L’intervento composto e qualificato di Franco Narducci alla Camera. Approvati due ordini del giorno riguardanti gli italiani residenti all’estero.
I deputati eletti all’estero, seppur nella indifferenza quasi generale, degli emicicli, sono meritevoli di aver saputo, quasi subito, prendere le misure delle nuove logiche parlamentari.
Da osservatori in transatlantico, che scriviamo di queste cose e di ciascuno di essi, possiamo affermare che hanno in comune buone intenzioni ed indipendenza. Sarà comunque lastricata di difficoltà la strada che dovranno percorrere all’interno dei loro schieramenti per farsi largo ed ottenere il credito necessario dai loro capi gruppo.
Qualcuno di questi neo deputati ha già mostrato il piglio del politico ed una disinvoltura inusitata per una “matricola”: «Vorrei qui richiamare le raccomandazioni espresse dall’OCSE con il rapporto presentato a Parigi lo scorso mese di febbraio, quando invitava l’Italia a puntare con decisione sulle liberalizzazioni dei servizi e dell’energia sulle misure per migliorare il tasso di scolarità, la riduzione delle tassazione sul lavoro e a mettere fine alla stagione delle amnisitie fiscali». Così ha esordito alla Camera il 31 luglio scorso, l’on. Franco Narducci in occasione della Conversione in legge, con modificazioni del DL 4 luglio 2006, n° 223 “Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrata e di contrasto all’evasione fiscale” meglio noto come il Decreto Bersani-Visco”. Un intervento dal quale traspare l’assoluta mancanza di ogni retorica, ma soprattutto si evidenzia la lucidità dell’analisi seppur nella sintesi obbligata di un intervento parlamentare. «Oltre alle liberalizzazioni e agli obiettivi di risanamento della finanza pubblica, il decreto in discussione pone un focus sull’evasione fiscale, che deve essere combattuta con decisione per garantire l’equità che tante categorie di cittadini invocano e che ci dovrebbe allineare con gli altri Paesi dell’Unione Europea. Aumentare il gettito fiscale significa creare le basi per una diversa politica fiscale, che nel medio periodo dovrebbe produrre un alleggerimento del carico tributario per tutti. In tal senso, accanto alle misure di liberalizzazione di cui molto si è parlato in questi giorni, riguardanti le professioni, i farmaci, i taxi, le assicurazioni, le banche, il commercio ed altri aspetti vorrei ricordare le limitazioni introdotte ad alcune fattispecie di stock option, che in questi ultimi anni hanno suscitato uno sdegno giustificato in ampie fasce della popolazione».
Il fulcro dell’intervento, ha messo in rilievo la non facile e decifrabile situazione della economia italiana: «E’ una storia costellata di grandi successi ma che ora soffre l’handicap della dimensione limitata delle nostre aziende» – ha detto. Economia su tre livelli, quindi. Le imprese di portata internazionale e, per questo, abituate alle competizioni acerrime dei mercati ma, nel contempo, in possesso della struttura “ossea” necessaria a parare i colpi della concorrenza e a favorire il rinnovamento. Le imprese che guardano solo ed unicamente al mercato interno che, per loro natura tendono ad evitare la comparazione e la competizione internazionale composto da settori quali l’energia, le banche, le assicurazioni, gli ordini degli avvocati «…omissis…mondo che opera da tempo come noto, da posizioni confortevoli e a redditività elevata. Di fatto, corporativismi vari, protezioni di casta e altri aspetti simili, colpiscono i giovani ed alimentano a dismisura il lavoro precario. In nessun Paese dell’Unione Europea dominano le attività di stage come in Italia, e la fascia di età degli interessati a tali attività comprende oramai largamente gli over 30 anni». Infine, la Pubblica Amministrazione con il suo gigantismo ed il carico di spese, per esempio: «…omissis…in Italia una intimazione di moratoria forzata dura 1.400 giorni lavorativi, ovvero 10 volte più che in Germania».
Franco Narducci ha chiuso con una segnalazione precisa che riguarda il suo mandato di deputato eletto nella ripartizione Europa e che ha contribuito a rendere completo il suo intervento riguardo gli italiani emigrati: «In conclusione, Signor Presidente, vorrei richiamare l’attenzione della Camera sul comma 22, lettera a) e b) dell’articolo 36, riguardante i redditi dei non residenti, che colpisce in modo ingiustificato i cittadini italiani emigrati. In nessun caso tale comma può colpire i diritti dei cittadini italiani emigrati e residenti nei Paesi con cui l’Italia ha sottoscritto accordi riguardanti la doppia imposizione fiscale. Ciò sta a significare che eventuali effetti negativi dovranno essere corretti in sede di Legge finanziaria».
Sin qui, l’intervento dell’on. Narducci. Ma la pausa estiva del Parlamento ha segnato una nota particolarmente positiva per due ordini del giorno accolti con parere favorevole dal Governo.
Con l’approvazione del decreto Bersani-Visco, sono stati accolti, appunto, due ordini del giorno riguardanti gli italiani residenti all’estero proposti da vari deputati eletti all’estero: il primo sull’abolizione della cosiddetta no-tax area: «…omissis…senza la deduzione (no-tax area) volta a rimediare alla elevazione delle aliquote minime, i cittadini italiani residenti all’estero sarebbero discriminati rispetto ai cittadini italiani residenti in Italia e dovrebbero anche pagare imposte più elevate che in passato; che la stragrande maggioranza degli italiani residenti all’estero è interessata a questa modifica onde evitare una tassazione su immobili dal valore anche minimo, sui quali peraltro già paga l’ICI, ed anche ad evitare la tassazione delle pensioni spesso di valore assai modesto…omissis…la Camera ritiene fondamentale ripristinare l’esenzione dall’IRPEF in favore di una quota base di reddito pari alla deduzione precedentemente applicata di 3,000 Euro (no-tax area); impegna il Governo ad effettuare un monitoraggio della disposizione di cui all’art. 36, comma 22 del provvedimento in esame al fine di adottare le opportune iniziative volte a non discriminare i cittadini italiani all’estero per quanto riguarda l’applicazione degli oneri deducibili ai redditi prodotti nel territorio dello Stato»; il secondo per il cambio convenzionale applicato ai cittadini italiani risultanti nei registri anagrafici di Campione d’Italia, di cui circa 1.550 iscritti all’AIRE: «Ritenuto che: è fondata la preoccupazione che messi in difficoltà i lavoratori con fasce di reddito medio basse, soprattutto se rapportate con il locale costo della vita, e le famiglie che hanno contratto mutui per l’acquisto della casa a Campione o (per gli iscritti AIRE) in Svizzera, bene che notoriamente ha in queste realtà costi altissimi; occorre infine tener conto della peculiarità e dell’unicità della collocazione geografica ed economica di tale realtà, considerata ad esempio area doganale di riferimento della Confederazione Elvetica, del disagio determinato dalla caratteristica di enclave rispetto alla fruizione di una serie di servizi, e che pertanto non sono caduti i presupposti che stanno alla base dell’inserimento della norma riguardante il tasso di cambio convenzionale nel TUIR. Tutto ciò premesso impegna il Governo ad adottare, con la necessaria gradualità in occasione della prossima sessione di bilancio e nel quadro delle compatibilità finanziarie le opportune iniziative normative volte a tutelare, ai fini del prelievo fiscale, dalle oscillazioni del cambio il reddito imponibile dei cittadini campionesi, con particolare riguardo alle fasce reddituali medio basse». Ambedue gli ordini del giorno sono stati accolti, quindi, con il parere favorevole del Governo affinché abbiano un seguito nella legge finanziaria 2007. In calce al primo ordine del giorno le firme dei deputati: Narducci, Bafile, Benzoni, Bucchino, Farina); in calce al secondo ordine del giorno le firme dei deputati: Narducci, Benzoni, Toltoti, Codurelli, Rusconi, Farina.