Intervista a Franca Rame

In occasione della conversione in legge, con modificazione, del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, recante proroghe della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali approvato alla camera dei deputati.

Questo il testo integrale della dichiarazione di voto della Senatrice Franca Rame:

«Signor Presidente, membri del governo, onorevoli colleghi, l’Italia è da anni impegnata nelle missioni di pace, pace e guerra hanno lo stesso significato. Guerre con munizioni non convenzionali all’uranio impoverito. Centinaia di migliaia di vittime civili e militari sono state contaminate in Paesi che si volevano liberare: Balcani, Iraq, Afghanistan. I nostri soldati sono stati esposti senza nessuna precauzione alle contaminazioni. Hanno operato in quei luoghi con la stessa divisa che indossavano in Italia, a mani nude, respirando la terra sollevata dai carri armati. I militari americani ed inglesi, portavano tute speciali, maschere e guanti. Sono membro della Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito. Dati forniti dall’osservatorio militare: 45 morti quelli che si conoscono; 515 gravemente ammalati, alcuni terminali, tumori, leucemie ecc. completamente abbandonati dal nostro governo. C’è da non crederci! Né cure, né pensione, famiglie rovinate, madri impazzite.
Un’ultimissima percentuale di militari al rientro dall’Afghanistan, dopo i risultati alterati delle analisi, sono stati operati alla tiroide per limitare i danni della contaminazione. Che futuro avranno?
Questo cinico disinteresse per la vita umana, fa paura!
Oggi si chiede un sì al rifinanziamento della missione. Il no è nella mia testa, nel mio sentire. Ma oggi, ci troviamo con le bizzarre e contraddittorie astenzioni di una parte dell’opposizione, in più, non posso dimenticarlo, ho preso un impegno con i molti che mi hanno votato: sostenere il governo Prodi. Quindi voto sì con non pochi problemi di coscienza. Chiedo, però, una legge europea che condanni chi utilizza armi inquinanti a pagare i danni causati a civili, militari e ambiente.
Cindy Sheehan, la madre americana che ha perso un figlio in Iraq, è riuscita a mobilitare gran parte dell’America contro la guerra di Bush per il petrolio. Aspetto il giorno in cui tutte le donne del Parlamento italiano, in quanto donne e madri, si ribellino alle guerre che i governanti hanno nel loro DNA votando un bel no alle cosiddette missioni di pace…una pace che, per ora, non ha portato né liberazione né democrazia ma solo miseria, dolore e morte!
Di una certa importanza il costo della missione in Afghanistan, dal 2202 ad oggi, 300 milioni di euro a semestre: totale 3 miliardi e 300 milioni, 280 milioni in aiuti alla popolazione.
Mi auguro, inoltre, che il nostro governo si impegni per la liberazione del manager di emergency sequestrato dai servizi segreti afgani e dell’interprete di Daniele Mastrogiacomo. Grazie».

Passato anche questo momento sull’Afghanistan. Ha votato sì.

E’ vero, io ho votato si per l’Afganistan. Ho votato non potevo votare no. In ogni caso, ho chiesto, per il tramite del mio blog, il parere dei miei elettori, se votare o non votare la fiducia sull’Afganistan e, se avessi scelto di votare sì, se mi sarei dovuta dimettere o no dalla carica di Senatrice.
Ebbene, i miei elettori mi hanno incoraggiato a votare la fiducia e a non dimettermi.
Il loro parere, per me, conta molto.
Si fa presto a criticare, fanno presto ad aggredirti quanti avrebbero preferito il no per il solo fatto di mandare a casa il governo.
Il mio senso di responsabilità mi ha costretto a sostenere il governo Prodi, specialmente in questo momento in cui nessuna alternativa esiste a questo centrosinistra.
Ho votato e mi è costato moltissimo, tanto. Sicuramente sarò diventata anche rossa mentre parlavo ma non potevo fare diversamente.

L’appello alle donne del Parlamento in quando donne e madri è stato veramente molto appassionato.

Dovremmo essere tutte noi insieme ad urlare gli stop a situazioni di guerre, a missioni di pace come le vediamo oggi. Occorre il cuore della mamma per fare fronte a certe situazioni che portano solo morte e malattie ai nostri ragazzi. Sino ad oggi, le famose missioni di pace, non hanno prodotto che dolore.
Le mamme piangono i loro figli che, quando riescono a portare a casa la pelle, spesso, troppo spesso, non evitano malattie gravi da contaminazioni per l’uso criminale di armi non convenzionali.

Lei è acquisita alla politica parlamentare, come si trova in questo ambiente tra i colleghi di lungo corso?

Il discorso è che i politici non ti ascoltano. Puoi avere anche un problema importante, chiedi una spiegazione e li vedi lì davanti a te disponibili. Solo che, dopo 7-8 secondi, escono dal corpo e pensano ad altro.
Le racconto un episodio, lei capirà cosa voglio dire.
Quella mattina ero in un casino perché sono arrivata tardi per le votazioni in aula e non per colpa mia. Ero sconvolta perché io sono sempre puntualissima. Finita l’aula, ho parlato con un compagno che conosco da quando era piccolo. Provavo a spiegargli la ragione del mio ritardo, poi, ad un certo punto, non c’era più. Davanti a me c’era il suo scheletro, il suo corpo, la sua cravatta, ma non c’era più, non mi ascoltava affatto. Allora mi è presa un’ira perché questo fatto succede sempre, non ti ascoltano. Ero furibonda e, senza cambiare tono ho detto: «sono arrivata in ritardo perché ho avuto un problema, ho sgozzato mio figlio, l’ho fatto a pezzetti e l’ho messo in un sacco dell’immondizia ma la mano non sapevo dove infilarla, l’ho messa in borsetta sporcando tutti i documenti» dopo questo, sono rimasta zitta e lui mi ha detto: «bene, bene». A momenti l’ammazzo.

E’ simpatica alla gente comune che, in qualche modo, è incuriosita da lei perché dice cose elementari ma vere al tempo stesso.

Io ho fatto sempre politica ma da esterna al Senato, mi sono trovata in questo ambiente al quale sono completamente allergica e non scherzo. Da un mese ho una congiuntivite. Il mio corpo mi da dei segnali, mi lancia dei campanelli d’allarme come frequenti giramenti di testa per cui corro in infermeria e mi faccio fare una iniezione.
Non sono abituata al compromesso, non sono avvezza ad andare contro coscienza per cui somatizzo questo malessere interiore.
In una Commissione che non nomino, avevo deciso di votare contro, ero decisa. Con quel voto contro avrei potuto aprire una crisi. Nel momento che si aspettava di mettere la scheda nell’urna, mi sono detta: «Sono un’arrogante, una presuntuosa, cosa credo di fare con questo mio no?» e votai si.
Uscii piangendo perché avevo votato contro coscienza, ma non conoscevo bene le conseguenze di un mio no.
Allora questo significa che sono proprio piccola, non ho esperienza e quindi non posso neanche essere sicura.

Quando si trattò di votare l’indulto?

Votai con la Lega ed An ma poi ci furono anche altri di noi che votarono contro. Aveva ragione Di Pietro a dire che un indulto fino a tre anni era uno scandalo perché si sono, di fatto, liberati artefici di nefandezze, quelli che in galera non c’erano e non ci andranno mai. Una posizione sbagliata scelta dall’Unione d’accordo con Pecorella perché altrimenti non sarebbe stato possibile presentarla. Quella legge è una pazzia. Io che ero in mezzo all’Unione, mi sono trovata in grande disagio.
Ma come si fa a mettere d’accordo tutti questi cervelli e queste diverse anime tra tante ideologie? Come si fa?

Lei è famosa per essersi scandalizzata per i super stipendi dei super managers pubblici, l’ha sottolineato più di una volta.

Guardi, è tanto che lo ripeto che neanche più mi ricordo dove. Ma voglio fare riferimento ad un servizio apparso qualche tempo fa sull’Espresso, sulle pensioni di questi extraparlamentari. C’era un trafiletto di uno che diceva:«perché non facciamo un referendum popolare?» ecco, io vorrei lanciare questo referendum.
Ultimamente mi sto interessando di raccogliere una sottoscrizione per gli ammalati da uranio impoverito che non hanno nessun riconoscimento, neanche le medicine gli paga lo Stato. Spero che la gente mi venga dietro. Ogni tanto muore qualche soldato a seguito della contaminazione dall’uranio impoverito.
La cosa più importante è dare una mano a questi familiari.
Poi, devo fare un ascensore per una bimba che è malatissima i cui familiari non hanno possibilità e non ce la fanno a portarla fuori a causa di tutte le cose elettriche di cui ha necessità tra cui il respiratore artificiale.

Lei da Senatrice guadagna come gli altri, un bel po’ di soldini.

Prendo 15.000 euro al mese. Mille li do al partito. Poi, cosa devo fare con i soldi? Con i soldi del Nobel che ha preso Dario, abbiamo messo su il Comitato Nobel per i disabili.
Con gli incassi dei nostri spettacoli, più di una volta, abbiamo aiutato i lavoratori senza lavoro a difendersi nelle vertenze.
Se uno non mette a disposizione di chi ne ha bisogno il suo impegno, allora che fa?
Che faccio? Accumulo soldi in banca? Per il lavoro di senatrice che faccio, lavoro tre giorni alla settimana.

Signora, se la metà dei parlamentari facesse come lei, come sarebbe bello.

Non bisogna fare confusione perché ci sono quelli di Rifondazione che danno il 55% del loro stipendio e qualcuno deve restituire i denari avuti per la campagna elettorale. C’è qualcuno dei Senatori che rimane con tremila euro al mese ed ha famiglia e figli da mantenere, tanto per fare un esempio.
Io non ho nessuno da mantenere. Percepisco una pensione di artista di 1000 euro al mese, in più percepisco tutti i diritti d’autore dall’estero perché 400 compagnie nel mondo recitano i nostri testi. Ho molte entrate, questi 15.000 euro al mese li metto a disposizione di chi può averne bisogno. Cosa ne faccio? Neanche a dire di rifiutare lo stipendio. Lo sa che non si può rifiutare lo stipendio?
Sono contenta di avere questa pulsione verso il prossimo.
Conosco tanti cattolici ma pochi cristiani, pochissimi. Dico sempre, a Dio, «non so se ci sei». Ho dei gran dialoghi con Lui, ma se ci sei, sei un gran lazzarone perché quando tu vedi un uomo che si avvicina ad un bambino di 18 mesi, come ha denunciato il prete di Noto e lo violenta sessualmente, mandagli un fulmine!

I rapporti con Fassino, come mai si è presentata con l’IdV?

Neanche nei momenti di grande esaltazione ho desiderato qualcosa. Non ho fatto niente per avere quello che ho.
Leoluca Orlando me lo propose. Io gli risposi che era fuori di testa e che non ero capace. Io ero un’attrice e che, alla mia età, era ora di tirare i remi in barca. Infatti, sto passando tutto a mio figlio perché devo fare i conti anche con questa cosa, domani potrei essere morta.
Cosa fecero dunque furbescamente? Fecero girare la notizia e la gente mi invogliava ad accettare. Io non ho fatto niente per prendere una barca di voti. Quando Dario mi ha detto che ero arrivata prima in Piemonte, mi sono seduta sul divano ed ho pianto tre ore perché non mi ritenevo capace. All’inizio non rilasciavo interviste né partecipavo a programmi per paura di sfigurare.
A Fassino lo conosco da tanto tempo e devo dire che egli è l’uomo, la persona, all’interno della sinistra, che io stimo di più. Quando sbaglia, io glielo dico ma è una persona che io stimo moltissimo. La moglie, senatrice anch’essa, sul conto della quale qualcuno si abbandona a commenti sbagliati, è una che milita da anni ed anni con una gran testa, coltissima e preparatissima.

Parla con suo marito delle sue posizioni?

Certo, anche con Jacopo

Ma la gente si lamenta di questo governo, eccome se si lamenta.

La gente si lamenta, è vero. Il livello delle lamentele è rimasto quello di quando governava il centrodestra di Silvio Berlusconi. Sembra non essere cambiato niente.
Però, non mi sembra giusto omettere di dire le cose buone che questo governo sta facendo.

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