Basta con la mozzarella

A Washington negli ipermercati si trova da qualche tempo la mozzarella di bufala che arriva in una confezione di plastica di difficile apertura direttamente da Napoli. Ho deciso che non l’acquisterò più dopo avere appreso dai media italiani che per anni le industrie del nord hanno versato nelle fogne e nel sottosuolo della Campania migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi che hanno impestato i raccolti, sono finite nel latte delle bufale che non sono morte per avvelenamento. Risparmierò un bel po’ di dollari e ne avrò un vantaggio in termini di salute. Le immagini delle tonnellate di ‘monnezza’ scorrono da giorni sulle televisioni americane, in maniera ossessiva. In un paese come l’America in cui molti non sanno con precisione dove si trovi Roma, i sacchi di pattume sforati dai cani randagi, la gente che si muove vicino alle carcasse di frigoriferi, di lavatrici, con l’indifferenza di chi da sempre è abituato a non vedere, danno una immagine generale della nazione Italia sulla quale il governo Prodi si trova costretto a giocare la sua credibilità perché sono giunti al pettine tutti i nodi secolari di una società che nella monnezza materiale morale è abituata a vivere da sempre. Hanno voglia scrittori, professionisti, aristocratici, principi del Foro napoletani a dichiarare in TV che non si può fare di tutta l’erba un fascio, che Napoli è da sempre una capitale della cultura e del saper vivere. Le 100mila tonnellate di spazzatura napoletana e campana sono lo specchio rifrangente di abitudini tradizionali e immarcescibili di una intera popolazione, quella italiana, che, dalle Alpi alla Sicilia con variazioni minime da regione a regione tiene comportamenti analoghi. La voglia e il gusto di fottere il prossimo non è solo una specialità artistica napoletana. I giornali hanno messo una minima sul fatto che un avvenente capopartito bolognese sia stato bloccato a Cortina dai gestori di un impianto di risalita perché usava la tessera scontata di sua figlia. L’abitudine napoletana di buttare le cose vecchie per strada allo scoccare della mezzanotte del nuovo anno risale all’origine dei tempi. Sicuramente in questa situazione la zampa della camorra è evidente. Ma la criminalità organizzata non agisce da sola: si avvale della connivenza esplicita o sommessa di tutti quelli che sono tenuti alla amministrazione della cosa pubblica e della gente comune. Un compromesso continuo e costante ad ogni livello all’insegna di quel ghigno pulcinellesco che si esprime nel “Aummo, Aummo” e che fa capire con la strizzatina d’occhio che le leggi e i regolamenti ci sono per non essere rispettati e che il vivere in anarchia può aprire spazi personali di convenienza. Di seguito riportiamo una lettera ricevuta dal vice presidente di una società americana che, sia negli Stati Uniti che in altre parti del mondo, sta vendendo i propri impianti per il trattamento dei rifiuti e la conseguente produzione di energia elettrica e carburante per aerei. Il signor Miller cita gli incontri che i suoi collaboratori hanno avuto a Napoli senza alcun successo. Il signor Miller forse ignora che se avesse voluto ottenere un po’ più di attenzione avrebbe dovuto stanziare qualche milione di dollari per ungere le ruote del carro. Perché così vanno le cose dalle nostre parti nella sicurezza che nessuno andrà in prigione. Come fa uno a fidarsi dei giudici se poi viene a sapere che una di questi, assente per malattia per problemi alla schiena, partecipava alle regate di altura? Si tratta della dottoressa Cecilia Carreri, GIP di Vicenza, messa sotto accusa dal Consiglio Superiore della Magistratura. Il giudice-skipper, che aveva già usufruito di 98 giorni di aspettativa malattia nel 2004, nel 2005 ottiene altri 9 mesi e mezzo di congedo malattia. Il motivo? «Gravi patologie lombo sacrali determinanti una grave rigidità del rachide cervicale-dorso-lombare con cefalea muscolo tensiva ormai cronica». Condizioni che non consentivano «una prolungata posizione eretta né la posizione seduta», come ha certificato il medico compiacente. Ma che non impedivano di stare al timone di un 60 piedi “difficilissimo da governare su onde oceaniche gigantesche..”come ha scritto il giudice in gonnella. E la sceneggiata italiana si arricchisce di nuovi interpreti che fanno concorrenza ai professionisti napoletani. Tutte le generalizzazioni sono odiose perché peccano per eccesso. D’accordo. Ma proviamo a metterci una mano sul cuore ed una sulla pelosa coscienza e domandiamoci se queste notazioni siano proprio fuori dalla realtà.

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