Papa Ratzinger è un inquisitore, un raffinato inquisitore. Un inquisitore intellettuale

Intervista all’on. Elettra Deiana Rifondazione Comunista Sinistra Europea

Il Papa ha rinunciato a presenziare alla inaugurazione dell’anno accademico a La Sapienza di Roma, lei era d’accordo sulla posizione di intransigenza dei 64 professori che non volevano che questo avvenisse?

Io penso che si sarebbe dovuto dire con grande chiarezza che l’anno accademico dell’ Università La Sapienza non poteva prevedere la presenza del Papa. Non si capiva perché. Il Papa è un esimio studioso di teologia non c’è alcun dubbio ma è il capo di una religione che in maniera dichiarata sta conducendo una battaglia netta molto acuminata contro tutto quello che presiede ad un ordine civile e democratico costituzionalmente orientato fondato sulla divisione dei poteri, sullo stato di diritto e sulla libertà. Non si capisce perché il Papa doveva inaugurare l’anno accademico di uno Stato. Altra cosa sarebbe stato se fosse stato invitato a partecipare ad un dialogo, che so, ad un seminario. Tra tante voci nulla c’era di male a sentire anche questa perchè in Italia la religione cattolica è ancora una grande religione.

Perché questo Papa sembra osteggiato più del suo predecessore? E’ la sua intransigenza che fa paura?

Non vedo soluzione di continuità tra il Cardinale Ratzinger e Papa Benedetto XVI. Nel senso che c’è una grande continuità a tutti i livelli: pensiero, filosofia, idea del dominio del divino, del sacro, del religioso. Ormai si configura sempre più nettamente per quello che è stato storicamente, cioè come potere temporale, potere di intromissione, di invasione, di parola potente verso tutti. La Chiesa ha diritto di dire la sua. Credo però che sia in atto una pesantissima intromissione che dura ormai dall’altro Papa ma che con Ratzinger si configura in maniera più evidente. Un po’ c’è anche una risposta alla crisi della dimensione della Chiesa, come dominio spirituale. Questa forza, questa volontà di imporre un dominio temporale, è anche segno della crisi che produce effetti di rafforzamento della dimensione mondana e temporale di questo potere. Però io pongo sempre in evidenza, accanto a questo, le responsabilità di chi accetta questa intromissione. Credo che vi sia la mancanza di una cultura laica, la mancanza di una fermezza, di una chiarezza di una maturità della concezione dello Stato, delle istituzioni pubbliche, della divisione tra le sfere. E’ sbagliato dire che la Chiesa debba tacere, essa può parlare come qualsiasi altro soggetto. Il problema è che deve essere netto, assolutamente chiaro che tutto quello che riguarda la sfera della sovranità dello Stato, della società civile, non è materia rispetto a cui la Chiesa può pensare di indirizzare le scelte. Ci sono dei limiti invalicabili così come il mondo del mondo non può pensare di dettare ed imporre una visione, per esempio, sui diritti. Il mondo dei credenti fa quello che vuole. Ma questo superamento dei confini che è un po’ nel DNA della Chiesa, è permesso, ed è reso possibile dalla condiscendenza politica, dalla debolezza culturale, dall’opportunismo delle classi politiche che, senza distinzione di colorazione politica, purtroppo lo dico da donna di sinistra, di rifondazione comunista, sono presenti anche dentro Rifondazione Comunista. Anche qui ci sono delle zone di incertezza.

Anche Papa Wojtyla fu ospite della Camera ed accolto in aula. Lei allora, si ribellò in maniera molto forte.

Infatti, non fu accolto da tutti con lo stesso entusiasmo. Personalmente, mandai un appello al Presidente Casini sottoscritto da me come prima firmataria. Fui io a prendere l’iniziativa seguita da una ventina di parlamentari per chiedere che non ci fosse questa accoglienza all’interno dell’aula. Perchè l’aula è il luogo per eccellenza della laicità della Repubblica, quindi metterlo in cattedra al posto del Presidente della Camera avrebbe creato confusione di ruoli e di sudditanza della Repubblica nei confronti della Chiesa.

Forse il Presidente Casini lo fece accomodare al suo posto in segno di rispetto.

Ingenerando così una confusione sui ruoli. Io, che sono una cittadina italiana, parlamentare di questa Repubblica, il fatto che si sedesse sullo scranno del Presidente dalla Camera dei Deputati un Papa che pretendeva di dire la sua in tutte le cose, la ritenni una offesa per la Repubblica. Nulla di personale contro la figura del Papa.

Ma a differenza di Ratzinger, Wojtyla almeno non affrontò discorsi rognosi, mi sembra di ricordare che si limitò a chiedere solo un po’ di clemenza per i carcerati.

Devo dire che non c’è fine al peggio. Ho sempre seguito con interesse le vicenda della Chiesa perché è una grande questione politica e culturale. In special modo tutta l’evoluzione dal Concilio Vaticano II. Non ho pregiudizi. Per Papa Wojtyla non ho grandi parole di lodi da spendere. Sicuramente era una figura di grande intelligenza. Di intelligenza ecumenica, di dialogo verso il mondo. Aveva una vocazione pastorale che questo Papa non ha. Papa Ratzinger è capo dell’ufficio della Santa Sede, è un inquisitore, un raffinato inquisitore, un inquisitore intellettuale. Gli scienziati, i professori che si sono lamentati ed hanno protestato contro lasua presenza all’Università avranno forse ecceduto nella virulenza con la quale hanno manifestato. Però hanno posto un problema. Non si capiva perché l’Università avrebbe dovuto accogliere Papa Ratzinger in una occasione accademica così precisa. Ho condiviso le preoccupazioni degli scienziati ma forse l’avrei manifestate in un'altra maniera.

Si può dire che questo sia un paese in cui molti atei credono in Dio? I classici “Pepponi” che di notte vanno in Chiesa e di giorno si protestano atei?

Questo è un paese che ha vissuto un processo molto evidente di secolarizzazione. Metamorfosi di mondanizzazione, di separazione dall’idea che la Chiesa fosse tutto sommato depositaria dei precetti per la vita. Vita da anni dominata dall’individualismo, dal consumo, da valori terreni positivi e negativi ma era la secolarizzazione. Cioè una società che vive nel tempo del mondo e non nell’attesa di un altro mondo. Questo non significa però che non ci sia una permanenza di religiosità come dire, un po’superstiziosa. Magari non si va mai a Messa però si ha Padre Pio nel portafogli. Adesso c’è un fenomeno nuovo un po’diverso, i cosiddetti atei devoti. Giuliano Ferrara insegna. Cioè, sostanzialmente sono quelli che, schierandosi nella battaglia tra civiltà occidentale e civiltà islamica e civiltà di altri mondi, ritengono che la Chiesa sia un baluardo dei valori occidentali. Quindi, pur non credendo in Dio, in Cristo ed in tutto quello che è l’apparato teologico religioso della Chiesa, ritengono che debba essere valorizzato il ruolo della Chiesa in quanto depositaria di valori occidentali idonei a fare da filtro ad invasioni diverse. Quindi Atei devoti. Devoti al ruolo, in questo senso, magistrale della Chiesa di Roma. A loro non importa nulla di quelli che sono i precetti, le regole ed anche i grandi insegnamenti umani di Cristo che fu un grande predicatore, un uomo giusto, un uomo straordinario per quell’epoca, a loro interessa che assolva ad una funzione di baluardo. Nulla di più.

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