Il Partito Democratico e la fantapolitica

La fusione tra DS e Margherita, ha sancito la realizzazione del nuovo centro. La novità ha posto non pochi problemi e perplessità soprattutto su due questioni nodali: la laicità dello Stato ed il posizionamento in Europa di una compagine così assortita, fare o non fare parte del Pse europeo. Senza scrollarsi di dosso, neanche per un attimo, il politichese impregnato di demagogia, Rutelli ha dato già una risposta sebbene sibillina, al secondo quesito: «Non ho dichiarato: mai col Pse» intendendo aver detto invece: «mai nel Pse», cosa assai diversa. Insomma, due partiti, da un lato, i DS meno comunisti e, dall’altro, la Margherita, meno democristiani. Comunque la si voglia mettere, è un evento importante che non può passare inosservato. Soprattutto per gli effetti “esterni” e di riflesso. Si pensi al fallimento dell’idea di Pier Ferdinando Casini della creazione di un grande centro. Così come la delusione di Mastella che ci credeva tanto. Vedersi soffiare il centro, che era la sua minaccia, sotto il naso . A patto che non si decida di accettare l’esistenza di due centri che, anche da un punto di vista geometrico, non trovano accoglienza né nella matematica, né nella logica. Casini, avendo rifiutato Berlusconi, con chi stipulerà alleanze? Non si sa. Mastella, come un asino tra i suoni, allibito e stordito al cospetto del progetto Partito Democratico già realizzato, aspetta che gli venga un’idea. Senza contare l’adesione di Follini che, a questo punto, è data per scontata.
Per cambiare definitivamente volto alla politica italiana, sarebbe suggestivo che il Cavaliere chiedesse di farvi parte. «Siamo pronti a larghe intese» parole sue uscendo dal congresso DS. Ci è piaciuto credere che egli, almeno per un momento, avesse pensato di aderire al progetto PD. Perché no? Scaricato ormai dalla Lega, abbandonato da Casini e la sua Udc, diffidato da Fini a riproporre le larghe intese, potrebbe pensare di entrare definitivamente nella storia di questa Repubblica con una decisione veramente titanica. I DS non sono più comunisti ma centristi di nuova forgia, i democristiani della Margherita, meno democristiani e più duttili ai cambiamenti, più versatili dei “fondamentalisti” dell’Udc, quindi.
Un Partito Democratico con DS, Margherita e Forza Italia, diventerebbe una forza concepita per governare a lungo. Riposizionerebbe An alla destra dello schieramento e costringerebbe al ricompattamento i partiti della sinistra compresi i fuoriusciti dai DS. Il resto, frattaglie che, con una legge elettorale, a questo punto, convenientemente severa negli sbarramenti, sarebbero costrette a decidere una collocazione fuori dalle retoriche. Potremmo giurare su un Partito Democratico con Forza Italia. Una soluzione che farebbe entrare il Paese nella vera seconda Repubblica. Fantapolitica? Forse, ma stimolante. Siamo sicuri che uno come Berlusconi, sarebbe capace di una scelta del genere. Invece, farà il Partito Unico Delle Libertà, con chi? Con Fini che non crede sia possibile dall’oggi al domani per non dire che non lo vuole affatto? Con chi? Con Bossi che non si fida dei partiti unici? Con chi, con Casini e l’ossessione delle sue radici democristiane? Con l’IdV di Di Pietro? Forse con i Verdi? Non resta che Mastella: il classico pezzo in più che ritroviamo quando rimontiamo il motore della nostra auto: non sappiamo a cosa serviva, dove stava e dove dobbiamo metterlo.

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