Giù le mani dalla Senatrice Rebuzzi!

La conosco. La conosco personalmente, la senatrice Antonella Rebuzzi. Ci incontriamo spesso al Senato dove non manca mai. Ha una mamma splendida, me lo ha raccontato lei stessa. E’ una mamma greca. E poi una bella famiglia, una vita da imprenditrice ad altissimo livello ma con la semplicità della donna di famiglia, ragionevole, accomodante, interessata ad ascoltare. E’ lì presente al Senato instancabile, nel suo scranno, senza mai dare segni di insofferenza a votare sino a tarda ora. Lo abbiamo già detto e ripetuto. Ne abbiamo parlato da inizio legislatura delle difficoltà degli eletti all’estero in un parlamento “scafato” e “marpione”. Molti si sono dilungati in analisi veramente mediocri e banalizzanti. Ma nessuno si permetta di diffamare. Nessuno osi, coperto dalla coltre di vigliaccheria, sputare veleno sulle persone perbene. Antonella Rebuzzi è una persona perbene. Una che ha creato ciò che ha senza chiedere niente a nessuno. Vive del suo successo personale, del suo lavoro e dei frutti di questo. E’ piantata a terra con tutti e due i piedi. E’ una persona perbene avvolta nei suoi scialli di seta. Cammina diritta per la sala Italia, saluta sempre tutti con un sorriso solare e bene augurante. Come senatrice di questa Repubblica, ha fatto passi da gigante. Diviene sempre più attiva e competente. «Se non sarò accettata, me ne andrò a casa mia tra i miei nipoti, sa?» mi ha detto in occasione della mia prima intervista proprio agli inizi di legislatura. Non ha certo intenzioni di mettere le radici al Senato. Non è arrivista perché le sue mete le ha raggiunte da quel dì. Non me ne vorrà, ma l’attività politica, le avrà procurato solo problemi e stanchezza oltre a rifonderci un bel po’ di soldini.
Non fummo d’accordo con Berlusconi quando se la prese, denunciandolo, con Pietro Ricca che gli urlò:«Buffone, fatti giudicare». Non fummo d’accordo perché una espressione esplicita detta in faccia è sempre meglio di una detta alle spalle. Configurando pur sempre una ingiuria, almeno non è diffamazione. Per l’ingiuria può scattare una sberla, oppure una risposta concitata ed altrettanto efficace. Berlusconi ne aveva ed ha i numeri per non ricorrere al Tribunale in questi casi. Ma si sa che la diffamazione, come la calunnia «è un venticello, un’auretta assai gentile che insensibile sottile leggermente dolcemente incomincia a sussurrar – (G. Rossigni. Il Barbiere di Siviglia)», allora sì. La denuncia diviene necessaria perché è un delitto punito dal codice penale. Il diffamatore è, di solito, un frustrato con problemi di personalità accentuati da carenze di carattere psicofisico molto gravi e poco riconoscibili. Soffre delle sintomatologie più disparate, dall’eiaculazione precoce, alla disistima personale, ma, su tutte, è assolutamente privo di coscienza. La critica celata e nascosta, per sentito dire, è subdola, interessata, biforcuta, ingrassata dal sebo e dallo schifo dell’intenzione maligna di recare un danno augurandoselo irreversibile. Costui ha i calli nella testa. Lo si può riconoscere solo se, ingenuamente nell’atto di diffamare la sua vittima, dice: «Mi hanno detto che Tizio è cattivo, poi non so…». Per fortuna, il diffamatore, non ottiene sempre i risultati sperati perché per attecchire, la diffamazione, deve essere compatibile con le caratteristiche della vittima.
Con persone come la Senatrice Rebuzzi, non attacca. Perché la qualità, l’onestà degli atteggiamenti e della storia personale, le hanno creato uno scudo inviolabile che la protegge a prescindere. Ma si sa che “Il venticello” trapassa le barriere, inforca i sottoporta, attraversa con i suoi spifferi gli ambienti più blindati e quindi, può dare fastidio.
Questa è una excusatio non petita dalla Senatrice e, per questi motivi, le chiedo venia pubblicamente se mi sono permesso, ma invito a chi ce l’ha con lei, a farsi avanti e ad uscire allo scoperto. Avrà i gradi di caporale ed il viso senza alcun colore
Senatrice Rebuzzi, mi dice dove va a fumarsi le sue sigarette negli intervalli del voto? Non sono mai riuscito a “beccarla” in pausa mentre si fuma una sigaretta. Posso chiederle come sta senza parlare una volta di politica?

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