Intervista all’on. Teodoro Buontempo

La lingua italiana “lingua ufficiale della Repubblica”. Così la si vuole definire nella Costituzione.
L’on. Teodoro Buontempo (AN) ne spiega le motivazioni.

Onorevole, ma se si vuole sancire nella Costituzione questo principio, significa che corriamo qualche pericolo?

Intanto, si deve rilevare il fatto che se c’è una necessità di mettere nella Costituzione che la lingua ufficiale di questo paese è l’italiano, vuol dire che c’è un problema molto serio. Cioè, la lingua italiana sta perdendo il suo ruolo e la sua funzione nel nostro paese, sta per essere soppiantata da un linguaggio composto da lingue straniere.

Gli italiani nel mondo si lamentano perché all’estero mancano scuole che insegnino ai loro figli la cultura e la lingua italiana.

La cosa incredibile è proprio questa che in tutto il mondo, se si fa una indagine, si scoprirà che c’è una richiesta di italiano straordinaria dalla Cina al Nord Europa.
L’Italia non è attrezzata. La storia dei corsi di italiano tenuti all’estero per il tramite delle ambasciate, dei consolati e degli istituti di cultura, non funzionano.
In un paese come l’Inghilterra per esempio, è assurdo che non esista un liceo italiano come invece esiste in Francia.
Esiste un scuola che si chiama European scool che fa parte della Comunità Europea e che è presente in ogni paese dove ci sono progetti europei creata appositamente per i figli dei dipendenti della Comunità Europea.
Quello sarebbe un buon esempio perché manterrebbe l’identità del proprio paese.
In Spagna si è aperta questa scuola europea, ma manca la sezione italiana perché la costituzione della sezione dipende dal numero degli allievi figli dei dipendenti italiani. Il numero, cioè non è tale da consentirne l’apertura. Io feci una battaglia per farla costituire sostenendo che, se mancavano figli di dipendenti italiani, essi avrebbero potuto iscriversi pagando la retta. E’ assurdo che, per la mancanza di pochissime unità, si rinunci del tutto ad aprire una sezione tanto importante che insegni la lingua.

Possibile che non sia stata colta questa esagerazione per evitare un danno tanto grave?

Guardi, non è solo questione di corsi perché la lingua italiana è anche cultura e, nei paesi dove esistono comunità italiane, questa è una esigenza fortissima. Occorre, però, una diversa impostazione. Lei pensi che uno studente inglese, quando ha studiato tre materie, può iscriversi all’Università. E se ha tutte “A” (eccellenze) in quelle tre materie egli può iscriversi ad Istituti prestigiosi come Cambridge, Oxford oppure la London Scool. Il nostro studente, invece, così come quello della Comunità Europea, che studia dodici materie, non accederà mai a quelle prestigiose università perché in Italia non diamo mai eccellenze che corrispondano al 10.
Pensi che a Londra, per i nostri connazionali, non esiste una scuola italiana eppure esiste una enorme comunità di origine italiana. Mentre nel mondo si sente voglia di italiano, sarà per la nostra storia, per le antichità, per il turismo, noi ignoriamo i nostri concittadini che ne avrebbero diritto e che lo richiedono.

Ma insomma, lei dice che se questa proposta è stata avanzata, significa che c’è un problema. Si spieghi meglio.

In Italia si sta adoperando una vera e propria violenza sulla nostra lingua. Pensiamo all’invasione della lingua inglese ed al suo gergo usato sempre di più nell’italiano. Siamo arrivati al punto che se non ci esprimiamo con anglismi, anche quando potremmo esprimerci tranquillamente con parole italiane, siamo considerati ignoranti ed out.
La proposta di sancire nella Costituzione italiana l’italiano lingua ufficiale del paese, si giustifica anche in considerazione di un altro aspetto, perché nasconderlo: l’idea di regionalizzare l’istruzione.
Questa è una verità, c’è una forte spinta nel paese verso questa tendenza sostenuta anche da proposte di riforma fatte da ambedue gli schieramenti di destra e di sinistra.
Se aggiungiamo alla invasione dell’inglese, anche questa ultima eventualità rappresentata dai dialetti che sono, per carità, una cosa positiva, tra le due spinte rischiamo che l’italiano diventi una lingua arcaica, dei poveretti, in politica, in affari, nella moda, nel cinema.

La lega Nord con l’on. Cota dice: «Inserire l’italiano come lingua ufficiale in Costituzione, non ha senso senza aver fatto prima il federalismo» e l’on. Alessandri ha ricaricato: «Si vuole favorire la lingua araba invece che la nostra per non penalizzare gli immigrati. E’ una vergogna»!

Voglio subito dire che la Lega sbaglia perché valorizza tutto ciò che ha un legame con la terra e madre natura, cultura, storia, tradizione, cucina, dialetto, che sono una ricchezza, per carità, rischiando di alterare quelli che sono i valori nazionali. Un processo di questo tipo sarebbe solo un impoverimento.
Credo che l’uomo delle valli tanto caro alla Lega, se non conosce l’italiano, resta l’uomo delle valli, un uomo finito. Fuori dalla valli è un uomo fuori dal mondo. Allora è bene che egli conservi la propria cultura e la propria identità, gli odori della vaccheria, ma nello stesso tempo, gli si deve far capire che chi fa parte di una nazione, deve saper parlare italiano.

L’on. Franco Russo di Rifondazione comunista ha detto: «Questa ufficialità risponde semplicemente a ciò che molti deputati vogliono, ossia il famoso segnale identificativo».

Da questa parte, la posizione non mi meraviglia. I comunisti seguono una dottrina che nega ogni senso di nazione. Adesso loro fanno i bravi quando vedono il tricolore anche per via delle pregresse polemiche con la Lega, Bertinotti, si reca ai monumenti che rappresentano il sacrificio dei nostri soldati per dovere istituzionale ecc.
Ma essi sono nemici di tutto ciò che possa rappresentare la forza di una nazione perché l’ideologia marxista si basa sulla distruzione delle nazioni e, quindi, il fatto che si voglia rafforzare l’identità, li disturba perché essi ne perseguono la cancellazione.
Non ho mai visto i comunisti fare delle manifestazioni in onore di qualche nostro soldato caduto in qualche parte del mondo in missioni di pace, o per onorare un poliziotto caduto nell’esercizio delle sue funzioni nell’atto di acciuffare qualche criminale. Le loro manifestazioni inneggiano a Lenin, Mao per finire a Castro.
Loro hanno dei riferimenti ideologici, modelli di società e, per realizzarle, hanno bisogno di smantellare ogni identità preesistente.
Crede che un giovane perbene, di sani principi, dove la vergogna, per lui, è ancora un valore, possa mai diventare comunista?
L’ideologia comunista tende proprio ad indebolire i valori nazionali per reclutare più facilmente nuovi adepti. Ormai pensano a legiferare a favore dei delinquenti, sembra non esserci più spazio, nelle loro proposte, per il cittadino comune.
Se si paga le tasse, se non si infrange la legge, allora si viene puniti, se invece qualcuno è un ex detenuto, o un ex tossicodipendente, un ex carcerato, un ex spacciatore allora, con la scusa del reinserimento nella società, si finisce per accordare loro ogni sorta di privilegio.

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