C’è un problema di bonifica del mezzogiorno

Intervista all’on. Francesco Laratta PD-U

Un commento sulla condanna di Totò Cuffaro.

Credo che il problema per il mezzogiorno, sono calabrese per cui vivo questi drammi, sia che nel sud bisogna fare un grande bonifica. Troppi gli ambienti politici che sono dirimpettai della malavita e del malaffare. Bisogna vedere quale segnale ci darà la Sicilia se si dovesse candidare Cuffaro alle elezioni politiche . La politica garantisce anche chi si trova con problemi giudiziari. Questo vale per la Calabria, per la Campania, per il sud in generale. C’è un problema di bonifica del mezzogiorno. E’ necessario impiegare il coraggio per un supplemento di forza e di dignità in più nella scelta delle classe dirigente. Ci sono ampie zone del mezzogiorno in cui lo Stato è poco presente, in cui la politica è completamente assente. Non c’è destra o sinistra che tenga. In molte di queste zone destra e sinistra si confondono si equivalgono. Si confondono ma non riescono più ad avere un ragionamento politico. In questo senso dovrebbe essere, nell’interesse nazionale, di fare liste pulite, che lancino un messaggio chiaro alla società civile: di allontanare il più possibile i sospetti. Non si tratta nemmeno più di condanne, si tratta anche di chi ha problemi con la giustizia di una certa gravità che, per la politica possono rappresentare un segnale molto negativo.

La Magistratura recita un ruolo fondamentale ma sembra essere sempre attaccata da tutti. Ultimamente, non sembra affatto monocromatico il colore delle toghe visto che indaga a destra come a sinistra.

Il conflitto tra potere giudiziario e potere politico, in realtà, esiste in tutte le parti del mondo. In alcune parti è stato in qualche modo risolto legando in maniera importante il potere giudiziario alla politica. In altri non sono stati affatto risolto. L’Italia è uno di quei paesi in cui il rapporto tra politica e magistratura non è stato affrontato con la serietà necessaria. Indubbiamente ci sono state e ci sono ambienti della magistratura che fanno politica, che fanno scelte politiche e lo si vede in qualche operazione mirata. Dall’altro lato, ci sono ambienti politici che pensano di essere immuni e di poter agire impunemente. Tra questi due estremi, però, c’è una buona parte della magistratura ed una buona parte della parte politica che pensa che questo conflitto vada risolto nell’interesse del paese. Neanche è pensabile scaricare sulla magistratura nel suo complesso tutte le responsabilità riducendola ad essere un potere sottomesso, sarebbe un dramma per la democrazia. Evitare soprattutto le fughe di notizie, evitare che gli interrogatori finiscano sui giornali, fare in modo che le indagini vadano avanti speditamente. Occorre, cioè, un rapporto di reciproca responsabilità tra politica e magistratura indispensabile prima che dietro questi colpi frani tutto il complesso del sistema democratico del nostri paese.

Chi sembra essere più intoccabile tra politico e magistrato, sembra essere il primo. D’Avigo ha detto che non ha mai visto un politico in carcere.

Non c’è dubbio. Noi politici abbiamo un po’ l’ardire di essere e di sentirci intoccabili. E’ il limite grave e grande della politica italiana è quello di considerarci irresponsabili nel senso di non responsabili. Noi possiamo e dobbiamo fare tutto. Questo è chiaro che non ha senso. Le prerogative che noi abbiamo vanno salvaguardate perché in una democrazia il potere politico il potere giudiziario devono essere protetti. Forse storicamente avevano più senso un tempo. Ma l’equilibrio è importante tra i poteri. Indubbiamente c’è, da parte della classe politica, un atteggiamento di non responsabilità. D’altro canto però ci sono ampi ambienti della magistratura anche impreparati nella gestione di alcune importanti indagini, nella gestione di alcuni eventi. In qualche modo ci sono ambienti che vivono anche di notorietà che la cercano a tutti i costi, ma molti altri non la pensano così. La vecchia magistratura, quella di un tempo era quella i cui volti non erano conosciuti, non partecipavano a spettacoli in televisione che non trasformavano i processi in spettacolo. In tutto questo, tra questo grande attrito tra politica e magistratura che non è stato mai risolto in Italia si inserisce anche una certa informazione. Probabilmente, la stessa stampa viene utilizzata da una parte e dall’altra a proprio piacimento e questo danneggia fortemente quella riservatezza che sarebbe necessaria per quelle indagini che si dovrebbero svolgere nella massima cautela.

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