Intervista al vice presidente del Senato Mario Baccini

In occasione del prossimo Congresso Udc, il partito si interroga sul suo futuro. E’ tempo di riorganizzare il programma alla luce di nuovi equilibri della Cdl.

Prodromo al Congresso, il partito romano presieduto dal presidente Berardino Antinori, ha organizzato un convegno (20 febbraio) dal titolo “Le politiche dell’Udc verso il Congresso”. Sono intervenuti il senatore Amedeo Ciccanti, l’on. Armando Dionisi, l’on. Bruno Tabacci e il segretario Udc Massimiliano Fasoli ed il consigliere Maurizio Selvitella.
I protagonisti sono stati i giovani. Sei di questi molto ben preparati hanno parlato di politiche antitrust, di organizzazione del partito, di legge elettorale, di energia, riforma delle pensioni e di liberalizzazioni concludendo il loro breve intervento con una domanda specifica in tema da porre ai politici presenti. Un altro giovane consigliere, Maurizio Selvitella ha imperniato il suo intervento sul superamento della crisi di identità dell’uomo «con la conseguente distruzione di modelli sui quali l’occidente è fondato…è importante-ha chiosato Selvitella- che la ragione illumini anche i molti non credenti a comprendere i gravi rischi a cui l’occidente è esposto».
La novità è stata presentata da Antinori il quale ha tenuto la regia dell’incontro ed ha voluto organizzare il convegno all’insegna delle nuove generazioni che si propongono quali nuovi dirigenti di partito latori di istanze ed energie nuove.

Quale sarà lo spirito del prossimo Congresso del partito?

Dobbiamo interrogarci sul nostro futuro, interrogarci su quello che diremo perché il compito della politica non è solo di ascoltare, ma anche quello di portare un messaggio agli altri per far scattare il moltiplicatore delle idee della politica. In un momento di distrazione generale, bisogna avere il coraggio di accollarci responsabilità nuove perché ormai non ci sono più scorciatoie.
In questo momento, se vogliamo affrontare i temi del Congresso, come ha sottolineato Dino Antinori, dobbiamo trasformarlo in un dibattito politico di alto livello.

La presenza dei giovani in apertura è proprio una bella novità.

Gli interventi dei giovani relatori raccontano l’esperienza umana di chi vive la vita giorno per giorno, si interrogano e pretendono dalla politica le giuste risposte. Mi sono complimentato personalmente per l’idea con gli organizzatori.
Il nostro compito fondamentale è quello di trasformare da numeri a persone ogni cittadino che riusciremo a contattare. Dobbiamo trasformare da elettorato passivo ad elettorato attivo una parte consistente della nostra società. I giovani, occupano quella parte più prolifica e vitale, perciò sono oggetto delle nostre attenzioni.

In che modo?

Potremo farlo solo se saremo consapevoli di quello che stiamo facendo e se negli occhi di quella madre noi leggeremo le difficoltà di immaginare il futuro per il proprio figlio, allora, noi avremo gli occhi della politica, gli occhi dei valori, dei sentimenti che devono animare il nostro impegno.

Vi interrogate, dunque, sulla vostra identità e sui vostri obiettivi?

Allora chi siamo? Cosa vogliamo? Dove vogliamo andare? E’ il bisogno primario di tutta la gente che ha presenziato al convegno di questa sera numerosa nonostante le intemperie e la difficoltà oggettive di raggiungere la sala. Antinori, non a caso, lo ha sottolineato. Questa gente vuole che la politica parli lo stesso linguaggio dei cittadini che non abdichi ai suoi doveri, al ruolo che le spetta.
Il grande partito dei moderati, la grande coalizione di centro può nascere soltanto sugli interessi veri e legittimi dei cittadini, delle imprese, degli artigiani, dei giovani. Solo così ritorneremo ad essere una grande forza politica e non la somma di più sigle dei partiti che fanno riferimento al centro. Oppure, ancora peggio, ,la somma dei leaders politici.

L’Udc, allora come si porrà nei confronti del bipolarismo così come è stato attuato in Italia? Vi sta stretto il bipolarismo?

Il bipolarismo non ci va bene per una ragione: è diventato elettorale, ideologico, di scontro, non riesce a mettere sul tavolo quel riformismo che noi abbiamo il dovere di riportare avanti in un centro moderato riformista per dare forza alle riforme adeguate alle nuove globalizzazioni dei mercati se vogliamo continuare a stare al passo coi tempi.
Su queste grandi traiettorie, dobbiamo ripristinare la nostra ragione di esistere e quando parliamo del grande partito di centro, lo dobbiamo ricostruire su questi interessi. Questo bipolarismo non ci va bene perché divide i nostri interessi e mette, in termini di rappresentanza politica, noi da una parte e gli altri dall’altra.

Sì ma se non si mette mano ad una nuova legge elettorale, sarà arduo se non impossibile che l’intento divenga realtà.

La legge elettorale non è altro che il mezzo per sposare, coronare queste nostre traiettorie politiche. La legge elettorale non è il fine ma il mezzo e quando noi proponiamo un sistema di ispirazione proporzionale, è perché ci rendiamo conto che in questo momento è in gioco la democrazia nel Paese. Noi siamo chiamati a difenderla.
La crisi della democrazia, ormai, è un fatto evidente.
Ci sono spezzoni della società che hanno ingessato il sistema, che non vogliono riforme, che non vogliono le liberalizzazioni, vogliono invece che il sistema resti così come è. Così facendo, viene lesa la rappresentanza popolare dal qualunquismo dei messaggi sbagliati, dall’assenza della politica.
Dobbiamo restituire al popolo dei cittadini la forza che deve esprimere il Parlamento.

Lo slogan di Dino Antinori è “Facciamo Centro!”, benché datato, sembra attualissimo per la difesa dei valori cui l’Udc crede.

Sì perché c’è la necessità di far nascere un grande partito di centro, perché c’è bisogno, in questo momento, più di ogni altro, di difendere i valori per i quali siamo stati chiamati a fare politica. Mi riferisco alla difesa della famiglia, della difesa della vita, del libero mercato, delle liberalizzazioni, dell’ambiente ecc.
I nostri giovani, i giovani dell’Udc, sono impegnati a ricercare la strada per approdare a candidarsi ad una dirigenza politica adeguata.
I valori sono tutte quelle cose per le quali valga la pena vivere. Oggi, quella voglia di vivere non c’è più e noi abbiamo il compito di riconquistarla.
La difesa della famiglia per l’Udc, è una scelta laica. Non dobbiamo fare le crociate, queste lasciamole fare alla Chiesa. Noi abbiamo il compito di confezionare una legislazione sana, intelligente che vada al di là dei fatti ideologici. Dobbiamo dire ai giovani che sposarsi conviene. Dobbiamo dire a questi ragazzi che vogliono mettere su famiglia che ci sarà uno Stato che gli darà una mano a comprare casa e se avrà bambini, sarà aiutato. Non vogliamo referendum per queste questioni. I referendum si rischiano di perdere così come capitò per il divorzio. Dobbiamo imporre la nostra linea con la forza delle idee, con l’intelligenza di evitare gli ostacoli perché, altrimenti, rischiamo di perdere anche questa battaglia.
Così come non possiamo avallare il principio della libera droga e fare una legge in questo senso perché se lo dice lo Stato, allora vuol dire che si può fare.
Insomma, un grande partito che, sia ben chiaro, non è il ritorno della DC. La DC non può tornare anche se la cultura cattolica è presente e resta nel nostro cuore, nelle nostre anime, nelle nostre aspirazioni.

Come intenderà posizionarsi l’Udc a livello internazionale?

L’internazionale democristiana da una parte e quella socialista dall’altra, sono due culture che possono impedire le guerre perché i valori che rappresentano possono essere il dialogo.
Questo è il cammino della pace. La pace fa parte della politica estera del nostro paese. Noi apparteniamo al partito popolare europeo a quell’Europa che voleva De Gasperi, non a quell’Europa dei grandi sistemi finanziari delle multinazionali che non conosciamo. I poteri forti non sono da combattere, ma da governare, questo è il segreto della politica. Noi non vogliamo combatterli, vogliamo governarli dobbiamo essere consapevoli della forza della rappresentanza popolare.
Il grande progetto europeo è questo. E’ la garanzia di pace della diplomazia preventiva che noi per primi al governo abbiamo attuato azzerando il debito dei paesi terzi. Ma una diplomazia preventiva può attuarla solo chi possiede valori perché quando ha successo, nessuno la conosce, nessuno sa che è esistita. Questa è la forza della politica.
Il nostro Congresso si baserà su queste riflessioni. La nostra politica estera è importante per gli equilibri tra popoli, i rapporti bilaterali sono importanti: la Cina, l’India, il Vietnam. Ma dobbiamo chiederci se fanno veramente gli interessi degli italiani che non possono essere soltanto azioni di mediazione in medio oriente tra palestinesi ed israeliani.
Dobbiamo dimostrare che il nostro paese non è una super potenza perché è seduto alle Nazioni Unite al Consiglio di Sicurezza, ma perché è una super potenza culturale.
La nostra politica estera deve rappresentare anche una occasione di trovare nuove opportunità per le nuove generazioni che guardano ai Balcani, al mediterraneo, non essere il palcoscenico del ministro degli esteri di turno.

E’ possibile che il partito possa migrare, transumare in altri lidi?

Noi vogliamo scrivere l’agenda delle priorità. Sulle riforme, sulla legge elettorale, sul risanamento economico del nostro paese, non ci sono vincoli di maggioranze o vincoli di appartenenza ad una coalizione o ad un’altra. Questo significa essere disponibili per gli interessi generali a discutere con tutti rimanendo esattamente dove ci hanno messo gli elettori.
I nostri avversari politici ed alcuni ex alleati hanno parlato in termini molto pittoreschi di un nostro tentativo di passare di là. Noi non vogliamo passare da nessuna parte, stiamo bene dove siamo con la nostra forza della ragione.
Stiamo dove sono i nostri interessi, i nostri valori da difendere. Le nostre alleanze le faremo con la coscienza e la consapevolezza di essere dalla parte giusta perché, sui valori, non si può aprire un negoziato. Questo non è possibile.
Penso agli amici cattolici che militano nel centrosinistra che hanno preferito il vincolo di coalizione alle loro ragioni che hanno negoziato.
Se questo governo fallisse (per ironia della sorte, oggi, 21 febbraio, il governo è caduto al Senato), dobbiamo essere pronti a proporre la nostra politica da mettere in piedi.
Dal Congresso, verrà fuori un partito la cui politica farà sentire la sua forza propositiva.

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