Dalla Consulta prima spinta riformatrice

La prima vera spinta a riformare l’Italia potrà venire dalla Consulta che farà conoscere per metà gennaio il suo giudizio di merito sui referendum elettorali. A conferma che la politica, ormai da molti anni, è incapace di autoriforme senza una frusta che la inciti dall’esterno.
E’ con amarezza che ho ascoltato le riflessioni sagge e illuminanti del presidente della Repubblica. Napolitano si è rivolto al ceto politico più che al Paese, e ha indicato con chiarezza esemplare e senza reticenze le sfide che attendono l’Italia nel 2008. La platea che ha applaudito il suo discorso è formata però dagli stessi attori indisponibili a qualsiasi riforma che osi mettere in discussione rendite di posizione e potere di interdizione, nella maggioranza o nell’opposizione.
Se il governo si fa parte in causa sulla legge elettorale è ovvio che non ci sarà mai nessuna vera riforma elettorale. Prodi ha offerto la sua personale garanzia ai partiti minori, con ciò gettando sul piatto della bilancia il destino del suo esecutivo. E’ un macigno pesante messo sulla via delle riforme necessarie al Paese. Rimuovere quel macigno significa rimuovere il governo. C’è da sperare che qualcuno nella maggioranza abbia capito fino in fondo l’accorato appello del Capo dello Stato.

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