Un operaio al Parlamento: abruzzese, 58 anni, Antonio Razzi è stato eletto deputato nella circoscrizione estero Europa-Svizzera capolista nelle liste di Italia dei Valori di Antonio Di Pietro
Che faceva, onorevole, prima di essere eletto deputato?
Ero impiegato in una ditta di filature industriali, precisamente la Tersuisse i cui proprietari sono i fratelli Ferrari di Reggio Emilia. Io sono felicissimo di essere stato eletto, anche perché, come ho detto al Presidente della Camera Bertinotti in occasione del suo insediamento, mi ha fatto piacere notare questo affetto particolare per gli operai. Questo è stato motivo, per me, di grande sollievo quando gli ho detto che in questo Parlamento, l’unico operaio ero io. Chi me lo avrebbe mai potuto dire che quel ragazzo di 17 anni, partito emigrante da Giuliano Teatino, paesino dell’Abruzzo, un giorno, sarebbe diventato un deputato della Repubblica italiana. E pensare che non parlavo che qualche parola in francese e lo spagnolo imparato da mia moglie spagnola di Leon. E’ una grande soddisfazione. Adesso devo cercare di scrivere un libro autobiografico parlando agli altri operai come me spiegando loro che nella vita, se ci si mette impegno, con l’attaccamento alla propria nazione ed il rispetto per le istituzioni, anche un operaio può arrivare in Parlamento. Ho intenzione di presentare leggi a favore della gente comune. Non bisogna presentare solo leggi a favore dei grandi industriali o dei miliardari. Bisogna votare leggi anche a favore delle piccole e medie imprese e della gente comune.
Per esempio, onorevole, ha già pronta qualche proposta?
Sì. Attualmente, ho un progetto di legge in programma. Riguarda l’usucapione. Succede, infatti, che molti emigranti, stando lontani, molto spesso per oltre venti anni, perdono la proprietà dei loro beni, perché, nel frattempo, questi vengono usucapiti da chi, per tutto quel temo, se ne è appropriato. Ecco, io voglio che l’istituto giuridico della usucapione, non valga per le proprietà degli emigranti. Lo trovo profondamente ingiusto. Dopo il danno anche la beffa. Ultimamente, questa cosa è capitata proprio ad un mio conoscente abruzzese che, tornato in patria dopo tanti anni, ha visto la sua proprietà occupata da estranei che neanche conosceva: «ma come, questa è casa mia, chi ci abita?». Egli ha praticamente perso la proprietà della propria casa. Sono ancora in via di compilazione per l’articolato, ma già posso anticipare che è previsto l’intervento delle autorità comunali, una volta avvisate, di salvaguardare i beni di quanti vanno all’estero per lavorare. Magari lasciando al sindaco anche le chiavi di casa e disporre della casa come meglio crede anche dandola in affitto. Quando l’emigrato torna in patria, una volta pensionato, trova salvaguardato il suo diritto di proprietà dall’attacco dell’usucapione. Un altro progetto è quello di incrementare le autorità consolari sul territorio estero, praticamente in contro tendenza, perché ultimamente, i consolati, si chiudono. Penso ad assunzioni di italiani che vivono in loco perché in questo modo possono offrire un servizio più rispondente alle richieste ed alle esigenze di chi vive una realtà straniera.
Questo operaio che oggi è parlamentare, che impressione ha avuto non appena entrato a Montecitorio?
E’ una cosa indescrivibile. Io ci ero già stato un paio di volte da turista conducendo in visita un gruppo proveniente dalla Svizzera. Adesso, entrandoci, diciamo, da attore, è chiaro che l’emozione non è facilmente descrivibile. Mi si sono rizzati i capelli pensando e guardandomi in torno. Io, operaio, qui dentro a rappresentare più di 100 milioni di italiani, perché, oltre a quelli in Italia, nel mondo ci sono circa 50 milioni di italiani che vivono all’estero. Essere uno dei 630 deputati che rappresenta tutti questi italiani, ex operaio, è una cosa, credo, che non sia mai successa. E’ successa a me.
Sia sincero, lei che viene dalla vita “reale”, la vita di tutti quanti noi, quella di ogni giorno, dei problemi, dei bilanci familiari, venuto qua dentro, il palazzo del potere, dei privilegi, perché qui un caffè costa meno che in ogni parte d’Italia, lei come ha deciso di proporsi rispetto al palazzo?
Guardi, io ho visto in aula, sia da parte del centrodestra che da parte del centrosinistra, comportamenti incomprensibili. Quando l’uno propone una cosa giusta, anche se palesemente giusta, l’altro si oppone e dice no. Ma io dico, santo Iddio, ma se una proposta è degna e vale per tutti questi milioni di italiani dalla a alla z, credo si debba perorare insieme, maggioranza ed opposizione. Sono presidente degli abruzzesi in Svizzera che sono circa 27.000, io dico sempre, quando si fa una proposta, di riflettere, di non precipitarsi a rispondere magari opponendosi anche contro i propri interessi solo perché si è avversari politici oppure perché poco prima si era litigato. Dico sempre che bisogna decidere in tutta serenità senza lasciarsi condizionare dall’alterco del momento. Decidere ed aspettare un momento più favorevole per esprimersi, magari 24 o 48 ore dopo. Anche alle Camere, dovrebbe essere applicato questo principio, decidere con calma ed obiettività se una proposta vale oppure no. Perché non riconoscere: «porca vacca, ciò che hanno proposto gli avversari è giusto». Credo che non bisogna guardare al colore politico per la bontà di una proposta, perché se guardiamo al colore politico non faremo mai niente.
On. Purtroppo, ciò in Parlamento non succede.
A volte avviene nelle famiglie quando c’è un alterco tra marito e moglie. Forse in Parlamento, un tale comportamento non è stato mai posto in essere.
Sarebbe, però, auspicabile realizzarlo. Lei prima parlava di potere, ebbene, se questo potere una volta tanto potesse essere più, diciamo così, più familiare, più vicino alla gente comune, perché noi, alla fine, siamo stati eletti dal popolo e noi abbiamo il dovere di fare del bene al popolo. Se facciamo del bene solo alle nostre tasche, questo non va bene. Io credo che un giorno o l’altro il popolo potrebbe stufarsi perché si sentirà fregato sia a destra che a sinistra.
C’è qualcuno dei deputati che la guarda dall’alto in basso? Qui, a Montecitorio, ci sono molti professori universitari, dirigenti, intellettuali, baroni, politici di lungo corso.
Sì, ci stanno pure quelli. Però, devo dire, che molti mi sono vicini. Anche ultimamente, alla festa che ho tenuto in Svizzera, ho avuto l’onore della partecipazione di quattro parlamentari: Leoluca Orlando, Carlo Costantini, Giuseppe Astore e Salvo Raiti. Eravamo un abruzzese, un molisano e due siciliani. Sono stati felicissimi di partecipare, hanno potuto constatare personalmente che in Svizzera sono molto ben voluto. Come vede, anche in Parlamento sembra che sia ben voluto.
Poi, ci sono quelli che mi guardano come per dire: «ma questo operaio che cavolo vuole?». Ma, alla fine, se c’è da avvitare una vite, io so come si fa, questi qua, invece, non sanno come mettere un chiodo al muro. Perlomeno io so come si vive, molti qui dentro, sanno vivere solo bene e infischiarsene del prossimo, io invece, non so infischiarmene del prossimo. Sono uno pane al pane e vino al vino. Quello che sento lo dico con il cuore.
Lei sta con l’Italia dei Valori, è stato avvicinato, magari da partiti più grossi che tendono a fagocitare ed annettersi deputati, insomma, qualcuno ha tentato di portarla dall’altra parte?
Come no, come no. Ci sono. L’ho riferito anche al mio capo Antonio Di Pietro che alcuni partiti mi avevano offerto soldi, per me molti soldi, 200.000€ se passavo con loro. Nella mia vita, io non ho mai visto una cifra del genere, mia moglie, scherzando, mi diceva di accettarli. No, mi dispiace, io sono incorruttibile. Fino a quando il mio Presidente vorrà io sarò con lui. Così gli dissi ad Antonio Di Pietro mentre ci recavamo in macchina insieme a Stoccarda: «Antò, quando tu mi prenderai a zampate nel c…facendomi capire chiaramente che devo andarmene, io piglio e me ne vado, allora sarò io a scegliere con chi, ma sino a quel momento, se mi sono messo in politica con te è perché voglio restare con te finché tu lo vorrai. Anche se mi danno un milione di euro io non mi sposto».
Secondo lei, il centrosinistra, con l’attuale maggioranza, ce la farà a resistere?
Se ci sarà qualche problema, sarà a causa della seconda finanziaria. Sulla prima finanziaria penso che non ci sarà poi tanto da stravolgersi. La gestione del centrodestra, si sa, lo sanno tutti, tutta l’Europa lo sa, è disastrosa. Prodi ha messo su una bella squadra compreso la scelta dei due Presidenti di Camera e Senato. Sarebbe da incoscienti se qualcuno facesse saltare questa bella squadra. E’ perfetta perché fatta di gente competente. Solo qualche idiota, per sete di potere personale, potrebbe commettere una tale sciocchezza.
Gli altri operai come lei, colleghi di una volta, come se la passano in Svizzera? Come sono visti gli italiani in Svizzera?
In Svizzera, adesso, la situazione è cambiata dalla notte al giorno. E’ cambiata a partire dagli anni ’90, dall’epoca cioè di mani pulite. Prima di allora gli italiani in Svizzera erano denominati “mafia e spaghetti”, perché gli italiani si vendevano per un niente, perché l’Italia era il Paese dei corrotti. Ma grazie al coraggio di Di Pietro che ha fatto saltare tutto un sistema, un «magna magna», gli italiani sono stati rivalutati. Io dico sempre che il risultato tra centrosinistra e centrodestra è di 2 a 1. Due perché con la vittoria ai mondiali del 1982 della nazionale italiana di calcio, l’orgoglio italico riscosse più rispetto e dignità. Poi, quando l’entusiasmo di quella vittoria stava per esaurirsi, ecco “mani pulite” e rinfrescare e rinverdire la nomea positiva degli italiani. Il punto contrario lo dobbiamo solo ed unicamente al centrodestra ed in particolare all’ex Presidente Berlusconi che ci ha fatto sempre fare brutta figura agli occhi di tutto il mondo. Gli italiani all’estero sono stati spesso presi in giro proprio dai comportamenti poco seri in circostanze ufficiali da parte di Berlusconi. Gesti di corna in foto ufficiali, barzellette, gaffes ecc. La stampa tedesca è stata inflessibile sul Presidente del Consiglio Berlusconi molti in Svizzera mi dicevano: «Ma come è possibile che in Italia avete un Presidente del Consiglio così poco credibile che fa di frequente queste stupidaggini in pubblico ed in occasioni ufficiali? Uno che si mette a fare tutte quelle cavolate?». Ci ha fatto fare proprio un brutta figura.
L’immagine degli italiani in Svizzera è, comunque, molto migliorata. Oggi, la cattiva nomea ce l’hanno gli immigrati della ex Jugoslavia. Di loro si dice che sono ladri, assassini e delinquenti. Ciò che qualche decennio addietro si diceva degli italiani, oggi si dice per loro.
Il fatto di essere stato eletto deputato, a lei personalmente, da la possibilità di togliersi qualche soddisfazione, qualche sassolino dalle scarpe?
Ripeto, vorrei lasciare il ricordo di un operaio che ha portato anche serietà in Parlamento, idee buone e buoni propositi. Spero di riuscirci. In mente ho soprattutto un sistema che garantisca il rispetto delle regole basilari del vivere democratico. Rispetto ed educazione anche in Parlamento. Cosa che non ho visto affatto, per esempio, in occasione delle votazioni del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Urla e turpiloqui soprattutto da parte di Alleanza Nazionale. Da allora, mi sono ricreduto, per esempio, sul conto di Fini e di La Russa di cui avevo una immagine completamente diversa per averli visti in televisione. Occorre serietà, serietà che viene del tutto a mancare come in questa occasione abbandonandosi ad atteggiamenti inqualificabili. Lì, veramente mi sono vergognato di essere italiano. Che cavolo, il mondo ci stava a guardare e questi qua ad inveire. Questo non lo accetto, indipendentemente dal colore politico che non c’entra niente.
Non sarebbe bello una legge che obbligasse ad attingere una percentuale di deputati dai ceti medio-bassi, per esempio, tra gli operai?
Sarei assolutamente favorevole. A Francavilla a Mare dove c’è stata una gara di politici ai fornelli, io ho vinto il primo premio. Ho cucinato spaghetti alle vongole veraci perché io, a Lucerna, ho cucinato anche per 10.000 persone le penne all’arrabbiata e spaghetti alla puttanesca che, oggi, sembra si chiamino, “alla bella donna”. So fare un po’ di tutto, gente come me sa fare un po’ di tutto, in Parlamento non sarebbe che utile. Non ho studiato perché non c’erano i soldi. Ero bravo in matematica, ma dovevo recarmi a Chieti per studiare. Allora sono emigrato però, piano piano ho preso il diploma di ragioniere, da operaio mi sono diplomato, era una cosa cui tenevo particolarmente. Adesso, un’altra cosa a cui tengo è scrivere la mia biografia. La storia di questo ragazzo povero emigrante che raggiunge Montecitorio ed entra dalla porta principale perché così hanno deciso gli elettori. Sono assolutamente d’accordo che in Parlamento non siedano solo intellettuali ma anche il contadino perché solo da lui possiamo sapere, per esempio, com’è l’agricoltura, solo da lui possiamo capire come deve essere l’ambiente e quali prodotto usare oppure bandire. Sarei felicissimo, così avrei colleghi per farmi compagnia, non sarei l’unico operaio.
On. Quanto ha speso in campagna elettorale?
2750 franchi svizzeri, pari a 1600€ più 300 lettere ai soci delle comunità abruzzese.
Così poco?
Parola d’onore. Solo 2750 franchi svizzeri e basta ma sono bastati a farmi ottenere 1865 preferenze ecco perché sono qua. Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno votato e che hanno avuto fiducia in me. Spero di non deluderli e di fare le cose come le ho sempre fatte, con onestà perché io non ho niente da nascondere. Sono sempre a disposizione del mio elettorato che può raggiungermi quando vuole sul mio numero di telefonia mobile, sempre pronto a dare ogni spiegazione richiesta. Cercherò sempre di aiutare l’emigrante, perché l’emigrante si trova in difficoltà in una serie innumerevoli di problemi, a partire dalla lingua agli usi ed alle consuetudini locali.
Al referendum in Italia il NO ha vinto con il 61%, all’estero invece ha vinto il SI. Come se lo spiega?
Il motivo è che non hanno capito, non sapevano come votare e questo per colpa della Rai. Prendiamo le politiche, per esempio, lei sa quanti voti sono andati persi allora perché la gente non ha saputo votare? In Italia la televisione raccomandava di non mettere preferenze, di non scrivere alcun nome perché bastava sbarrare il simbolo. Ebbene, per gli elettori all’estero valeva esattamente il contrario. All’estero era necessario aggiungere la preferenza accanto al simbolo. Ora, questi spot venivano trasmessi in Svizzera all’una e mezza della notte quando un operaio ha già dormito metà delle ore di sonno destinate al riposo. Cosa pensavano che dovevamo restare svegli fino a notte fonda quando la gente si alza alle cinque per andare a lavorare? La Rai ha sbagliato a dare l’informazione giusta e non ha fatto capire che il sistema di voto era completamente diverso da quello in uso in Italia. Con questo fraintendimento, sono andati persi centinaia e centinaia di voti, personalmente avrò perso 2 o 3 mila voti. La gente pensava che, essendo io capolista, bastava votare il simbolo del partito ed i voti sarebbero venuti a me, mentre era necessario scandire la preferenza. Anche il vice ministro Danieli si è lamentato con Rai International di questa disfunzione. Per il referendum è successa una cosa analoga. Non è da escludere che, per la mancata informazione, la gente abbia votato SI per dire NO e viceversa. Noi parlamentari, non possiamo neanche permetterci di fare informazione viaggiando in tutta Europa. Lo sa che ci vengono rimborsati solo i viaggi con Roma dalla città estera di residenza? E’ una parola. Lo stipendio di Parlamentare non basterebbe per tutti questi viaggi.
Auguri tanti onorevole. Buon lavoro.