Decidono tutto gli oligarchi, gli altri si accomodino

In attesa che gli organismi dirigenti del Partito della Rifondazione Comunista si riuniscano per ratificare quanto deciso, e già fatto, da una decina di persone vorrei offrire, a chi interessano, alcune considerazioni e riflessioni.
Sono completamente d’accordo con l’articolo di Tiziano Loreti e Alessandro Bernardi (Liberazione del 12 febbraio pag. 9) in risposta a quello di Walter De Cesaris.
www.liberazione.it/a_giornale_index.php?DataPubb=12/02/2008
Ma vorrei aggiungere una sola cosa.
Walter, nel suo articolo
www.liberazione.it/a_giornale_index.php?DataPubb=08/02/2008
sostiene che da tempo si discute delle “liste unitarie” della sinistra unitaria e plurale, che la segreteria ha dato corso a quanto “discusso” e che gli organismi, alla fine, decideranno democraticamente.
Vorrei far notare che la direzione del PRC si è riunita il 26 gennaio per discutere della proposta di “governo di scopo”. Si è parlato, certo, di eventuali liste unitarie, e ci sono state opinioni diverse in merito, ma senza assumere decisioni. Lo stesso Giordano nel suo intervento ha fatto vaghi accenni alla questione ma ha chiuso dicendo “In questi giorni terremo un incontro per discutere delle prossime elezioni amministrative, in occasione delle quali puntiamo a fare un investimento comune con le altre forze della sinistra.
Siamo di fronte a passaggi complessi dove è indispensabile allargare la direzione anche alle realtà decentrate: tutti abbiamo una responsabilità collettiva e dobbiamo avere una tenuta nel dibattito nazionale e nell’orientamento generale di tutto il partito. Sta a noi esserne all’altezza.” Per chi volesse verificare se nella relazione di Giordano ci fosse la lista unica, la questione del simbolo o quella del leader questo è il link:

Da quella riunione (la prossima è convocata il 18 febbraio, dopo 23 giorni) Marini ha fallito, Napolitano ha sciolto le camere, e si è deciso: 1) di presentare una lista unica sia alla Camera che al Senato. 2) di correre da soli sulla base della decisione autonoma del PD e non viceversa 3) di avere un simbolo senza riferimenti alle forze politiche che compongono la lista. 4) di nominare Bertinotti candidato a premier.
A me non sembrano decisioni da poco. E’ così fuori luogo pensare che sarebbe stato meglio convocare la direzione per discutere di queste scelte e per votare un mandato alla segreteria? Era così scontato che si facesse la lista unica alla camera? Che il PRC si battesse come un leone per il simbolo arcobaleno escludendo altre soluzioni? Che il rapporto della sinistra con il PD lo decidesse Veltroni? Che Bertinotti fosse il candidato? E’ così fuori luogo pensare che sarebbe stato bene chiedere che le organizzazioni locali del partito si pronunciassero?
Per Walter, e per la segreteria, evidentemente si.
Ovviamente non penso che queste riunioni avrebbero sovvertito gli orientamenti prevalenti. Ma credevo che discutere, ragionare, confrontarsi e votare fosse un diritto di tutti i dirigenti e di tutti gli iscritti. Invece tutto è stato cucinato in modo oligarchico fra le correnti-cordate (e si vedrà meglio ancora sulle candidature) che comandano nel partito e delle quali mi onoro di non far parte. E tutto verrà ratificato da organismi deprivati della loro funzione, in nome di decine di migliaia di militanti totalmente passivizzati. Perfino da un punto di vista strettamente elettorale è molto negativo non coinvolgere nelle decisioni chi dovrà mobilitarsi, attaccare i manifesti, distribuire i volantini, accorrere ai comizi degli innumerevoli leader. Ma queste sono quisquiglie. L’importante è che nasca la sinistra. Unica o federata, governista o sociale, di movimento o politicista, democratica o leaderistica, per il momento non si sa.
Chissà, magari lo apprenderemo da Porta a Porta.
Forse a molti non interessano queste “beghe” interne al PRC. Anzi, ne sono sicuro. Eppure, per me, sono significative perché la dicono lunga sullo stato della sinistra (nuova?) che si dice di voler costruire.
Ma forse mi sbaglio e non capisco più nulla.
ramon mantovani
19 Commenti »
Così la sinistra nasce vecchia e morta.
Pubblicato su articoli pubblicati sulla carta stampata con i tagbertinotti, comunismo, elezioni, mantovani, politica, rifondazione, sinistra il 9 Febbraio, 2008 da ramon mantovani
Giordano dice di aver compiuto una scelta “irreversibile”? Ha ragione! Peccato che non avesse il mandato per farlo. Gli organismi dirigenti del PRC sono convocati per fine febbraio, quando lista, candidature, simbolo e programma saranno già stati decisi da un’oligarchia che non ha nemmeno voluto ascoltare, non dico gli iscritti, la cui opinione terrorizza il gruppo dirigente, ma nemmeno la direzione e il comitato politico nazionale. La crisi si è aperta il 23 gennaio, la direzione ha discusso della proposta di governo a termine e della necessità della presentazione unitaria alle elezioni. Era una riunione interlocutoria. Infatti, non si è votato neppure un ordine del giorno. Se la direzione fosse stata convocata in questi giorni, come era logico attendersi, avrei presentato la seguente proposta:
Presentare una coalizione di 4 partiti con un programma comune e un candidato premier alla camera e una lista unica al senato. L’attuale legge elettorale al senato, infatti, obbliga, dato lo sbarramento per le liste dell’8% in ogni regione e del 20% per la coalizione, a presentare una lista unica. Mentre alla camera una coalizione ha lo sbarramento del 10% e del 4% per le liste. Ma la coalizione che supera il 10% elegge i candidati di tutte le liste, compresa la prima che non raggiunge nemmeno il 2% dei voti. Penso che 4 liste prenderebbero più voti di un’unica lista e penso che, comunque, una simile scelta sarebbe stata in linea con la reale unità delle forze della sinistra arcobaleno. Il programma comune e la campagna elettorale unitaria avrebbero contribuito molto a costruire una reale unità e avrebbero giustificato anche la formazione di gruppi unici al parlamento. Sono poi sicuro che non mortificare l’identità politica dei singoli partiti sarebbe stata una scelta intelligente, ed utile da un punto di vista strettamente elettorale. Prevedo, e non dico purtroppo, che migliaia di iscritti e centinaia di migliaia di elettori di rifondazione non si riconosceranno nella lista unica e non la voteranno.
Invece no. Evidentemente dopo aver proclamato per un anno che la sinistra unita “prenderà almeno il 15% dei voti”, dopo aver detto che il tratto distintivo della costruzione unitaria sarebbe stata la partecipazione di iscritti e non iscritti ai 4 partiti, si conta di fare la politica dei fatti compiuti “irreversibili”, decidendo tutto fra i 4 segretari e, per quanto riguarda il nostro partito in segreteria, sulla base di un accordo fra bertinottiani, Giordano e Ferrero. Cioè fra le tre componenti in lotta fra di loro, capaci solo di produrre mediazioni sempre più al ribasso.
Così per iscritti ed elettori non resta che assistere passivamente alla vergognosa contesa sul leader, sull’alleanza o no con il PD e sulle candidature. Per quel che vale la mia opinione penso che Bertinotti sia un pessimo candidato, per il semplice motivo che difficilmente può essere attrattivo per quelli che l’hanno insultato per anni, ed anche perchè ha perso molta popolarità anche fra gli iscritti e gli elettori di rifondazione. Altresì credo che sarebbe bene misurarsi sul recupero di quanti si sono sentiti disillusi dall’inutilità sociale e politica della sinistra al governo e non dei cosiddetti “indecisi” sulla base del piagnisteo “il PD non ci vuole”.
Ma, a quanto pare, chi vuole a tutti i costi compiere scelte irreversibili è disposto a pagare qualsiasi prezzo, elettorale e non, pur di imporre le proprie scelte senza sottoporle ad un vaglio democratico.
Una sinistra così nasce vecchia e, per quanto mi riguarda, morta.

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