giornali a caratteri cubitali riprendevano il titolo” Silvio Berlusconi straccia il programma del Partito Democratico”. Era chiaro che quel gesto avesse quel significato ed era stato fatto per finire, come è finito, su tutti i telegiornali in pasto a milioni di italiani. Però non sono stato sorpreso dell’innalzamento dei toni. Ho persino scommesso vincendo una cena sul fatto che lui non avrebbe saputo tenere i toni pacati di una campagna da statista. Sono quindici anni che Berlusconi fa le campagne elettorali solo in questa maniera aggredendo gli avversari a forza di “comunisti” di “libertà”. Non regge, è più forte di lui. Berlusconi non resiste. Mi ricorda molto quella scena del film “Chi ha incastrato Roger Rabbit” in cui il cattivo ad un certo punto, comincia a tambureggiare sul bancone del bar per stanare il coniglio che è nascosto, ammazza la vecchia e il coniglio comincia a fremere, alla fine scatta fuori col cric. Berlusconi non regge a una campagna civile. Però noi non lo seguiremo su questa strada. Noi vogliamo veramente che la posta in gioco sia chiara.

Il New York Times ha definito l’Italia un paese triste e depresso, la cura di Veltroni quale sarà, ma soprattutto, sarà efficace?

Cambiare rispetto al passato. Chiudere con una politica che è stata solo in grado di creare aggregazioni degli uni contro gli altri e non in positivo per il bene del paese. Far ragionare gli italiani su quello che serve per affrontare i problemi di oggi e le sfide del futuro nella convinzione che l’Italia possegga enormi risorse. Io non l’ho mai condiviso anche quando veniva detto dal centrosinistra questa idea di un paese sventurato, destinato al declino, rassegnato. Non è così. L’Italia ha tante risorse. C’è una frase che io condivido molto e che Veltroni ripete sempre e che diceva già prima dello slogan “rialzati Italia” ed è quella in cui dice che c’è un’Italia che è in piedi, una Italia fatta di lavoratori, di imprese, di famiglie, di comunità, di gente che ha saputo anche guardare al resto del mondo rimanendo con i piedi sul territorio. Noi li vorremmo chiamare a raccolta questi talenti che sono persone, che sono imprese che sono anche reti del nostro paese perché siamo convinti che assieme, l’Italia ce la può fare. Non c’è nulla che è precluso al nostro paese se noi non perdiamo la nostra anima.

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