Daniele Capezzone segretario del Partito radicale
Sono convinto che ieri sia stata una figuraccia per tutti sotto gli occhi del Paese
Presidente della X Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo parla di Telecom
Che cosa è veramente successo per quanto riguarda la vicenda Telecom?
Sono successe molte, cose in genere assai negative. E’ accaduto che c’è stato un grave errore politico del governo che avrebbe fatto bene a dire subito le cose come stavano e a venire subito in Parlamento a riferire anziché lasciare che il trascorrere dei giorni peggiorasse la situazione e consentisse, alle forze di opposizione, alla stampa, di montare il caso che però, c’era tutto. Qui c’è poco da lamentarsi. E’ accaduto, su un altro piano che, in dieci anni, il capitalismo italiano ha dato pessima prova di sé, capitalismo senza capitali con qualcuno che ha conquistato il controllo di Telecom soltanto con lo 0,6% di capitale mettendo 600 miliardi rispetto al valore di 100.000 miliardi di vecchie lire. Questo è l’ordine di grandezza, accumulando, poi, un debito spaventoso, realizzando cambi di strategie per 3 volte in 5 anni, quindi c’è anche questo aspetto.
Cosa auspica. La sua posizione
Io vorrei guardare al futuro. Credo che questo sia il compito di chi sta nella maggioranza ma non rinuncia a vedere gli errori dal di fuori della maggioranza e gli errori, è logico, della maggioranza precedente, è chiaro, anche perchè qui chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Credo che si debba guardare avanti e guardare avanti vuol dire guardare al governo inglese, ad un modello in cui c’è una separazione tra le reti che devono essere terze, devono essere imparziali ed i servizi ed i fornitori di servizi. E’ il modello in cui le Autorità hanno un ruolo importante. Ecco io vorrei che si entrasse in un ordine di idee come questo e vorrei che, quel tanto di concorrenza, non è ancora abbastanza ma qualcosa c’è, che abbiamo realizzato sulla telefonia mobile, si realizzasse anche sulla telefonia fissa dove la concorrenza è ancora scarsa o quasi nulla.
Questa è la cosa che importa. Cioè al di là dei giochi di potere evidenti dentro la finanza, dentro la politica, tra finanza e politica, io ho un sola bussola che è la bolletta dei cittadini, la possibilità per questi di avere più possibilità di scelta, migliori servizi a prezzi più bassi. Questo è l’obiettivo cui dobbiamo tendere. Il resto sono risse di potere che lasciano molti caduti sul campo ma che, dal punto di vista dei cittadini, sono soltanto uno spettacolo di sangue che nulla conta rispetto alle bollette.
Prodi sapeva o non sapeva, poteva non sapere?
Non sono Romano Prodi. Certo, è di tutta evidenza, se un fax parte da Palazzo Chigi…
La performance di Prodi alla Camera (28 settembre informativa urgente su Telecom). Il cittadino Capezzone, non il deputato, che impressione ha avuto?
Io sono un cittadino. Un cittadino integrato in questa battaglia l’ho detto e lo ripeto questa è stata la vicenda in cui tanti, tantissimi, quasi tutti, hanno commesso grandi errori. La frittata era fatta ieri prima ancora che Prodi venisse in aula, sarebbe stato necessario venire presto. Detto questo, l’opposizione ha dato ieri un pessimo spettacolo. Sono convinto che ieri sia stata una figuraccia per tutti sotto gli occhi del Paese. L’ho detto ironicamente già durante la sospensione dei lavori a seguito dei tumulti: maxi caciara e maxi figuraccia sotto gli occhi del Paese e lo ripeto, nessuno tranne pochi ed io tra questi, guarda al futuro delle comunicazioni, della libertà di scelta dei cittadini, delle bollette, della concorrenza, della possibilità di scelta.
Anche l’on. Giordano ha mandato una frecciatina al governo che egli stesso sostiene quando ha detto che ancora oggi non si sa quanto Tronchetti abbia pagato Telecom
Il dramma del capitalismo italiano, senza capitali, di situazioni in cui, attraverso un gioco di scatole cinesi, si riesce a conquistare il controllo di un grande soggetto mettendo pochissimo denaro. Telecom valeva 100.000 miliardi di lire, Tronchetti ne acquisì il controllo con soli 600 miliardi. Questo è il punto.