A Bruxelles si sta preparando una direttiva che prevede la conservazione di tutti i dati telematici, sia telefonate sia e-mail personali
Il rischio è quello di cadere in un errore di fondo: la conservazione dei dati telematici non deve restringere il diritto di ciascun cittadini e vedere di fatto comprimersi la propria libertà
Stefano Rodotà è uno dei maggiori esperti al mondo di privacy. Insegna diritto civile all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, ha istituito la figura del Garante della privacy per la protezione dei dati personali. Si occupa, dopo l’irruzione del potere della tecnologia e di internet, di bioetica, accesso all’informazione, alla formazione del consenso e responsabilità della scienza. A Tunisi, in novembre, si proverà a redigere la “Carta dei diritti per la rete,conclamando la libertà di accesso ad Internet, libertà di utilizzazione, diritto alla conoscenza, rispetto della privacy, riconoscimento di nuovi beni comuni.
A proposito, in Germania esiste un antivirus ideato dalla GData, Internet Security 2005 in grado di proteggere i computer da attacchi di virus, macro, trojan, dialer, worm o backdoor. Il kit è completo di firewall che protegge da hacker, spam e phishing più un filtro per il web che permette di navigare e di cancellare le tracce come i cookies ricevuti, il file cache, la cronologia e le varie url di siti visitati. L’antispam, in particolare, supporta qualsiasi client di posta elettronica ed utilizza molteplici parametri per individuarlo e bloccarlo.
Il prof. Rodotà, dicevamo, è primo firmatario di un appello al quale hanno aderito intellettuali e politici (Cortina, Gil, Veltroni, Lessig, Stallman, Auffray, Gramaglia, Pistoletto, Piovani, Berardi, Pugliesi, Ferraro, Meo, Maffulli, Formenti, Moratti, De Petra, Calvo, Marandola, Di Corinto, Cottica, Loriga, Tupone, PFM, De Lisi, Chiesa, S: Guzzanti, Monti, Nicolosi, Masera) per promuovere un Carta dei diritti della rete e codificare, quindi, un sistema che garantisca equilibrio democratico, sicurezza ed esigenze di mercato.
Il rischio è che, a vantaggio della sicurezza, si riducano le libertà consentite nella rete: «Le minacce della democrazia sono sempre lì, bisogna continuamente guardarsi dagli agguati» – ha detto Rodotà.
A Bruxelles si sta preparando una direttiva che prevede la conservazione di tutti i dati telematici, sia telefonate sia e-mail personali. L’auspicio è che la legge sia meno restrittiva di quella già in vigore in Italia che fissa in 4 anni il tempo di conservazione di questi dati, in Irlanda di 3, Spagna e Francia 1, Olanda 3 mesi, Germania 0. Non è ammissibile, secondo il Garante, che, per tutelare giustamente la privacy, si corra il pericolo di adottare provvedimenti restrittivi della democrazia. La Convenzione europea sui diritti dell’uomo del ’50 e l’art. 15 della Costituzione italiana, già hanno sancito, in epoche non sospette, “la difesa della privacy con qualsiasi mezzo”. Potrebbe essere sufficiente, secondo Rodotà, che la conservazione delle e-mail durasse un anno e solo per favorire le inchieste giudiziarie senza cadere negli eccessi nei quali sono caduti gli americani che chiedevano addirittura 70 anni.
Si rischia, continua Rodotà, che l’eccessivo accanimento alla conservazione di questa enorme mole di dati per così tanto tempo, finisca col creare ulteriori problemi per esempio sulla loro gestione. Il fatto è che le indagini della nostra magistratura sono lunghe, si protraggono negli anni, ecco perché se ne chiede la conservazione ma: «Non è assolutamente giusto che tutti i cittadini, per colpa di queste lentezze, debbano pagare un prezzo così alto in termini di tutela della privacy» ha dichiarato il Garante.
I provvedimenti da adottare con la Carta costituzionale europea riguardano la “vulnerabilità” dei dati e della riservatezza che consenta di essere sicuri e non rinunciare, per esempio, alla carta di credito, al telefonino, al telepass. Questa volta non solo ed unicamente con provvedimenti teorici ma con determinazioni fattuali e concrete prese nel corso degli anni. Non tutti sanno che: «pochi cittadini conoscono il diritto di andare dalla Magistratura per sapere se c’è un dossier contro di me. Perfino servizi segreti ci si può rivolgere, solo che in questo caso, bisogna passare per gli uffici del Garante» sottolinea Rodotà.