Intervista a Renzo Arbore

Renzo Arbore, innamorato degli italiani all’estero

Maestro la sua esperienza a Rai International. Fu costretto a mollare?

Fui costretto, un po’, a mollare, in quanto ara cambiato il direttore generale. Ma soprattutto, quel direttore generale pensava che io fossi protetto da un politico che era avversario del politico che proteggeva lui. Insomma, credo che, dietro, ci fossero queste cose qua.
Comunque, c’era il fatto che, quel direttore generale, non aveva approfondito il lavoro che stavamo facendo con Roberto Morione che è stato un ottimo direttore di Rai International. Tutti noi abbiamo creduto moltissimo in quella missione. A me ancora è rimasta nel cuore Rai International, la missione e le comunità di italiani sparse per il mondo.
Ne parlo continuamente, ne ho parlato recentemente da Bonolis che mi ha interrogato proprio sulle comunità italiane all’estero. Sono andato a suonare nei posti dove le comunità italiane hanno affollato ed affollano i miei concerti. Sono, grazie a Dio, molto amato da loro.
Personalmente, li stimo, li amo moltissimo perché li ho visti partire, perché sono andato a trovarli. Mi affascina il fatto che noi abbiamo sposato culture diverse, come è successo in Brasile, come è successo in Venezuela, Uruguay, USA, Australia. Sono andato ovunque, sono appena ritornato dal Brasile (per chi legge 14 novembre), si vede dall’abbronzatura?
Ho incontrato persone della comunità di San Paolo. Stiamo organizzando dei concerti quindi tornerò.
Devo dire che per Rai International sono stato un tramite importante soprattutto in certi paesi. Mi piacerebbe che Rai International avesse anche una funzione promozionale per il nostro paese. Promozionale. Cioè non solo consolatoria nei confronti degli italiani nel mondo e degli emigranti, ma che mostrasse una Italia moderna che fosse utile anche agli stranieri. Per esempio, in Brasile, i brasiliani, vedono Rai International perché sono appassionati di calcio, vedono il nostro calcio, sono fanatici. Questo può essere un grimaldello perché in Brasile tutti hanno il satellite. Persino nelle favelas, vedono Rai International. Se vedessero anche le bellezze del nostro paese invece di vedere soltanto cucina e folclore, sarebbe molto positivo, sarebbe auspicabile inserire anche cose serie nei programmi.

Rai International ha molti problemi, le sue trasmissioni sono scadenti, pensi, che anche i notiziari sono registrati per mancanza di personale e di fondi. La finale del campionato del mondo, molti, non l’hanno potuta seguire alla TV.

Io so che ci sono varie difficoltà in alcuni paesi dove qualche volta addirittura il segnale non arriva neanche. Per esempio, in Brasile, per tre giorni, Rai International non si è vista perché il segnale non arrivava. Immagino quelli che volevano informarsi, compreso noi. Però, io adesso, i problemi contingenti, non li conosco. L’ho vista in questa occasione, poi non so.

Che funzioni aveva all’interno di Rai International?

Avevo la funzione di testimonial e di direttore artistico. Avevo inventato la rubrica di opere di melodramma curata da Simona Marchini, la rubrica di cucina fatta dal direttore di un mensile molto, molto importante che si chiama “Tavola” dove avevo lanciato la family kitchen, la cucina in famiglia. Io stesso facevo una rubrica prima della finestra dei goals, non mi ricordo come si chiamava, ma era una rubrica di corrispondenza diretta, una specie di “parla il programmista” nella quale annunciavo i programmi di Rai International e della Rai che si sarebbero visti e commentavo anche le lamentele del pubblico. Facevo da testimonial.
Varie cose abbiamo fatto. Certo, eravamo in salita, stavamo decollando, ma avevamo grandi difficoltà. In alcune aree importanti, come Manahattan non si potevano piazzare i satelliti perché si doveva vedere solo la televisione quinz a Brooklin. Insomma una serie di difficoltà. Non so se sono state superate. Mi dica lei sono state superate?

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