Caricature, osservazioni sui tic, vizi e virtù di personaggi pubblici. Duecento parole per dare un’idea
Tra due punti, presi a casaccio tra una serie infinita di punti, c’è sempre un altro punto: l’on. Mastella. Duplica, moltiplica, divide, ingrassa, ingombra, invade, prevarica, offende, snobba, approfitta, minaccia. Ovunque si accomoda al centro. Non si fida, è circospetto, si sente furbo e forte. E’ una percentuale di una percentuale che, come lui, sta sempre tra i piedi. Ombelico del mondo. Nei modi, Wilma gli darebbe la clava. Ma si schernisce con fare tiroideo dondolando le spalle a bilancino. Il passo è pesante, plantare. Il baricentro ai limiti anteriori. La mano sinistra tocca, palpa, tasta lo spacco della giacca e la tasca posteriore dei calzoni. E’ come la coda recisa della lucertola. L’azione non risponde al sistema nervoso centrale, è come un ginocchio colpito dal martelletto. Non ne dipende. Riflesso condizionato di una scelta obbligata. Mastella proclama ed impone. Sollecita. Manda a dire e poi conferma. La prosodia visuale e vocale sottolinea l’intento. Non smentisce né giustifica. Commenta l’ipotesi che lo danneggia con determinata lucidità. Mastella è una ineluttabile esigenza di sé stesso. E’il pezzo in più che ci troviamo dopo aver rimontato il motore della nostra auto: non sappiamo dove stava, a cosa serviva, e dove dobbiamo metterlo.