Senza le note dell’Internazionale

Impressioni sugli Stati generali della Sinistra

Chi può contrastare la voglia di unità? Tanto più quando si è dispersi e derisi. Persino chi se ne va, lo fa in nome dell’unità: l’unica scissione che ho vissuto, senza parteciparvi, diede origine al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. La stessa “Sinistra Democratica”, (olim “per il Socialismo Europeo”), è stata creata e si è mossa in nome dell’unità della sinistra, larga e plurale.
Bernstein, che non sarà tra i numi tutelari de “La Sinistra, l’arcobaleno”, diceva che il movimento è tutto. Quando la gente, scusate: il popolo, si muove in modo deciso in una direzione non ci si può mettere di traverso: Lo dice anche il famoso adagio spagnolo: “A donde va Vicente? A donde va la gente”.
Quali che siano i dubbi e le perplessità, speriamo che proprio nel nome dell’unità, larga, plurale e pluri-strombazzata, si comprenda tutti che, senza l’area socialista, l’unità è meno larga e soprattutto meno plurale.
Deve essere chiaro che non esiste politica italiana che possa prescindere dal contesto globale e dell’Europa in particolare. In linea di principio non è facile spiegarsi come sia possibile trovare un punto di intesa con i Verdi e non con la Costituente Socialista, tanto più che non tanto tempo fa Verdi e SDI si sono presentati insieme alle elezioni. Non è la questione del governo a separarci dalla Costituente Socialista, perché Verdi e SD sono stati chiari sul punto: la crisi di governo non è all’ordine del giorno. In effetti negli ultimi tempi la Costituente ha preso le distanze dal governo e pertanto potrebbe esserci un’intesa persino con i settori più critici di Rifondazione e del PdCI . Nel Parlamento Europeo le forze federate saranno presenti in tre o quattro gruppi, in concorrenza con il PD. Le elezioni europee sono lontane e, poi, chi se ne frega veramente dell’Europa nell’opinione pubblica italiana? Restano alcuni punti da chiarire, ed è meglio farlo subito. Due sono tra di loro intrecciati, cioè il rapporto del nuovo, che la Federazione prelude, con la manifestazione del 20 ottobre ed il rapporto che si intende instaurare con il complesso del movimento sindacale ed in particolare con la CGIL. Non si può dimenticare che alcune delle forze costitutive della Federazione non hanno aderito alla piattaforma di quella manifestazione e, finora, non hanno chiesto scusa per la mancata adesione od abbiano fatto pubblica ammenda del loro errore politico. In una unità larga e plurale non è accettabile che i compagni siano divisi tra quelli di serie A (i manifestanti) e quelli di serie B (i non manifestanti), tanto più che questa suddivisione riguarderebbe soltanto la base, perché i parlamentari ed i dirigenti nazionali sapranno garantirsi e proteggersi. La questione dei rapporti con il movimento sindacale è ancora più complessa, poiché c’è bisogno di rinnovamento anche in casa sindacale, tuttavia non esiste un partito di sinistra, con vocazione maggioritaria, che abbia rapporti privilegiati con un sindacato di categoria, la FIOM, e la minoranza del sindacato maggioritario. Qualche notazione positiva ed una speranza deriva dagli happening delle femministe, alleate con il movimento GLBT, il primo giorno degli Stati Generali e la rumorosa partecipazione del Comitato NO DAL MOLIN l’ultimo giorno, hanno rotto un’organizzazione troppo dosata ed ingessata dei quattro partiti promotori. All’inizio od alla fine mi sarebbe piaciuto ascoltare le note dell’Internazionale o le parole dell’Inno dei Lavoratori, così come avere nella Dichiarazione di Intenti un riferimento al socialismo. Calma e gesso.(ADL)

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