La luna e l’assegno di solidarietà 

La settimana scorsa la Camera ha dato un nuovo passo, un nuovo piccolo passo, nel cammino verso una soluzione in favore degli emigrati che non hanno fatto l’America, quelli che, purtroppo, versano in situazioni di disagio o di bisogno.
Infatti “la proposta di legge n. 3008, firmata dai deputati Bafile, Merlo, Franceschini, Sereni, Fedi, Bucchino, Narducci, Farina, Lucà, Zanotti, Trupia, Astore, Burtone, Grassi e Sanna per l’erogazione dell’assegno di solidarietà ai cittadini anziani residenti all’estero, è stata emendata in data 12 dicembre 2007 in Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati con il voto favorevole del Governo e inviata al vaglio delle altre Commissioni di competenza” come ha informato l’on. Marisa Bafile.
La proposta prevede l’assegno di solidarietà per i cittadini italiani di 65 o più anni, per un importo che a pieno regime arriverà a 123 euro mensili e, naturalmente, in favore di quelli che non hanno un reddito minimo.
La proposta di legge, deve ancora essere vagliata da altre commissioni della Camera, e se da tutte otterrà l’approvazione, dovrebbe poi approdare in Aula per l’approvazione e quindi essere inviata al Senato, dove ripeterebbe lo stesso iter, per poter diventare legge. Diciamolo chiaramente, l’assegno di solidarietà non è alla porta, anzi, è ancora molto lontano, ma comunque, come dicevamo all’inizio, è stato fatto un piccolo passo avanti.
Intanto però la settimana scorsa si è registrata una polemica, che ha visto coinvolti l’on. Bafile, prima firmataria del citato progetto di legge, il coordinatore dell’InterComites dell’Argentina e presidente del Comites di Bahía Blanca, Juan Carlos Paglialunga e il deputato Giuseppe Angeli.
In sostanza, Paglialunga si è lamentato con l’Agenzia Aise, perché, nel parlare del progetto, lo ha chiamato legge Bafile. Il presidente del Comites di Bahía Blanca, ha ricordato che anche i deputati Ricardo Merlo e Giuseppe Angeli avevano presentato un progetto di legge sull’assegno sociale e che il progetto di assegno di solidarietà, sul quale si discuteva, era in realtà frutto del lavoro di vari deputati per fare un progetto comune e che la proposta era firmata, oltre che da Bafile, anche da Merlo e da altri deputati. Ricordava inoltre che sull’argomento si battono da anni i Comites e il CGIE.
L’Aise gli ha risposto che è l’uso parlamentare a nominare le leggi col nome del primo firmatario.
Da parte sua l’on. Bafile ha ricordato che lei si era occupata della questione, ben prima che fosse stata eletta alla Camera, che il progetto è frutto del lavoro suo e di altri deputati, tra i quali Merlo, e che recepisce le indicazioni della Commissione Affari Sociali e Assistenza del CGIE, messe nero su bianco quest’anno. E inoltre che il progetto è appoggiato dai sindacati dei pensionati e che, in definitiva, è frutto del lavoro unitario degli eletti all’estero.
Nella polemica si è inserito anche l’on. Giuseppe Angeli il quale, in un comunicato, ricorda che si occupa della questione dell’assegno sociale fin dall’epoca in cui fu eletto al Comites di Rosario, che egli ha presieduto durante tre periodi, e poi nel CGIE, prima di presentare il suo progetto di legge che, sostiene, è più mirato.
Infatti, la differenza tra i due progetti sta nell’universo di utenti ai quali è rivolto. La decisione di ripiegare sull’assegno di solidarietà, lasciando da parte l’assegno sociale e ancora di più la pensione sociale, è stata presa per questioni tattiche e cioè, sembra che ci sia maggiore disponibilità in Parlamento per un atto di solidarietà, che per il riconoscimento di un diritto. Disponibilità comunque ancora tutta da verificare, visto che, insistiamo, è stato solo fatto un piccolo passo avanti nel lungo e tortuoso cammino che dovrebbe portare all’assegno di solidarietà.
Proprio per evitare quella traversata parlamentare irta di ostacoli, il Vice ministro Danieli, ha proposto di aumentare i fondi per l’assistenza diretta e di assistere i connazionali che ne hanno bisogno, non più con un solo pagamento nell’anno, per il massimo attualmente consentito (circa 1500 dollari all’anno), ma con delle mensilità, fino alla cifra citata, durante tutto l’anno.
Proposta sulla quale anche il sen. Pallaro sembra concordare.
C’è inoltre un’altra questione sulla quale si sta aprendo il dibattito e che trova sostenitori nelle due parti. Si tratta di decidere se l’assistenza data – o per essere anche brutalmente precisi – pagata dall’Italia, debba essere solo per i nati in Italia e poi emigrati oppure se va estesa a tutti i cittadini italiani residenti all’estero che si trovano in situazione di bisogno o grave disagio o di povertà estrema o senza mezzi di sostentamento, senza prendere in considerazione il luogo di nascita, cioè anche se sono anche cittadini di un altro Stato.
Una polemica su questo punto ha investito anche il tema del contratto per l’assistenza sanitaria agli anziani italiani indigenti in Argentina, perché esso sarà destinato unicamente agli italiani nati in Italia. Anche se non manca chi pretende assegni per tutti gli emigrati (a modo di risarcimento per gli anni di espatrio) o chi propone assistenza sanitaria gratuita per tutti gli italiani all’estero (come hanno fatto recentemente gli on. Rebuzzi e Ferrigno), è chiaro che un conto sono i sogni o le favole e un altro conto è la realtà. Tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge e quindi devono avere gli stessi diritti, come comanda la Costituzione e finché c’è la legge essa va rispettata, sostengono alcuni.
Ma la realtà è che ci sono centinaia di leggi, buone o cattive, che non sono – almeno pienamente – rispettate.
E la realtà è che se si chiede la luna si rischia di ottenere solo un sogno.
E mentre continuiamo a discutere, hanno gioco facile quelli che in Italia considerano uno spreco ogni euro speso per gli italiani all’estero.
E intanto chi tra gli anziani emigrati ha bisogno di aiuto, continua a dover attendere. Ma fino a quando?

marcobasti@tribunaitaliana.com.ar

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