Intervista al ministro delle infrastrutture on. Antonio di Pietro di Italia dei Valori

Con sentenze penali passate in giudicato non si può accedere in Parlamento, per esempio l’on. Sergio D’Elia?

Noi siamo dell’idea che persone condannate con sentenza passata in giudicato non debbano essere candidate. E’ un messaggio che dobbiamo dare al Paese per la formazione di una classe dirigente migliore. Si rileva che, sia nella composizione del Parlamento passato, sia in questo nuovo, c’è una percentuale importante di deputati che hanno problemi giudiziari. Non è certo un messaggio etico positivo per il Paese e questo a prescindere dal caso D’Elia. Credo che, di sentenze passate in giudicato, ce ne siano una quindicina nel centrosinistra ed una quarantina nel centrodestra. Anche se attualmente in diminuzione, una cinquantina in tutto, è una questione importante. Ciò premesso, il diritto ad essere eletto parlamentare è un risultato a cui porta il voto del cittadino italiano. Diventa, però, meno comprensibile quando, con questa legge elettorale, sono le segreterie dei partiti a scegliere le candidature che crede più opportune. Nel caso dell’on. Sergio D’Elia, ritengo, sia stato un errore, per il centrosinistra, aver avallato una proposta del genere e, pertanto, per quanto riguarda l’Italia dei Valori, per linea di principio, siamo dalla parte delle vittime del reato, non siamo rappresentanti di chi ha ammazzato.

Come la mettiamo con quanti sono inquisiti, invece?

La proposta dell’Italia dei Valori depositata nella scorsa legislatura e ripresentata anche in questa, è composta da un solo articolo di due commi. Il primo prevede che, i condannati con sentenza definitiva, non possono candidarsi, il secondo comma prevede che, i rinviati a giudizio per reati gravi contro la persona e contro il patrimonio dello Stato, non possano assumere incarichi di governo a livello centrale sino alla definizione della sentenza. In questo modo non solo si rispetta il principio di innocenza, ma si rispetta anche un principio di opportunità per cui, quando si è sotto processo per un rinvio a giudizio, è necessario interrompere ogni incarico e solo dopo la definizione della sentenza, riprendere le proprie funzioni.

Quando lei è stato attaccato, si è subito dimesso. Ha dato prova di cosa sia l’etica come la definisce Leoluca Orlando. Nella passata legislatura, invece, non c’è stata nessuna dimissione.

Devo dire che, per me, è stato facile fare quella scelta perché sapevo di essere innocente. Al di là della battuta, occorrono delle norme scritte. E’ questo quello che manca, altrimenti, all’etica, come al cuore, non si comanda. Posso solo dire che il buon esempio, per quanto mi riguarda, io l’ho dato e mi rammarico che altri non si comportino parimenti.

L’IdV a quali patiti si sente più affine?

L’Italia dei Valori è anch’essa uno strumento, un partito che perora la sua politica curando il passaggio dalla coalizione elettorale alla coalizione programmatica, non vi è dubbio. Mi rendo conto della delicatezza della domanda e della risposta. Ci viene un dubbio e cioè che gli attuali schieramenti soffrano troppo le ragioni elettorali. Sono stati assortiti e messi insieme, troppo spesso, dei partiti che hanno un progetto programmatico diverso o quantomeno parzialmente diverso. Allora, adesso che siamo fuori della campagna elettorale, la cosa che possiamo fare, è quella di rapportarci raccordandoci con tutte quelle forze politiche, culturali e sociali che hanno messo insieme una linea programmatica.
Questo non vuol dire abolire il bipolarismo ma significa lavorare oggi per superare e per ridisegnare il sistema delle alleanze di domani affinché nel sistema bipolare, ci siano proposte omogenee sul piano programmatico.

E’ una eresia affermare che la demarcazione della politica ormai non c’è più tra i due poli?

E’ un dato di fatto. Il modello liberal democratico è basato da una parte sulla libera concorrenza, dall’altra sul rispetto di una solidarietà sociale che impone di non abbandonare i soggetti più deboli. E’ un modello che si è affermato nella globalizzazione delle coscienze. In questa ottica, la differenza tra centrosinistra e centrodestra, di fatto, sta andando verso una differenza programmatica abbandonando le differenze ideologiche.

L’unico sistema per governare non è quello di attuare il programma avversario per rendere nulla ogni opposizione?

Si deve fare ciò che i cittadini ritengono giusto e, comunque, ciò che il governo ritiene giusto fare nell’interesse della collettività.
In questa ottica, credo che il ruolo che il centrosinistra abbia dato una grande dimostrazione di coerenza attuando provvedimenti di liberalizzazione del mercato che ridanno competitività, che ridanno spazio alla libera concorrenza. Noi del centrosinistra, abbiamo dimostrato di avviarci al superamento dello sbarramento ideologico.

Da uno a dieci, che posto occupa L’IdV in questo governo?

Onestamente, l’Italia dei valori, in questo momento, è un soggetto politico in fase di valutazione. Noi, oggi, abbiamo vinto perché i cittadini ci hanno dato per una forza in crescita. La fiducia dei cittadini la conquistiamo giorno dopo giorno perché affrontiamo i temi cruciali del paese prescindendo dal colore politico dello schieramento d’appartenenza e stando attenti all’interesse della collettività.

Non è proprio cambiato niente dall’epoca di mani pulite?

Vede, questa è corruzione delle coscienze.
E’ vero, come è vero, che ci sono casi di malcostume, ma è anche vero che si può resistere.

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