Italiani nel mondo
Congresso a Mar del Plata
di Generoso D’Agnese
«Noi delle 15 associazioni, lavoriamo per puntare su iniziative concrete, e per trasformare gli stessi sodalizi in incubatori di professioni, iniziative e progetti».
C’è fermento tra i giovani abruzzesi d’Argentina, e ferve il lavoro per preparare al meglio un appuntamento che per tanti di loro sarà la prima vetrina dell’impegno associazionistico. L’appuntamento ha un nome altisonante: Congresso internazionale degli abruzzesi nel mondo, e sta per inaugurarsi – dal 2 al 4 novembre – a Mar del Plata dopo un’intensa attività di avvicinamento portata avanti dalle nuove leve del mondo italo-argentino. A guidare l’entusiasmo dei ragazzi abruzzesi provenienti da Rosario, Mar del Plata, Ensenada e altre città dove ha sede un club abruzzese, è Fabio Maraffini, architetto e figlio d’arte.
«Sono nato a Ensenada trentanove anni fa, e sono figlio di abruzzesi arrivati da Carpineto Sinello, in provincia di Chieti. Ho avuto la fortuna di respirare fin da bambino l’aria dell’impegno perché a casa mia seguivo con grandissima curiosità le riunioni dell’Associazione abruzzese di Ensenada, fondata proprio dai miei genitori, e vero fulcro per i conterranei residenti in questo angolo della provincia di Buenos Aires. Con il passare degli anni sono diventato a mia volta un membro attivo del sodalizio, e con esso sono entrato a far parte della Fedamo, Federazione degli abruzzesi in Argentina».
Per un mondo associativo che ha sempre lavorato con alacrità, il giro di volta è arrivato con la trasformazione – operata nella Regione Abruzzo – del Comitato regionale emigrati e immigrati, in Cram ovvero Comitato regionale abruzzesi nel mondo. Una svolta voluta da Donato Di Matteo, e che ha significato anche un vero e proprio cambiamento di rotta nell’approccio alle associazioni regionali nel mondo. In sostanza: largo ai giovani e attenzione ai bisogni dei più deboli.
«Effettivamente c’è stato un cambiamento nei rapporti con la Regione. Il Cram ha subito approvato la costituzione di un Congresso di giovani abruzzesi in Argentina, e gran parte di questo merito va proprio a Di Matteo che sta spingendo verso la trasformazione delle vecchie associazioni in sodalizi promotori di interscambi professionali e culturali».
Interscambi e incontri, corsi universitari studiati su misura, viaggi in Abruzzo: sono specifici e mirati i progetti che la Regione sta portando avanti appoggiandosi sempre più alle nuove generazioni e lavorando anche su linee guida che sfuggono a una prima valutazione. L’assessore al Turismo, Enrico Paolini, sta insistendo per la creazione di un volo Buenos Aires-Pescara che finalmente permetta di raggiungere l’Italia a costi accettabili. Per molti italo-argentini è infatti davvero proibitivo il costo di 2 mila e più euro per un viaggio che unisce le due terre, e nessuno sembra aver posto attenzione a questi aspetti molto pratici che spesso frenano la grande voglia di riattraversare l’Atlantico per ripercorrere le vie dei propri avi.
«L’aiuto agli indigenti da parte della Regione – prosegue Maraffini – trova noi giovani pronti alla collaborazione. Abbiamo vissuto gli anni della crisi economica in prima persona, e sappiamo quante sacche di difficoltà economiche esistano tra i nostri corregionali».
Legato strettamente alle proprie origini, Fabio Maraffini si sente a tutti gli effetti un argentino d’origine italiana, e in questo termine programma il suo presente e il suo futuro. Un legame, quello con l’Abruzzo, principalmente sentimentale, nato anche dall’uso in famiglia del dialetto e dalla conservazione di usi e costumi tradizionali.
«Ancora oggi attendo con impazienza l’arrivo delle festività per poter mangiare i dolci tipici come il castello, la cicirchiate, lu taralle e le neole, appartenenti alla nostra tradizione culinaria. Ma se queste cose vanno indubbiamente trasmesse – insieme alla lingua italiana e alla cultura ufficiale – di generazione in generazione, altrettanto importante è continuare ad operare nelle associazioni per arrivare a un ricambio effettivo delle cariche. Perché solo attraverso l’assunzione di quest’onere-onore sarà possibile mantenere in vita il legame con l’Abruzzo».
Di tutto questo e di altro i giovani abruzzesi andranno a parlare nei prossimi giorni. Accoglieranno con entusiasmo le delegazioni provenienti da Canada, Australia, Europa, Stati Uniti, Sudafrica e da altri Paesi del Sudamerica, per discutere con loro delle strategie immediate e future dell’associazionismo regionale.
«Il programma a cui facciamo riferimento è quello intitolato Comunità e Identità, e comprende tutti i progetti delle associazioni aderenti al Cram. I punti salienti riguardano l’ulteriore sviluppo di un sito internet del Cram, per favorire una comunicazione virtuale che aiuti a scoprire le potenzialità della Regione Abruzzo, e permetta ai giovani di accedere a informazioni su lavoro e formazione professionale, a iscriversi a una banca dati per le opportunità di stage formativi, per sviluppare contatti universitari e scoprire borse di studio post-lauream, e non ultimo, per spingere alla creazione di ostelli per i giovani, che permettono agli stessi di soggiornare con altri coetanei».
Gli Under 40 dell’associazionismo vogliono dimostrare che possono sostenere il peso di una strategia che guarda a un futuro sempre più stretto tra le varie federazioni sparse nel mondo. Una sorta di mutuo soccorso incentrato sulla progettazione.
Nel pre-congresso di luglio, insieme a Giovanni Scenna, presidente della Fedamo; a Emidio Ciaccia, presidente dell’Associazione di Campana; ad Ana Martella, consigliere del Cram, e ad altri rappresentanti delle realtà associative, è stato posto l’accento sulle opportunità imprenditoriali delle piccole e medie imprese che possono rappresentare il fulcro del prossimo futuro degli interscambi tra italo-argentini e Italia. Ma si vuole approfondire anche la lingua italiana, e instaurare relazioni importanti con le Università abruzzesi.
BOX UNICO
Idee concrete per i giovani
«Il Cram Abruzzo è un modello per tutte le Regioni italiane perché il suo presidente, Donato Di Matteo sta facendo un’opera eccezionale di assistenza in America Latina ma anche iniziative per valorizzare i giovani»: sono parole importanti quelle pronunciate dall’onorevole Mariza Bafile durante il convegno Anziani e bambini in difficoltà nelle comunità italiane dell’America Latina. Mariza è infatti, prima di tutto, un’attenta giornalista che per decenni ha seguito le evoluzioni sociali delle comunità italiane in Sudamerica e che ora, in veste di deputata, cerca di sensibilizzare le massime istituzioni nazionali. Impegnata nel delicato e preoccupante tema dell’indigenza italiana in Sudamerica – che colpisce almeno 30 mila persone, di cui 20 mila solo in Argentina – l’onorevole Bafile, originaria de L’Aquila, ha sottolineato i progetti elaborati dal Cram Abruzzo come la possibilità di un’assicurazione sanitaria nazionale o l’istituzione di un assegno di solidarietà.
«L’azione congiunta delle Regioni – ha sostenuto Bafile – è importante, e tutti insieme bisogna costituire un tavolo permanente di lavoro per risolvere tutti i problemi. Esempi come il primo Centro di assistenza sanitaria in Venezuela, a cui seguiranno anche altri, ma anche gli stage e la formazione professionale dei giovani oriundi nelle aziende e nelle istituzioni abruzzesi, rappresentano importanti tasselli, così come l’avviamento di un progetto pilota di promozione turistica (attuata in collaborazione con l’Assessorato regionale all’Agricoltura e l’Apt) e dell’eno-gastronomia attraverso associazioni di abruzzesi emigrati presso le quali, previa adeguata formazione professionale in Abruzzo, lavoreranno figli e nipoti dei connazionali dando così una risposta concreta al problema dell’occupazione che colpisce soprattutto l’America Latina».
«In Sudamerica i giovani italiani qualificati cercano lavoro – ha confermato il presidente del Cram, Donato Di Matteo – mentre in Paesi ricchi come l’Australia o il Canada, i nostri imprenditori di successo, quelli che sono emigrati e hanno fatto fortuna, hanno problemi a reperire persino lavoratori qualificati. Tutti noi dobbiamo entrare nella logica che, ormai, esiste un’Italia nel mondo, e che dentro e fuori i confini italiani siamo tutti italiani, senza cittadini di serie A e B».