Sembra proprio che sia troppo tardi
E’ il tempo della resa dei conti, delle accuse e l’atmosfera che si respira non è affatto salubre per nessuno
Troppo tardive le considerazioni dei leaders della Cdl Casini e Fini. Troppo tardi ma non avrebbero potuto aspettare oltre. Bacchettano il Presidente del consiglio perché non riesce ad essere umile neanche di fronte alla realtà. Essi dicono che i cittadini rischiano di non capire, continuare ad affermare che tutto va bene, non ripagherebbe.
Ma sarebbe bene che essi facessero il mea culpa. Cosa hanno fatto, quando nell’agosto del 2004, l’on. Follini, all’epoca, segretario dell’Udc, pose un serio problema alla coalizione di governo evidenziando dove e perché si stesse sbagliando a perseguire una linea sclerotica ed ingessata dai dictat della Lega nord?
Certo, si era abbastanza lontani dall’appuntamento elettorale e a nessuno conveniva essere lungimirante tanto da porre, in tempo, qualche correzione ai programmi, né dispiacere il premier muovendogli dei rimprovero: «Il premier non ti permette di disturbare la sua visione della realtà: guai a pensare più in alto di un metro e settantuno…» parola del sondaggista Luigi Crespi inventore del famoso “contratto con gli italiani”. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Spazzato via Follini che diceva allora ciò che Casini e Fini dicono adesso, la china si è fatta sempre più ripida e la corsa in “folle” senza freni, porterà a schiantarsi. L’atteggiamento di forte ed irresponsabile rigidità dell’Udc e di An non ha fatto altro che portare a riforme controproducenti se non addirittura dannose. La legge elettorale proporzionale, un esempio su tutti, per bocca del suo stesso relatore Calderoli, è stata definita schifosa e bisognosa di correzioni sostanziali.
Se alle critiche degli alleati, si aggiunge l’autorevole quanto solenne dichiarazione di Bankitalia sullo stato dell’economia, allora si fa chiaro il quadro di crisi e difficoltà del governo della Cdl.
Il debito aumenta e, nel frattempo, diminuisce l’occupazione. Questo Paese, dice Bankitalia, non cresce ed è minato per il 50% dal lavoro precario. Il 49,8% dei giovani in una fascia d’età compresa tra i 15 ed i 29 anni ha sottoscritto contratti a termine senza avere alcuna certezza del domani.
Al punto in cui sono le cose, la posizione del presidente Casini e del ministro Fini, non serve a nessuno: né alla Cdl, né al Paese. E’ il pianto del coccodrillo.
Siamo in una fase in cui, il peggio della politica e dei suoi meccanismi perversi, che nulla hanno a che fare con le esigenze del Paese, vengono a galla. E’ il tempo della resa dei conti, delle accuse e l’atmosfera che si respira non è affatto salubre per nessuno. Soprattutto per il Cavaliare Berlusconi.