Gubbio: un Silvio Berlusconi ripetitivo e senza novità 

Alla Università dei futuri dirigenti e quadri politici, il “Rettore” ha tenuto il suo discorso

Berlusconi sembra sempre più solo

Il signor Cupiello della Camera dei Deputati «Cuncè fa freddo fuori?»: l’on. Gianfranco Fini. Stordito, questa volta dalle lunghe esposizioni al sole d’estate e dalla “curiosa” assenza dal protagonismo, al discorso di Berlusconi tenuto a Gubbio, ha esalato: «Ha colto nel segno, questo è il modo di fare opposizione». Il poche parole, il leader di Alleanza Nazionale ha perorato in pieno il discorso pronunciato dalla sua guida politica on. Silvio Berlusconi. Scontro totale «opposizione inflessibile» su tutto quanto proposto dal governo di Prodi. Dal pulpito di Gubbio, l’on. Berlusconi si è paragonato a Fabio Massimo per giustificare la sua momentanea ma lunga “sparizione” dalla scena dialettica e politica degli ultimi giorni. Ma quando mai Berlusconi ha temporeggiato, quando mai crederemo ad un Fabio Massimo post litteram? Il discorso di Gubbio lo dimostra. Rivela un leader addirittura “incontinente” nella furia oratoria e nell’enfasi dell’accoglienza da parte di una platea che lo adora. Fermo restando che l’opposizione è lecita, necessaria e benedetta nella normale vita democratica di un Paese libero a patto che sia costruttiva, devono, però, porsi dei limiti. Il buon senso, un minimo di credibilità, sono necessari per poter essere presi in considerazione e correggere le distorsioni. Quando certi limiti vengono varcati, d’improvviso, con colpi di testa e di mano, si rischia di ricevere applausi solo davanti alle platee amiche o confondere i fischi per applausi. Lo sconcerto sta soprattutto nell’aver dichiarato il “no” della Cdl alla missione in Libano. Consenso che fu accordato e oggi viene revocato senza motivazioni plausibili. Nulla da dire sulle perplessità e sui dissensi su temi quali il conflitto d’interessi, le nomine Rai, il decreto Bersani, le cooperative rosse, ma votare “no” alla missione in Libano, è veramente un grave quanto ingenuo errore politico. In politica estera, ingenuità di questo tipo, possono risultare devastanti per la credibilità non solo di chi le ha partorite ma per tutta la coalizione che le appoggia e per l’intero Paese. L’on. Fini se ne è uscito con un avallo che non teme alcuna smentita «opposizione inflessibile – ha detto – non pregiudiziale –» ha avuto l’impudenza di sottolineare. Insomma, ignorando la gravità delle posizione sulla politica estera assunta da Berlusconi e, al buio, senza un progetto, Fini la sostiene a spada tratta. Berlusconi mostra segni evidenti di stanchezza neuronica nel recitare sempre lo stesso copione. E’ solo, senza consiglieri validi sui quali fare affidamento. Ha mostrato questi deficit proprio in quella sede, Gubbio la Università per la formazione dei futuri dirigenti e quadri politici, dove egli dovrebbe essere “Rettore”. Occorreva ben altro piglio in sede “accademica”. Comunque, la politica estera intrapresa è troppo importante per il Paese in questo momento. Tarallucci e vino, in questa fase, significherebbero il completo declassamento alla serie “B” europea. Eppure, non mancano posizioni durissime nella Cdl. Basta sentire L’on. Casini che, libero ormai da prostrazioni che avvincono invece l’on. Fini, riesce ad essere libero nel pensiero e nella politica affermando chiaramente «sarebbe gravissimo per l’interesse del Paese. Non ci stiamo» a votare “no” alla missione in Libano. Intanto, la Lega nord prepara la “campagna d’autunno”, per bocca di Bossi si è saputo che «se il governo tocca le pensioni, facciamo la marcia su Roma». Silvio Berlusconi mostra evidenti segni di cedimento compreso la finta raucedine confessata perché tutti lo avevano capito per tempo. Scusa addotta per evitare i confronti dialettici e politici con rappresentanti dell’opposizione. Specialmente con quel Rutelli che, in maniche di camicia sarebbe sembrato suo figlio e tutti sanno quanto il Cavaliere temi soprattutto questo confronto estetico. I dettami della comunicazione cui il leader di F.I. asservisce il suo copione, sono categorici: doppio petto, camicia blu e cravatta a pallini. Ma così facendo mostra anche una carenza di contenuti che non individua e non prospetta alcun cambiamento, nessuna nuova promessa. Paradossalmente, la pedissequa accondiscendenza di Fini, evirata dal nerbo critico necessario, peggiora non solo Allenaza Nazionale, ma sta minando alle fondamenta Forza Italia, su tutti il Cavaliere. Alleanza Nazionale è, per Forza Italia, un cattivo alleato, non offre alcun valore aggiunto, bensì, ne sottrae. Contribuisce, colpevolmente, al formarsi di una opposizione cagionevole e malata. Lo stallo di F.I., per buona parte, è dovuto proprio all’alleato più sostanzioso in termini numerici. Con un Fini politicamente più indipendente, Berlusconi sarebbe costretto a reinventarsi, ad essere “corretto”. Viceversa, senza di Fini ed il suo partito, Berlusconi sarebbe costretto a “costituirsi” nelle mani di qualcun altro o, peggio, finire nell’oblio fagocitato da una presunta area moderata non meglio identificata. Con questo Fini non parte e non arriva. Insomma, sin tanto che il signor Cupiello, all’oscuro di tutto, appoggia il Cavaliere a tutto tondo, nessuna novità importante riporterà la Cdl alla ribalta. Se questi dell’ultima ora sono i tre leaders della Cdl: Berlusconi, Fini, Bossi, sarà difficile riprendere le redini del Paese. Solo se e solo quando il centrosinistra lo consegnerà spontaneamente nelle loro mani per conclamata incapacità a governare.

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