«Conviene fare gli italiani all’estero, è un mestiere redditizio»

Intervista al Senatore Massimo Polledri Lega Nord Padania

“Riportiamo qui di seguito la parte del discorso del Senatore Polledri riguardante gli italiani all’estero estrapolata dal resoconto stenografico della 254° seduta dell’Assemblea del 15 novembre 2007 in occasione della votazione finale sulla finanziaria all’esame del Senato (pag. 117, 2° capoverso)”.

POLLEDRI…omissis…«E poi, signor Presidente, abbiamo gli italiani all’estero. Bellissimo! Conviene fare gli italiani all’estero, è un mestiere redditizio. Potrei immaginare un bel libro: Alì Babà e i cinque italiani eletti all’estero per l’Ulivo. I padani e gli italiani devono sapere quanto ci costano. Abbiamo dato loro 14 milioni di euro, tutti soldi risparmiati dal Quirinale e dalla Corte dei Conti. Cinque voti, ma tengono famiglia, dobbiamo provvedere ad aiutare qualcuno del paesello. Poiché nella prima Repubblica non ne avevamo, abbiamo dovuto farli venire con la barca. Non parlo di tutti, ovviamente. Ci sono comunque costati 14 milioni di euro in prima battuta; poi, il Governo, all’ultimo momento, alle tre di notte, gliene ha dati altri 18, altri 4 sono previsti nella tabella. Cinque voti ci sono costati una trentina di milioni di euro, quando per gli straordinari delle Forze dell’ordine sono stati stanziati solo 10 milioni. (Applausi dal Gruppo Lega Nord Padania). E per le strade della Padania sono stati stanziati 100 milioni e niente più. Credo che questo sia qualcosa che dobbiamo dire. Da qui dobbiamo ripartire…omissis…Questo è lo Stato centralista. Questo è lo Stato che non vogliamo. Questo è il motivo per cui oggi la Padania vi dice no. (Applausi dai Gruppi Lega Nord Padania e UDC). (Il Senatore Randazzo si avvicina al banco dove siede il senatore Polledri). Te lo verremo a dire in Australia! Altruista!».

PRESIDENTE. Calma, senatore Polledri.

POLLEDRI. Ne abbiamo combattuti tanti come te e ne combatteremo ancora! Magari tornasse Pomicino. Se ne vada!

Dallo stenografico risulta che lei si sia rivolto ai 5 eletti all’estero dell’Ulivo. E’ convinto che sia conveniente fare l’italiano all’estero perché è un mestiere redditizio. Non sa che, insieme, potrebbero comprarsi la Padania tutta intera?

Guardi, questo è un discorso politico. Prima di tutto c’è in ballo la stessa legittimità del voto. Il collega Randazzo, è intervenuto nella discussione a microfono spento con alcune affermazioni che non sono sullo stenografico. Hanno presidiato tutto il percorso della finanziaria nella Commissione Bilancio sino alle tre di notte. Intanto c’è un elemento di legittimità. Perchè mi sembra che le indagini, i video così diffusi da Repubblica sui brogli di Sidney a favore di un candidato Australiano da parte di Paolo Raio dell’Udeur, mettono in luce la illegittimità del voto. Questo è un primo elemento che non è stato ancora fugato e credo che sia un elemento di rappresentanza democratica abbastanza importante. Secondo punto, l’emendamento presentato nella prima stesura, se avrà il piacere di vederlo in cui venivano chiesti credo 18 milioni di euro, era formulato in un modo che, a mio giudizio, ha qualcosa di scandaloso. Formulato non con un criterio di trasparenza di spesa, ma aiuti, interventi a favore di non si sa chi. Sono cose che fanno rimpiangere la prima Repubblica anche perché non ci saremo mai aspettati un contributo non finalizzato e a pioggia con criteri assolutamente discrezionali che, a mio giudizio, non avevano crediti per essere accolti in Parlamento. Nella stesura definitiva, dopo, è cambiato qualcosa. Ma è evidente che i 32 milioni di euro non mi sembrano finalizzati ad un progetto sistematico per gli italiani all’estero. Alcune cose sono da fare, per carità, qui nessuno mette in dubbio ma hanno un valore di un prezzo politico. Tanto è vero che gli italiani all’estero al Senato sono sempre presenti perché votano. Alla Camera, se andiamo a vedere le presenze, i deputati non ci sono mai. Andiamo a fare un elenco delle presenze. Oggi (28 nov.) per esempio si vota, alla Camera non ce n’era neanche uno. Questo la dice abbastanza lunga. O uno fa il deputato e lo fa seriamente oppure no. Non si può essere presenti solamente alle votazioni decisive ma anche alle voci di spesa generiche.

Parlando dei senatori, gente di età definibile veneranda e di posizioni economiche assai forti, a parte la politica che si fa in aula, alle cose che si dicono, ma lei li ha offesi non tanto quanto senatori, ma in quanto uomini. Senza contare che essi soni stati eletti con una legge approvata proprio da voi nella scorsa legislatura. Non si vede perché debbano essere accusati in prima persona.

Allora, uno fa il Senatore quindi si prende tutti gli oneri. Viene in aula discute, argomenta e risponde degli atti parlamentari che ha fatto. Se poi uno pensa di vedere le cose a titolo personale, questo è un problema suo. Ripeto, questo ha un rilievo politico che nulla ha a che fare con le persone. Ripeto però che ci sono pesanti dubbi sulla legittimità dell’elezione di qualcuno che oggi magari invece di offendersi farebbe meglio a fugare i dubbi di legittimità che pesano sulla sua elezione.

Lei personalmente e la Lega, siete pro o contro al voto degli italiani all’estero?

Non so se questi signori che lei citava come offesi ma che sono lautamente pagati per farsi offendere, ammesso e non concesso che siano offesi, che si sia trattato di una offesa, questa è la democrazia ovviamente, sanno che nel 2004, quando ci furono i fatti di Argentina, noi siamo intervenuti economicamente a favore di concittadini lì stanziali. C’era, per esempio, la colonia Caroia dove non avevano neanche il dentrificio, niente. Siamo intervenuti con le nostre istituzioni per fare quello che di fatto non ha mai fatto il Consolato oppure la politica. Cercare di far avere il passaporto a figli di nostri concittadini di seconda generazione. Praticamente qui si cercava di fare venire chiunque anche non avesse una radice culturale nostra. Noi pensavamo che sarebbe stato meglio scegliersi l’emigrazione e quindi favorire i figli di italiani. Sull fatto che ci sia un intervento solamente per chiedere soldi è negli atti. Non fare qualcosa anche per il resto, questo è un dato politico che va rimandato agli eletti all’estero.

Le vorrei rispondere un attimo anche per loro se mi consente…

Se lei vuole parlare per loro…lei fa il giornalista, faccia domande da giornalista.

Benissimo, per esempio Pallaro non ha certo bisogno dello stipendio di Senatore, stipendio che lei definisce lauto…

Se lei mi deve fare una predica per Pallaro, Pallaro mi chiama e parliamo. Se lei mi deve fare delle domande è un conto, se mi deve fare un processo…Se Pallaro o Randazzo hanno da dirmi qualcosa vengano e parliamo. Noi siamo persone civili si può parlare. Sulle obiezioni politiche, di queste, rispondo politicamente.

Nello stenografico dice che non si riferisce a tutti i senatori eletti all’estero e che ci sono costati 32 milioni di euro perché non avrebbero votato la finanziaria…

Lei dica anche che il museo degli italiani all’estero, sarà fatto a Roma. Ora quei soldi che devono andare invece a sostenere le nostre comunità vanno spese per fare un museo per gli italiani all’estero a Roma. Guardi, io vengo da un popolo, da una provincia che nel primo trentennio ha portato fuori centinaia di migliaia di emigranti in giro per il mondo. Per le nostre comunità il fatto che ci siano musei dell’emigrazione pagati con i soldi che potrebbero andare per fare dell’altro, è uno spreco.

Ho chiesto al Senatore Randazzo cosa le avesse detto alla fine del suo intervento, infatti nello stenografico si legge che egli si sia avvicinato al suo scranno, le avrebbe detto: «Perché non cantiamo il nuovo inno nazionale “Un sogno portiamo in cuore, bruciare il tricolore”?

Io non ho assolutamente sentito. E’ scritto nello stenografico?

Lei ha ribattuto, e questo è negli atti, «Ne abbiamo combattuti tanti come te e ne combatteremo ancora! Magari tornasse Pomicino. Se ne vada»! A proposito, che significa: tornasse Pomicino?

Intanto, quello che ha detto Randazzo, non lo confermo. Questo è quello che dice d’aver detto. Egli ha detto altro e, quindi, la risposta era appropriata a quanto ha detto Randazzo. Le cose che dice avrebbe detto, non le ha dette. Ha detto altre cose che io non ripeto.

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