di Alessio Palantrani
Riflessioni e considerazioni sull’attuale situazione dell’Italia, sempre in affanno e in emergenza
Gli spunti su cui riflettere sarebbero innumerevoli. Poter pensare di affrontarli tutti sarebbe quantomeno presuntuoso e sbagliato, ma trovare una chiave di lettura comune che li faccia apparire come tante sfumature di un unicum non è cosa impossibile. Il riferimento è alla attuale situazione del Sistema Paese – Italia che sta facendo acqua da tutte le parti. La stretta attualità è così drammaticamente complessa che davvero si ha la sensazione di non essere capaci di uscirne.
La chiave di lettura, probabilmente, va individuata su due livelli: su quello politico e su quello sociale. La politica, infatti, è troppo invadente e ramificata per non avere responsabilità oggettive e dirette; la società ne ha altrettante perché, se non con rare eccezioni, non riesce a proporre alternative efficaci, a condurre proteste propositive, ad imporre l’agenda politica ai suoi rappresentanti.
Un’immagine per tutte (come la foto dell’articolo sta a testimoniare) è l’immondizia del napoletano. La rappresentazione dell’Italia si può, in maniera ovviamente radicale e provocatoria, racchiudere con le tonnellate di rifiuti, di escrementi e di feccia accumulati sul suolo pubblico della città partenopea. Un popolo, una nazione che non è in grado di gestire ciò che consuma e rifiuta non può che essere considerato al pari di ciò che consuma e rifiuta. Le responsabilità sono evidentemente, in prima battuta, dei governatori campani, ma il problema persiste ed è evidente da oltre quindici anni per cui non possibile che a livello centrale un Governo non riesca a porvi rimedio. È vero, la malavita organizzata rende tutto più complicato, specie quando c’è il rischio che sia collusa con le istituzioni (ma che è in grado anche di insinuarsi fra i protestanti e dar vita a scontri violenti con le forze dell’ordine), però da qualche parte bisogna pure incominciare questo risanamento.
Innanzitutto sarebbe ora che il popolo italiano tornasse ad indignarsi, a vergognarsi, a rendersi conto di ciò che gli sta accadendo e di come è trattato. L’Italia è il paese dei paradossi, è il paese che va a conferire i rifiuti alla Germania che da quei rifiuti produce energia che poi ci rivende. Ma ci rendiamo conto o no? E nessuno protesta anche perché pochi sanno. E allora Beppe Grillo (che sostituisce, di fatto, l’informazione) diventa il paladino degli sconfitti, dei deboli, dei “fottuti” che dovrebbero risorgere e rifondare, dal basso, un nuovo risorgimento italiano. Perché è di questo che abbiamo bisogno. Di un nuovo miracolo italiano. Ma non di quello catodicamente promesso da un Cavaliere in doppio petto o da un Sindaco convinto di battere da solo una corazzata. Il miracolo deve partire necessariamente dalla popolazione, attraverso le sue proteste, la raccolta di firme per fare proposte di legge o indire referendum, attraverso scioperi e boicottaggi di massa: sono tutte armi legali e costituzionali e, forse, le uniche pacifiche con le quali qualcosa potrebbe cambiare. Perché è sempre di strumenti pacifici, ovviamente, a cui si fa riferimento.
Assistere, in questi giorni, ai teatrini dei politicanti in televisione è francamente triste e deprimente. Osservare coloro i quali dovrebbero governarci stare per mesi a litigare su una riforma elettorale (che poi non c’è stata, anzi è stata una concausa della caduta del Governo in carica) mentre la gente non ce la fa ad andare avanti, mentre i giovani si sbattono per trovare un lavoro decente e soddisfacente, mentre nelle fabbriche si muore senza alcuna consapevolezza, è decisamente imbarazzante. E fa arrossire soprattutto l’incapacità che questa classe dirigente ha nell’avvicinarsi, nemmeno nel comprendere, alle difficoltà in cui la sua popolazione è costretta a barcamenarsi quotidianamente. L’empasse decisionale che blocca l’assunzione di ogni provvedimento per quanto riguarda l’emergenza rifiuti è inaccettabile da ogni punto di vista, perché mentre nelle stanze importanti si discute nei bassifondi la gente si ammala, imputridisce e (inutilmente) inveisce.
È giunta l’ora di tornare a far sentire la voce del popolo, imbottire di contenuti e valori quelle parole di cui i politicanti si riempiono la bocca e la rete è uno strumento importante da utilizzare. La rete è l’unica possibilità di raggiungere ampie frange di popolazione e attraverso cui veicolare messaggi e prospettive. L’altra possibilità, forse, è quella di tornare a fare politica, dunque, guarire il male dal suo interno.
Le nuove generazioni sono, probabilmente, ad un bivio: disinnamorarsi totalmente della cosa pubblica o gettare dentro di essa le proprie passioni e le proprie ambizioni per poter cambiare qualcosa in un futuro prossimo, speriamo, non troppo lontano.(2duerighe.com)