Un Paese offeso

di Mauro Montanari

È un Paese in ginocchio quello che ora si affida alla ennesima prova elettorale. Un Paese che negli anni Novanta contendeva alla Gran Bretagna il quinto posto tra le nazioni più industrializzate, ora è mantenuto nel G 8 per buona educazione.
È un Paese deluso, umiliato da una classe politica di intriganti e di cialtroni, piegato su sé stesso. È un Paese che non vede una via d’uscita, nel quale quasi solo la corruzione, il leccaculismo, la conoscenza di qualche “santo in paradiso” permettono di inserirsi, di andare avanti, di fare carriera, di trovare una occupazione.
È un Paese che non ha alcun rispetto per i giovani, nessuna considerazione per gli anziani, indifferente a tutto quello che non è l’interesse personale e la “furbizia”. È un Paese nel quale il coraggio, l’iniziativa, il bene comune, la trasparenza negli atti sono diventati un impedimento, quasi un’offesa.
È un Paese nel quale ogni governo fa rimpiangere il precedente. Nel quale un decimo dei parlamentari sono indagati per reati come falso in bilancio, corruzione, aggiotaggio, peculato, abuso di atti d’ufficio, concussione, perfino favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. È un Paese nel quale la grande potenzialità di risorse umane ed intellettuali, che pure esiste, è sprecata, annullata.
È un Paese offeso, nel quale la gente comincia ad avere paura del futuro, perché di futuro ce n’è sempre di meno. È un Paese nel quale l’istruzione, la formazione, la ricerca sono di una qualità sempre più scadente. Se vai a sentire una conferenza scientifica internazionale dove sia presente un relatore che viene dall’Italia, devi uscirne dalla vergogna. È un Paese che in fondo disprezza la capacità, l’iniziativa, il senso del rischio, e preferisce la provvisorietà di oggi nella speranza di un posto statale domani, senza accorgersi che, invece, il precariato è ormai a vita.
È un Paese nel quale i politici sono convinti che i problemi si risolvono parlandone in un Talk Show alla televisione. Anzi, a loro, dei problemi della gente, non gliene frega niente, e se ne parlano in un Talk Show è solo per contare i voti che arrivano dopo. È un Paese nel quale la stampa e l’informazione sono le più miserabili, le più asservite al potere, preoccupate solo di capire in tempo chi vince per essere -in tempo- dalla sua parte. Questo il Paese che è stato chiamato alle urne il 13 aprile prossimo.

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