Abd el Wahid el Nur non ha voluto partecipare agli ultimi colloqui di pace

di Mauro Annarumma

Nel Darfur, regione del Sudan grande quanto la Francia, dal 2004 si combatte una feroce guerra tra forze governative e ribelli, che ha provocato almeno 300.000 morti e oltre 2 milioni di sfollati. Numeri che, da soli, non danno pienamente idea dell’orrore vissuto in una delle aree più povere dell’Africa: stupri, arruolamento forzato dei bambini, esecuzioni di massa, interi villaggi dati alle fiamme, sono ormai all’ordine del giorno e le Nazioni Unite hanno denunciato gravi e ripetuti “crimini contro l’umanità”.
Abd el Wahid el Nur è il leader, forse il più popolare in Darfur, di una delle fazioni del Sudan Liberation Movement e del suo braccio armato, il Sudan Liberation Army, il principale movimento ribelle della regione. Rifugiatosi a Parigi da circa un anno. El Nur si è affermato come uno dei personaggi chiave della crisi in Darfur: la sua presenza al prossimo colloquio di pace è ritenuta, infatti, fondamentale per giungere a un accordo tra governo sudanese e forze ribelli che sia largamente condiviso anche dalla popolazione locale, per lo più di etnia Fur, alla quale appartiene.
Nonostante le pressioni di diplomatici e leaders africani, non ha voluto partecipare agli ultimi colloqui di pace, compreso quello tenutosi a ottobre a Sirte, in Libia, e osteggia altri negoziati con il governo sudanese finchè la forza di pace ONU- UA non verrà dispiegata in Darfur. Questa sua intransigenza ha accresciuto la sua popolarità tra i profughi, dopo oltre un anno dalla firma dell’ accordo di pace di Abuja, mai rispettato da Khartoum.
Perché il carismatico leader SLM è attualmente sfavorevole ai negoziati di pace? L’abbiamo chiesto a Simone Dumoulin, presidente e direttrice di Vigilance Soudan, a Parigi.
– Il Presidente Beshir non rispetta il cessate il fuoco che ha annunciato il 27 ottobre. Bombarda e soprattutto attacca i campi degli sfollati per smantellarli. Il Procuratore della Corte Penale internazionale ritiene che Khartoum voglia annientare tutti gli sfollati.
Abdel Wahid chiede innanzitutto la presenza della forza ibrida per proteggere la popolazione del Darfur.
– Ma il contingente di pace delle Nazioni Unite e dell’ Unione Africana (UNAMID), che sarebbe dovuto dispiegarsi entro dicembre, è ben lungi dall’essere operativo.
Si, Bashir fa di tutto perché la forza ibrida non venga dispiegata. La comunità internazionale però fa più pressioni su Abd el Wahid che su Beshir.
Ci sono altre condizioni per la sua presenza ai futuri negoziati?
El Nur non vuole come mediatore Salem Ahmed Salem, un tanzanese agli ordini di Khartoum.
Dal maggio 2006 ad Abuja, in Nigeria, come al recente negoziato di Sirte, in Libia, si è fatto avanti un numero sempre più grande di leaders ribelli e oppositori. E’ questa, forse, una delle cause del fallimento del processo di pace?
I ribelli “riconciliati” sono per la maggior parte tutt’altro che importanti. Abdel el Wahid el Nur è invece portavoce della immensa maggioranza degli sfollati – lo si può affermare senza alcun dubbio- e molto probabilmente di una grande parte degli altri. Un accordo di pace siglato né da lui né da Khalil Ibrahim (avvocato e leader del JEM, n.d.r.), molto molto meno popolare ma molto più ricco e armato, non ha alcun valore. El Nur trova questa cosa ridicola.

ITALIANS FOR DARFUR
http://www.italianblogsfordarfur.it

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