di Domenico Bilotti
A dispetto degli oceani di inchiostro e delle mensilità intere di trasmissioni televisive che gli sono stati devoluti, il Partito Democratico si sorregge su 16 gravi questioni “silenziate”: hanno fomentato polemiche ad orologeria, prima di caducare nel niente del silenzio imbarazzato. Vediamole:
1-adesione al Pse.
Il PD, in un primo momento anche per bocca di Fassino, aveva spiegato che il riformismo europeo solo lì ha cittadinanza. Dopo gli ostracismi in salsa margherita, una lista del PD (“A Sinistra per Veltroni”), cioè una corrente e non un organigramma, che è già grave, ha fatto dell’ingresso nel PSE il proprio ragionamento. È andata male: un risicato 10%, che certo non pensiona il legame del PD col PCI-PDS-DS, ma è troppo debole per essere rappresentativo. Lo special guest della campagna elettorale al fianco di Veltroni sarà comunque Watson, dell’ALDE e non del PSE, e Rutelli quale sindaco di Roma aderisce al PDE quale raccordo tra il liberalismo economico moderato dell’ALDE e il conservatorismo civile e morale del PPE. I Radicali di Sinistra invece sono in rapporti con l’unica forza che si è spesa per la creazione del Partito Radicale Europeo, il PRG, ora nell’ELDR, e di certo non hanno mai misconosciuto il valore dei partiti che praticano l’Internazionale Socialista.
2-rapporti col sindacato.
La CISL fu poco critica persino nella legislatura Berlusconi. E la CGIL dopo due governi di centrosinistra, e uno sperato terzo più marcatamente centrista con Veltroni, è pronta a seguire. La minoritaria UIL dovrà obtorto collo secondare la linea unitaria. Il che vuol dire: verso il sindacato unico democratico. I Radicali di Sinistra non hanno mai rinunciato ad esprimere la centralità della tutela del lavoratore, sapendo anche contestare quando l’elevata stratificazione sindacale diventava più che centro di conflitto organizzazione di centro di potere.
3-le questioni civili stracangiate in “temi eticamente sensibili”.
Violato l’impegno elettorale del programma (PACS, abolizione legge 40, estensione 194), ora il PD estirpa tutte e tre le questioni dalla selva delle proposte politiche. I Radicali di Sinistra hanno sempre lottato invece per la parità sessuale, il superamento della legge 40, l’approccio pienamente confermativo alla legge 194, che ha lottato contro il dramma dell’aborto clandestino.
4-Legge Elettorale.
Il PD ha preteso di dare senso e visibilità istituzionale agli incontri di Veltroni e Franceschini con le forze politiche, ma nuova legge elettorale non è mai nata. Nello stesso PD ci sono cultori di maggioritario e proporzionale. O dei due sistemi, con qualche correttivo: francese, tedesco, israeliano, spagnolo. Vedremo che fortuna avrà il “cinese”, con l’affiorare del centralismo democratico del PCI nei suoi aspetti più dirigisti. RS invece ha promosso un dibattito pubblico sull’argomento e ha rimesso la sostanzialità del tema a un solo irrinunciabile parametro: l’utilità per il sistema di rappresentanza politica costituzionale.
5-Riforme Istituzionali.
Nel PD convivono presidenzialisti e parlamentaristi. Se torniamo alle scuole elementari e all’insiemistica, è come trovare una pallina rossa nel cerchio delle palline nere… RS ha pubblicamente etichettato il dibattito come sterile, quando è stato palese che esso serviva ad aggiungere soltanto carne a cuocere nel periodo di riavvicinamento PD-PDL.
6-il ruolo di Bersani.
Le tre lenzuolate arenate nel niet dei regolamenti parlamentari sono state ridotte all’osso e restando così immutate sarebbero più a freno che a sostegno dell’equità e della competitività. Ciò non toglie che Bersani doveva essere l’uomo nuovo nel PD; eppure, non ha corso come candidato alle Primarie, non ha guidato la lista di Sinistra del PD, è piuttosto silente in campagna elettorale. RS ha invece aderito allo spirito delle liberalizzazioni come strumento di smantellamento dei gruppi di potere e delle rendite di posizione.
7-il ruolo di Anna Finocchiaro.
L’onorevole Finocchiaro non solo non ha fatto le Primarie del PD da leader di lista, candidata alla segreteria o leader di corrente. Ma già si parlava di lei per la premiership nel 2005-06. Ora sarà in Sicilia, a celebrare il PD che corre isolato (e non tanto isolato!) sul nazionale, ma schiavo della vecchia cara Unione negli enti locali. RS non ha mai preteso di entrare nelle strategie politiche ed elettorali dei partiti, ma quando ha interpretato la dicotomia tra governo centrale ed enti locali lo ha sempre fatto sapendo che l’unico limite è quello della corretta rappresentanza del voto e del pensiero.
8-il ruolo di Massimo D’Alema.
Nella nicchia della politica estera, ha rinverdito una certa ed ovvia autorevolezza personale, nonché un carisma dialettico che pochi altri hanno avuto nella storia recente del suo partito. Che sarà o farà D’Alema nel PD prossimo venturo? Di certo non c’è plauso unanime per lo svolgimento del suo ufficio: missioni militari, aumenti di spesa, strategie sulla questione medio-orientale e su quella balcanica. Tutti temi su cui RS ha invece sempre avuto chiare posizioni, autenticamente libertarie e autenticamente tese all’assicurazione-sicurezza della Pace.
9-Questione Settentrionale.
Si risolve il cinismo dell’imprenditoria settentrionale candidandola nelle liste del proprio partito o incoraggiando meccanismi di redistribuzione, contrasto alla criminalità estera e locale, sgravi fiscali soprattutto al piccolo autonomo e al salariato?
10-Questione Meridionale.
Vedi sopra. Con l’aggravante di enormi problemi ambientali e delinquenziali che, come testimoniato dalle attività recenti, RS in triste, immancabile solitudine sta evidenziando.
11-Questione “Centro Italia”.
Il distaccamento del PD dal pur buono della Sinistra Italiana nelle ex regioni rosse rischia di esser drammatico. O cementerà blocchi di potere o aprirà a tanti, non più isolati, casi “Guazzaloca”. Buone, ma algide amministrazioni di centrosinistra scavalcate da candidature vicine alla Destra populista.
12-Indulto.
Pattuito dal PD con Forza Italia, dentro i reati finanziari, fuori quelli “politici”. “NON POSSUMUS” sull’antiproibizionismo. RS ha invece richiesto un vero provvedimento di clemenza sulle sole ipotesi delittuose minori: con un maggior numero di legittimati e un minor tasso di pericolosità sociale.
13-Opere Pubbliche.
Si seguirà Berlusconi e in un certo senso la volontà di Di Pietro del costruire, come se l’infrastruttura fosse un quantum e non un medium? RS ha tenacemente avvinghiato la tematica delle opere pubbliche sulla compatibilità ambientale. Spesso disattesa dalle stesse “forze” verdi.
14-Governo Prodi.
Insuccessi (molti) e successi (misconosciuti) non rientrano nel dibattito dei leaders democratici. Non c’è revisione sugli errori, per quanto riguarda Esteri, Scuola, Politiche Salariali. Non c’è interiorizzazione sui meriti di bilancio. Un biennio cancellato, perché così vuole la spendibilità elettoralistica. RS ha contrariamente a ciò dimostrato di saper valutare criticamente entrambi gli aspetti.
15-Stampa.
Repubblica e Corriere della Sera faranno “endorsement”, come nel 2006, con l’evidente timore di “portar sfiga”, o manifesteranno verso il PD più silenziosa e cospicua adesione? È a rischio comunque il rapporto puro e lineare tra una forza di governo e la stampa che deve saper valutarla, informandone sulle opere la cittadinanza. RS non ha mai chiesto prebende o paginate. A scapito della visibilità, si è preferito un rapporto di “lunga raccolta”, di “lunga semina”. Che a maggior ragione doveva esser fatto da un partito che inizia dal 30% o poco più.
16-Televisioni.
Avremo la riforma antimonopolista che auspichiamo da anni? Al momento, il “programma” tace, o si sperde in formule laconiche.
Comitato Politico dei Radicali di Sinistra
Coordinatore regionale della Calabria