«Se l’UDC resta nella casa delle libertà, io me ne vado»
Lo scenario politico attuale è in via di evoluzione
La camera caritatis nella quale Casini e Follini concordano le loro strategie a tavolino, può essere tranquillamente una saletta di una pizzeria di periferia oppure la cucina di casa di uno dei due.
Sta di fatto che continuare a far credere che essi litighino in continuazione, è ormai una forzatura. Non è giusto, diciamolo, prendersi gioco oltre della intelligenza dei cittadini. Almeno, qualche tempo fa, tra una esternazione dell’uno ed una affermazione dell’altro, trascorreva un po’ di tempo, cioè quello necessario affinché non si deducesse una consecutio premeditata tra l’una e l’altra. Oggi, essi non resistono neanche una settimana, anzi, neppure un giorno. «Se l’UDC resta nella casa delle libertà, io me ne vado» ha sbottato l’on. Follini dopo poco che aveva sentito dalla viva voce dell’on. Casini un outing che poi voleva essere un vero e proprio preludio di un nuovo progetto «non voglio morire berlusconiano».
Sbagliato sottovalutare le strategie politiche dei due ragazzi prodigio della politica italiana. Ancora più offensivo sarebbe eludere queste posizioni che stanno per cambiare il panorama dello scenario politico italiano. Intanto, al Senato, l’on. Follini si è letteralmente affrancato dalla linea della Cdl ed è proprio al Senato che egli dimostrerà che il suo voto vale tanto oro quanto pesa. In ogni caso, si è liberato dal “sequestro” da parte della politica del Cavaliere abbandonando i panni di Harry Potter per vestire quelli di Natascha Kampusch che, oggi, meglio lo rappresentano.
Il senso di questa strategia Casini-Follini, ha permesso di chiudere in un angolo Silvio Berlusconi e, nel contempo, ha permesso all’UDC di non precludersi nessuna decisione futura lasciandosi tutte le porte, aperte. Così facendo, ogni alleanza futura sarà possibile, ogni opportunità potrà essere valutata. Infatti, la posizione dell’ex Presidente delle Camera, è quella di chi ha voluto accollarsi il “carro” di Forza Italia in salita, trascinandolo a spalla, in attesa di cavalcarlo in discesa sfruttandone l’accelerazione di gravità. L’atteggiamento di punta, propositivo, di chi enuncia progetti e lamentele nuove ma molto scomode perché si ribella, invece, è stato dell’ex segretario di partito. Menando can per l’aia, ambedue, nelle loro rispettive posizioni, attendiste dell’uno e di rottura dell’altro, stanno a guardare i profondi cambiamenti delle squadre in campo, da destra a sinistra. ï spezzare questa corda, se le cose restano così come le ha denunciate Follini, per mano di Tabacci avremo quella goccia mancante a che il vaso trabocchi. Tra non molto, sarà facile pensare a nuovi sviluppi che questi ultimi fatti potrebbero elaborare. Stretto ormai all’angolo, a Silvio Berlusconi, non resta che la Lega nord con An che sembra qualcosa tra la carne ed il pesce. Consolidare con la Lega un patto di ferro ormai ridotto quasi alla ruggine per potersi sentire ancora vivo politicamente e resistere all’affronto dell’UDC, è la coperta di Linus del Cavaliare. Certo, l’ex premier avrà pur saputo dare una interpretazione alle esternazioni ultime del Senatùr di abiurare la secessione che pure ha predicato con veemenza addirittura nei panni di ministro. Contento lui, ma avrà di certo subdolato che, non frutto di senilità, ma di progetto politico futuro, fosse intrisa la nuova veste di Umberto Bossi. Egli, come i Capi UDC, si prepara oggi per nuove alleanze future se sarà necessario e, per fare questo, bene ha fatto ad allontanare lo spettro delle secessione indigesta a questa Repubblica. Bossi si è dunque “ripulito”, si sappia che è ridivenuto affidabile e democratico.
Tutto è in via di evoluzione dunque e ciò non fa che stimolare la fantasia degli addetti ai lavori i quali sono autorizzati a provare ad immaginare scenari variegati, a scrivere il futuro. Silvio Berlusconi ha recepito il messaggio dell’UDC e potrebbe rinunciare alla leadership del polo di centrodestra. In questo caso Follini, l’ha detto, non emigrerebbe, Casini sarebbe il capo del polo di centrodestra e tutto resterebbe come prima. Secondo qualcuno, meglio di prima.