Un centro di gravità  permanente

Agènore Italiano

“Non ho nessuna intenzione di privilegiare la cinematografia tradizionale, nella quale vengono messe in scena essenzialmente le sofferenze della gente normale. Preferisco, piuttosto che i problemi, privilegiare le soluzioni”. Il Corriere incontra il cantautore e regista Franco Battiato, in Germania a presentare il suo film “Niente è come sembra”

Signor Battiato, cominciamo a parlare del Suo film che Lei presenta qui in Germania cominciando da Monaco: “Niente è come sembra”.

Un bel film che mi è piaciuto molto. Oltre a Monaco, tocchiamo Berlino, Stoccarda e Francoforte.

Battiato è ancora un cantautore o un pittore ed un filmaker?

Continuo ad amare la musica, ma mi sto sbilanciando nel cinema.

Che tipo di film si possono aspettare i suoi fan?

Non ho nessuna intenzione di privilegiare la cinematografia tradizionale, nella quale vengono messe in scena essenzialmente le sofferenze della gente normale. Preferisco, piuttosto che i problemi, privilegiare le soluzioni. Voglio uscire dai circoli viziosi, insomma. Cerco di immettere le eccellenze nel cinema, là dove la gente, di solito, è interessata alle disgrazie.

Che tipo di eccellenze?

Il secondo film, per esempio, riguardava Beethoven, quello attuale si occupa di misticismo, con un dialogo teologico tra un credente, un ateo e un dubitante.
Una specie di ritorno dei dialoghi di Galileo?

Infatti ho intenzione nel prossimo film di compiere una ardita cavalcata, dal Cinquecento in poi.

Se alla gente piacciono le disgrazie e Lei fa film sulle eccellenze, immagino abbia poco successo…

Al contrario. Abbiamo stampato 30.000 copie del film ed ho notato che la gente rimane fino alla fine della proiezione. Certo, chi mi vuole male dirà che si tratta solo di spettatori catatonici…

Lei, come tutti noi, sta velocemente attraversando i decenni. Cosa prova ad invecchiare?

Trovo la vecchiaia fantastica. Non sono mai stato un giovanilista neppure a vent’anni. L’eccellenza di cui parlavo prima si trova soltanto nella maturità.

Ha notato che nelle lingue romanze, amore somiglia a morte, mentre nell’inglese e nel tedesco amore somiglia a vita?

Per me preferisco il greco, dove Eros si avvicina a Thanatos. L’inglese è una lingua pragmatica e va bene per la vita superficiale che facciamo. Il tedesco mi piace di più, non lo metterei sullo stesso piano.

Bisogna essere molto intelligenti per vedere i Suoi film?

L’intelligenza è nell’uomo visto come individuo, perché così riesce sempre a seguire l’ombra del dubbio. È bella la complessità dell’individuo. Mi domando come sia possibile che un individuo sia più intelligente del meccanismo che abita. (Corriere d’Italia)

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