di Raffaele Barki
“Quest’anno ho voluto porre in luce lo stretto rapporto che esiste tra la famiglia e la costruzione della pace nel mondo”…in quanto…”la famiglia naturale, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, è culla della vita e dell’amore e la prima e insostituibile educatrice alla pace. Proprio per questo la famiglia è la principale agenzia di pace e la negazione o anche la restrizione dei diritti della famiglia, oscurando la verità dell’uomo, minaccia gli stessi fondamenti della pace”… “Poiché l’umanità è una grande famiglia, se vuole vivere in pace non può non ispirarsi a quei valori sui quali si fonda e si regge la comunità familiare”.
Queste, in sintesi, le dichiarazioni del Papa, che ormai, più che omelie, paiono sempre più esternazioni di “cossighiana memoria”. Lo stile però è quello dei pappagalleschi portavoce di Forza Italia, che in ogni occasione ripropongono a memoria la filastrocca, fissando ammiccando la telecamera ed ignorando rozzamente l’intervistatore. Come tutte le formulette sintetiche, come tutte le verità assolute in blister “prêt a manger”, queste pasticche di fede hanno una lunga serie di controindicazioni e di effetti collaterali e spesso sono falsi gli stessi ingredienti.
Storici, sociologi e filosofi, molto più sapienti di me, potrebbero argomentare ore sulla sostanziale falsità dell’assioma papale, fresco di giornata. Il culto della famiglia, ma ancora di più la famiglia tradizionalmente intesa e cioè uomo-donna-prole, come elemento centrale del sistema sociale è l’esatto opposto dell’apertura al prossimo, condizione irrinunciabile per favorire un sentimento diffuso di armonia e di pacificazione. La famiglia è un’istituzione tendenzialmente chiusa, concentrata su se stessa e sul benessere dei suoi membri, generatrice di atteggiamenti autoprotettivi che disegnano un mondo ostile ed aggressivo al suo esterno. Il modello del Papa di un “mondo famiglia” che si ispiri al micro modello parentale è fallace perchè l’esperienza lo dimostra. I soggetti che si aggregano sulla base di valori minimi, non riusciranno mai a sentirsi componente reale di un universo condiviso. Che il movente sia l’animalesco istinto della protezione del gene familiare, della razza, della cultura tribale, della fede religiosa, del patrimonio di campanile o dell’orgoglio nazionale, il risultato sarà sempre conflittuale e non unificante. Tutte le guerre del mondo vivono perchè alimentate esattamente da questi sentimenti e da questi incontrollati istinti.
Se, invece, il punto di partenza fosse l’interesse per la felicità del nostro prossimo, principio fondante della stessa religione cristiana, e non la famiglia, il clan, la tribù, la regione, la nazione, il continente, la lingua, il credo, l’azienda, la squadra, il partito, ma solo e soltanto le nostre compatibili felicità, se, per concludere, la famiglia, il tipo di famiglia, l’espressione dei propri sentimenti, il nostro amore per qualunque prossimo nostro, fossero liberi di manifestarsi nelle forme fisiche e giuridiche, materiali ed immateriali, liberamente scelte da individui consapevoli e consenzienti, allora sì che si aprirebbero le porte di un lungo, ma meritevole della nostra speranza, processo di edificazione della pacifica e rispettosa convivenza degli umani tra loro e di questi con lo stesso mondo che, così maldestramente e sciattamente, abitano.(Libera Cittadinanza)
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